Foto di lanuovasardegna.it

La Sardegna è una regione molto antica, le cui origini si perdono nella notte dei tempi come dimostra la presenza di menhir, dolmen e soprattutto di nuraghi di epoca preistorica. Oltre alle spiagge dalla sconvolgente bellezza, la Sardegna ha anche un patrimonio culturale assai importante, che sfocia spesso in racconti e leggende ancora oggi tramandate e che rendono ancora più suggestivi luoghi già di per sé spettacolari.

La tragica fine della Femminedda di Stintino
Nel nord-ovest della Regione, in provincia di Sassari, sorge Stintino, un borgo pittoresco che possiede nella spiaggia La Pelosa uno dei suoi simboli più iconici. Per non dimenticare poi le torri costiere, tra cui quelle della Pelosa e delle Saline e soprattutto il Museo della Tonnara, massima espressione dell’economia del borgo fino a pochi decenni fa. Ebbene in questo contesto da favola, dove nessuno immaginerebbe mai storie di spettri e tristi condanne, si inserisce la tetra leggenda della Femminedda, una splendida fanciulla che venne accusata di un crimine deplorevole. Le autorità decisero di farne un monito per il popolo e la condannarono a morte per decapitazione. Pare che il corpo della donna sia conservato in una chiesa ormai sconsacrata fuori dal centro di Stintino, mentre la testa si trovi nel cuore del borgo. I cantos del luogo narrano che l’anima della giovane si aggiri ancora per il paese, tra il porticciolo e l’entroterra, in cerca di una pace che in vita non ha mai trovato.

Stintino

L’infestato Castello dei Malaspina a Bosa
In provincia di Oristano, affacciata sul fiume Temo, sorge Bosa, un borgo che, grazie alle sue case colorate e al medioevale quartiere di Sas Conzas, è stato definito uno dei borghi più belli d’Italia. A dominare il borgo di origine fenicia si staglia, in cima alla collina Serravalle, il Castello dei Malaspina, posseduto alla famiglia toscana giunta in Sardegna nell’XI secolo. Tra le sue mura si narra si sia consumato l’omicidio del marchese Malaspina ai danni della sua giovane moglie. Sembrerebbe che l’uomo, all’inizio amabile sposo, si sia presto rivelato vizioso e violento tanto da far vivere la sua consorte in una prigione dorata. Pare che la donna per andare a pregare nella romanica Cattedrale di San Pietro percorresse un’oscura galleria per non essere ammirata dagli estranei.

Castello Malaspina, Bosa

Ebbene proprio in un raptus di gelosia il marchese, convinto di un presunto tradimento, uccise la moglie durante una battuta di caccia e non contento le tranciò di netto le dita della mano conservandole in un fazzoletto. Durante una cena con gli amici, dimenticandosi del misfatto, il marchese sfilò il fazzoletto svelando il macabro segreto. L’uomo fu subito imprigionato mentre l’anima della defunta moglie pare si aggiri ancora tra le mura del castello disperata per quella felicità che in vita non riuscì ad avere.

Bosa

Le leggende di Alghero
Alghero è una splendida cittadina cinta da mura punteggiate da torri e bastioni, affacciata sulla Riviera del Corallo: il Museo del Corallo testimonia la tradizione della città nella lavorazione di questa graziosa pietra marina.
La città sarda non lesina leggende relative ai suoi luoghi più iconici: ad esempio si narra che l’antico villaggio dei minatori di Argentiera sia infestato dalle anime di tutti coloro che sono morti, spesso sepolti vivi mentre estraevano l’argento e che durante le notti d’estate si possano udire ancora colpi metallici provenienti dalle gallerie scavate a 700 mt di profondità.

Miniera Argentiera
Argentiera – Foto di sardegnaturismo.it

C’è poi il Lago di Baratz, unico bacino lacustre naturale di tutta la Sardegna che, secondo la leggenda, pare nasconda un’antica cittadina sommersa. Si narra infatti che al posto del lago sorgeva Baratz, villaggio abitato da gente avida e malvagia: un giorno ad una buona fanciulla apparve all’improvviso un vecchio che gli intimò di scappare subito senza voltarsi mai a guardare indietro. La ragazza, troppo curiosa e impavida, fuggì ma si voltò e all’improvviso si tramutò in roccia e il borgo attorno a lei fu cancellato per sempre.
Non si può infine non ricordare la leggenda di Capo Caccia, lo spettacolare promontorio che sorge a 20km da Alghero. La leggenda racconta che altro non sia che un gigante disteso sulle acque: fu il Sole a condannarlo in quella forma, punendolo per avere osato amare sua sorella Luna. Quest’ultima, che ricambiava l’amore di quel ragazzo deriso dalle giovani del suo paese per la sua statura, pregò l’Acqua di donargli bellezza e così fu: nel cuore di quel promontorio nacquero stalattiti, stalagmiti e luccicanti pareti in alabastro, ovvero un mondo sotterraneo incantato che oggi rappresenta una delle bellezze di Alghero, ovvero le Grotte di Nettuno.

Capo Caccia