Il centro storico di Vietri si estende su una collina a ridosso della costa, ed alle pendici di esso si estende la zona Marina, frazione che affaccia direttamente sul mare. Storicamente è identificata con l'antica Marcina, insediamento costiero prima etrusco-sannita, poi porto romano. La sua storia fino al 1806 è stata associata a quella di Cava de' Tirreni di cui era frazione. Marina di Vietri, infatti, era usata dai monaci della Badia come porto commerciale per gli scambi soprattutto con le zone a Sud di Salerno, quelle della Piana del Sele. Nel 1944, quando Salerno fu capitale d'Italia per alcuni mesi, il Re Vittorio Emanuele III alloggiò nella vicina Villa Guariglia, sita in frazione Raito.
Meritano sicuramente una visita la frazione di Albori, uno dei borghi più belli d'Italia, il Museo della Ceramica sito in località Raito e la Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, patrono del borgo.
A Marina di Vietri esistevano i mastri d'ascia, artigiani capaci di tagliare e sagomare il legno occorrente per realizzare le ordinate, ovvero le ossature delle cianciole, imbarcazioni usate per la pesca. Altro tipo di imbarcazione era il gozzo. Gli artigiani sagomavano le prue e dosavano la lunghezza in base alla distanza media tra le creste delle onde e al tipo di mare. Il gozzo usato a Vietri era diverso da quello ligure.
Altra forte influenza è stata quelle dei Toscani di cui ci fu una forte migrazione verso Vietri quando fu installata la Vetreria Ricciardi, poi Saint Gobain, oggi dismessa. E altra influenza ancora fu data dai Tedeschi che, dopo lo sbarco degli alleati, decisero di rimanere a Vietri che piaceva molto per il clima mite. Essi erano molto bravi nella chimica e, come tali, inventarono dei colori per le ceramiche vietresi che sono classificati come irripetibili, quali il giallo di Vietri. Tuttora vivono a Vietri figli, o discendenti, di queste persone. E, ancora, sono da considerare l'influenza sulla società dell'arte della ceramica e dei trasporti con i carretti. I ceramisti bravi erano quelli che lavoravano con le ceramiche di Solimene e di Pinto. Ora sono pochi quelli che sanno fare il ciucciariello di Vietri. Il ciucciariello, l'asinello, era usato come mezzo di trasporto delle persone e delle cose tra Vietri e le frazioni alte.
Poco oltre la frazione di Molina, sulla strada per Cava de' Tirreni, c'era un'officina dove si facevano le ruote dei carretti, si forgiava il ferro per ricoprire le ruote, si facevano i freni, detti "pezzotti di martellina". La bravura nel lavorare il ferro si manifestò, anche se in maniera meno evidente rispetto all'agro Nocerino-Sarnese, quando i Belgi organizzarono i primi trasporti su rotaie (i tram che collegavano Salerno con Vietri) e poi con le filovie.
L'industria della ceramica fu iniziata nel tardo Rinascimento, grazie ai Principi Sanseverino e da allora è sempre stata un simbolo di Vietri sul Mare.