Bellissimo borghetto medievale nei pressi di Ancona, Corinaldo vanta una fama decisamente originale. Il paesino marchigiano, infatti, è conosciuto come il borgo dei folli. Tuttavia, dietro all’appellativo si celano miti e leggende che si intrecciano con realtà decisamente più prosaiche, che negli anni sono state ingigantite e hanno contribuito ad aumentare il fascino di questo luogo incastonato tra i torrenti Misa e Cesano. All’interno di questo approfondimento vediamo quali sono le storie più bizzarre che hanno fatto di Corinaldo il paese dei matti.
Corinaldo, una località di spirito
L’appellativo di paese dei matti è stato dato a Corinaldo dalle cittadine vicine e, al contrario di quanto potrebbe far pensare il termine, gli abitanti del borgo non sono noti solo per una certa instabilità mentale, quanto piuttosto per la predilezione per il gioco e per i tanti scherzi, che nella località marchigiana sono parte della tradizione e delle rievocazioni storiche. Il borgo, edificato nei pressi dell’antica città romana Suasa Senonum, vanta una storia millenaria la cui originalità si ritrova già nel nome stesso, che sembrava derivare dalla frase “curre in altum”m pronunciata sovente dalle persone sopravvissute alle aggressioni barbariche, anche se negli anni recenti pare più accreditata la versione secondo la quale il termine dovrebbe risalire a Curia di Rinaldo, dal primo insediamento registrato.
La leggenda del Pozzo di Polenta di Corinaldo
Una delle leggende più importanti relative a Corinaldo è quella del Pozzo di Polenta. La storia narra che una notte di un gelido inverno un contadino stanco scelse di riposare ai bordi del pozzo, che sorge ancora oggi in cima alla scalinata della Piaggia. Stremato, si addormentò e al suo risveglio notò che il sacco di polenta che aveva con sé era caduto all’interno del pozzo. Il contadino cercò di calarsi all’interno del pozzo e da quel momento nessuno ebbe più sue notizie. Alcune versioni della storia raccontano come il contadino tentò di chiamare aiuto e i cittadini gli risposero di non disperarsi e di preparare polenta per tutti. Ciò potrebbe essere all’origine dell’usanza che in passato vedeva gli abitanti gettare nel pozzo qualche salsiccia per il contadino, che si presupponeva fosse rimasto nel pozzo a preparare la polenta. Oltre a essere soprannominati folli, gli abitanti di Corinaldo sono noti anche come i polentari, tale è la fama di questa leggenda, dalla quale è nata persino la Contesa della Polenta, una rievocazione storica che si svolge lungo le vie del borgo medievale a luglio.
La leggenda del cannone di fico nel passato militare di Corinaldo
Un’altra curiosità di Corinaldo è la mitica leggenda del cannone di fico, arma che si narra venne costruita partendo da un tronco di fico. L’obiettivo era quello di attaccare Montenovo, cittadina ora nota con il nome Ostra Vetere. Una volta che questo bizzarro cannone fu portato a termine, una squadra di otto uomini lo trasportò sulle mura e si preparò per utilizzarlo. Mentre il capo della spedizione dava fuoco alle polveri, gli altri sette erano intenti a sorreggere il cannone di fico. Una volta acceso, si udì un boato per tutto il paese e, sollevatasi la coltre di polvere, si scoprì che erano tutti morti tranne il capo, che pare esclamò: “Da noi solo sette morti, chissà quanti ne hanno uccisi a Montenovo!”.
Foto di pozzodellapolenta.it
I veri matti di Corinaldo: le storie
La fama di Corinaldo e dei suoi matti è tale che sono stati scritti numerosi libri che ne approfondiscono le leggende. Una gran fonte di ispirazione è quella delle memorie del Cavalier Bordi, che raccolse le storie dei personaggi particolari vissuti a Corinaldo in epoche diverse. Tra questi troviamo il Signor Atavico, grande amante della caccia che era solito svegliarsi all’una di notte per rimirare il cielo e girare per le vie della città, informando i cacciatori sulle condizioni metereologiche che potevano aspettarsi. Un altro dei matti di Corinaldo è Pietrino del Mosciuto, che firmò una lettera indirizzata a Francesco Crispi l’allora presidente del consiglio, indignato perché la carica istituzionale aveva dichiarato guerra senza prima interpellarlo. Infine Paolo Colombaroni, noto come Farinello e vissuto ai tempi dell’impresa dei Mille, scappò per arruolarsi con Garibaldi. Il suo orgoglio nell’avervi preso parte lo portò, una volta tornato a casa, a comportarsi come un soldato, girando fiero con la camicia rossa anche per portare sacchi di farina. Per celebrare figure note e meno note che hanno contribuito ad aumentare le peculiarità di questo paese, a Corinaldo si svolge la Festa dei Folli verso metà aprile.
Foto di festadeifolli.it
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