E’ il Ponte Vecchio il simbolo indiscusso di Bobbio, antico centro romano della val Trebbia. Dal profilo irregolare, il ponte in pietra è lungo 273 metri ed è anche chiamato Ponte Gobbo per il suo particolare profilo irregolare, costituito da 11 archi posti a diverse altezze e diseguali tra loro. Se ne ipotizza la costruzione durante la conquista romana di quello che all’epoca era un borgo ligure-celtico, ed imperdibile, per chi giunga da queste parti, è percorrerlo, anche più volte, per godersi le suggestioni che trasmette, oltre alla vista che regala sulle acque e sul borgo.
Libero comune dall’inizio del XII secolo, Bobbio fu impegnato al fianco della Lega Lombarda contro il Barbarossa a Legnano. Provincia genovese fino all’Unità d’Italia, fu parte delle terre pavesi fino al 1923 quando passò alla provincia di Piacenza. Storia del centro connessa, dall’Alto Medioevo, con la costruzione dell’Abbazia di San Colombano nel 614, fondata dall’abate e missionario irlandese Colombano, evangelizzatore e uomo d’azione.
Apprezzate la bellezza e le suggestioni del Ponte Gobbo non ci resta che addentrarci nel centro storico, dalla spiccata struttura medievale, sul quale svettano i campanili di San Colombano e del Duomo. Proprio piazza Duomo, coronata di portici e antichi palazzi nobiliari, è un delizioso salotto nel cuore dell’abitato.
Il complesso del duomo comprende, oltre che la chiesa concattedrale, dalla facciata del 1463 incorniciata da due torri campanarie, il Palazzo vescovile, dalla struttura originaria risalente all’XI secolo e dall’attuale risalente al XV, i giardini, l’oratorio, il vecchio seminario ed il Museo diocesano della Cattedrale, che propone un viaggio nella millenaria storia della diocesi bobbiese, della Cattedrale e del Palazzo vescovile.
L’altro grandioso complesso religioso del centro storico è l’abbazia di San Colombano, straordinaria espressione architettonica che esprime la transizione tra il periodo gotico e quello rinascimentale. Da vedere la composizione pittorica della navata centrale, risalente al periodo compreso tra il 1526 ed il 1530 e opera di Bernardino Lanzani da San Colombano al Lambro ed un mosaico della prima metà del XII secolo situato nella cripta. Da vedere anche il Museo dell’abbazia, con importanti reperti legati alla storia del monastero e del borgo di Bobbio.
Altre emergenze architettoniche religiose da non perdere sono il santuario seicentesco della Madonna dell’Aiuto ed il monastero di San Francesco, in stile francescano rustico del XIII secolo, situati in piazza San Francesco.
In posizione dominante sul cuore storico del borgo è invece il castello Malaspina, edificato a partire dal 1304, voluto da Corradino Malaspina, roccaforte della politica ghibellina prima, divenendo residenza del Podestà sotto la dominazione dei Visconti poi, ed in seguito passato sotto i Dal Verme e successivamente nelle mani di altre famiglie nobili. Splendido il colpo d’occhio che si gode dal giardino sulla città e sulla cornice di monti.
Bobbio è però anche terra di sapori e prelibatezze gastronomiche. Il profumo dei porcini e dei tartufi raccolti nelle montagne della zona ma anche e soprattutto dei salumi delle terre piacentine sono una delle imperdibili attrazioni di questa terra che propone anche piatti della tradizione come i maccheroni alla bobbiese, pasta fresca preparata con l’ago da maglia, rigorosamente fatta a mano, e condita con un saporito sugo di stracotto.
Altro piatto tipico della zona sono le lumache alla bobbiese, ricetta antica che prevede la preparazione del piatto con, oltre alle lumache, olio extravergine di oliva, sale, pepe, aglio, cipolla, pomodoro, prezzemolo, noce moscata, burro, sedano e vino bianco. Una volta preparato il soffritto con olio, burro e cipolla tritata, si inseriscono le lumache che vengono bagnate con vino bianco; poi, dopo aver lasciato evaporare, si procede con l’aggiunta di un po’ di pomodoro, sale e pepe, poi prezzemolo, sedano e noce moscata portando a cottura con fuoco lento per oltre tre ore. Non resta che gustare il piatto accompagnandolo con un buon bicchiere di Gutturnio.
Foto da piacenzantica.it
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