Alberobello, noto per le sue caratteristiche abitazioni chiamate Trulli, fa parte della Valle d'Itria e della Murgia dei Trulli. Al confine con Locorotondo, Martina Franca, Putignano, Noci e Castellana Grotte, Alberobello sorge su una collina di circa 420 metri sul livello del mare. Il terreno è prevalentemente carsico e si mescola con terriccio/argilla rosso, che ben si adatta alla coltivazione di ulivi, mandorli, ciliegi e viti.
Riconosciuto Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall'UNESCO nel 1996 e premiato con la Bandiera Arancione dal Touring Club Italiano, è un groviglio di vicoli tortuosi, con più di 1000 trulli.
Cos’è un trullo?
I trulli sono piccole case in pietra senza finestre, o con una finestrella piccola e semplice a forma quadrata o rettangolare, di colore bianco con il tetto a cono grigio.
Rione Monti, Patrimonio UNESCO posto a sud del paese, è il quartiere più antico della città, insieme a Rione Aia Piccola, con oltre mille trulli e quindici vie intersecate tra loro.
Rione Aia Piccola, è anch'esso Patrimonio UNESCO, il cui nome richiama un ampio spiazzo che nei tempi addietro era utilizzato per la battitura del grano. Attualmente questa è l’unica zona in cui non sono presenti attività commerciali, il che la rende molto suggestiva.
Meritano assolutamente una visita Casa Pezzolla, un complesso di 15 trulli comunicanti posti sul lato orientale della storica piazza XXVII Maggio, oggi adibito a Museo del Territorio, e il Trullo Sovrano, l'unico trullo a due piani, che ospita spettacoli e concerti.
Secondo alcuni studi, i trulli di Alberobello risalirebbero alla metà del XIV secolo; all'epoca era comune abbattere e ricostruire gli edifici dissestati, piuttosto che ripararli. La costruzione a secco, senza malta, sembra sia stata imposta ai contadini nel XV secolo dai Conti di Conversano, per sfuggire a un’ordinanza del Regno di Napoli che imponeva tributi a ogni nuovo insediamento urbano. Tali edifici risultavano perciò costruzioni precarie, di facile demolizione e non tassabili.
In verità i trulli sono tutt’altro che precari, poiché la loro struttura interna, seppur priva di elementi di sostegno e collegamento, possiede infatti una straordinaria capacità statica.
La cucina di Alberobello è genuina ed è semplice sia nella preparazione che nei suoi ingredienti.
I piatti preparati sono l’espressione della tradizione culinaria dei contadini medioevali: breve cottura, utilizzo di ortaggi freschi, olio, verdura spontanea e legumi. Una cucina che si potrebbe definire “solare”, in cui l’elemento dominante è il pomodoro, fresco o “appeso”, ovvero raccolto in estate e tenuto al fresco per l’inverno.
Anche le polpette tradizionali alberobellesi non sono mai a base di carne bensì a base di uova, pane e formaggio. Vengono gustate fritte o con sugo di pomodoro fresco e basilico.
La pasta è uno degli elementi chiave, semplice sia nella forma che nella realizzazione, e ogni tipo ha il suo condimento. I sughi col pomodoro fresco e il basilico hanno la cottura molto breve, così come tutte le preparazioni che richiedono il sapore immediato sulla pasta. Per i ragù si preferisce l'utilizzo di carni bianche e cavallino e con quest'ultima si preparano le "brasciole": fette avvolte e farcite con pecorino, aglio o cipolla e prezzemolo. Per questi sughi più impegnativi viene usata la salsa fatta in casa – come da tradizione - durante l'estate.
Piatto povero ma nutriente della cucina alberobellese, è il purè di "fave bianche", preparato in una capiente coppa di creta con un cucchiaio di legno adatto, accompagnato da cicorielle selvatiche bollite, da "orobanca" o da "cime di viti" in insalata. La cucina alberobellese, considerata la sua vicinanza al mare, si caratterizza anche per le ricette a base di pesce, crostacei e mitili.