Vietri sul Mare, situato nella sorprendente Costiera Amalfitana, è famoso per la sua radicata tradizione ceramica, le acque incontaminate e una particolare coppia di scogli, noti come “I Due Fratelli”. Sfiorando la superficie del loro alone mitico, vi guideremo alla scoperta di due leggende intriganti che avvolgono questi scogli, risvegliando la vivacità di un passato remoto con la forza evocativa della narrazione. Dalla romantica leggenda dei pastori fratelli e la ninfa delle acque, Roda, alla drammatica storia di lotta e scoperta tra il Conte Umfredo dei Landolfi e il Principe Rajan, esploreremo come queste storie hanno plasmato il volto di queste iconiche pietre e il cuore della comunità che le guarda da secoli.
La Leggenda dei Pastori e la Ninfa Roda: una Storia di Coraggio e Trasformazione
La prima leggenda racconta l’epopea di due pastori, i quali un giorno spingendosi con il loro gregge fino alla spiaggia di Vietri, incapparono in una meravigliosa e misteriosa fanciulla addormentata in mezzo al mare. La sua bellezza era ineguagliabile, tale da lasciare i nostri pastori senza fiato e con gli occhi letteralmente incantati.
Tuttavia, inspiegabilmente, il clima placido mutò in fretta, e una tempesta feroce cominciò a infuriare. Preoccupati per la vita della fanciulla in mezzo al mare, i due giovani, mossi da un senso di coraggio e protezione, si gettarono in acqua cercando di salvarla. Nonostante i loro nobili tentativi, le onde furiose furono troppo per loro e, inevitabilmente, annegarono nelle acque tumultuose.
Il loro fedele gregge, in seguito alla tragica scomparsa dei due giovani, decise di seguire il destino dei propri pastori e anch’esso si gettò in mare, conoscendo la stessa tragica fine.
La misteriosa fanciulla, che risultò essere la ninfa marina Roda, figlia del signore del mare, Poseidone, si risvegliò sana e salva. Il dio del mare, commosso dal coraggio e l’abnegazione dei due giovani pastori, decise di trasformarne i resti nei due famosi scogli oggi conosciuti come i “Due Fratelli”. Analogamente, il gregge di pecore venne trasformato in una serie di scogli minori che circondano e onorano la memoria dei loro pastori nel mare di Vietri.
Il Duello Fatale: Il Conte Umfredo dei Landolfi e il Principe Rajan
La seconda leggenda trova le sue origini nell’anno 871-872 d.C., durante la terribile guerra tra i Salernitani, guidati dal Principe Guaiferio di Salerno, e i feroci pirati Saraceni. Secondo lo storico racconto, una grande flotta di navi saracene apparve nel mare di Salerno, mettendo sotto assedio la città.
Con la lotta che durava da oltre un anno, Salerno era sull’orlo della fame. La gente pativa privazioni e fame, il che portò il Principe Guaiferio ad una decisione drastica. Riunì il Gran Consiglio e propose di mettere fine alla lunga e atroce guerra tramite un duello tra i più forti guerrieri di entrambe le parti: il Conte Umfredo dei Landolfi da parte dei Salernitani e il Principe Rajan da parte degli invasori Saraceni.
La sfida venne annunciata per le strade di Salerno e fu accolta con trepidazione dai suoi abitanti, che vedevano nel duello la risposta definitiva al destino della loro martoriata città.
Venuto il giorno stabilito, i due campioni si incontrarono, lancia contro lancia. Il loro scontro si estese fino a Vietri, con la popolazione di Salerno a guardare da dietro le mura della città, ritrovandosi affascinata e spaventata allo stesso tempo.
Come il sole calava, i due campioni erano ormai esausti e gravemente feriti. Tra le vesti strappate, lo stesso stemma della famiglia venne rivelato su entrambi i petti. Rajan, debilitato e sanguinante, riconobbe lo stemma e disse ad Umfredo che erano fratelli separati dalla crudele ironia del destino.
Conscio del grave errore commesso, Rajan confessò a Umfredo che era il figlio perduto tanto cercato da suo padre per tutta la vita dopo essere stato rapito dai pirati. Incapaci di credere all’orrore della situazione, entrambi morirono con il desiderio di abbracciarsi almeno una volta, un desiderio non realizzato.
Secondo la leggenda, i due corpi caddero in mare e si trasformarono nei due scogli ora noti come “i Due Fratelli”, simboli permanenti di un destino crudele e ineluttabile.
Ph. Matteo Zanini
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