La semina e la coltivazione. Gesti antichi, legati alla nostra storia, come la tradizione religiosa. Queste si incontrano nel borgo marchigiano di Corinaldo, dove, ogni anno i fedeli hanno la possibilità di coltivare i “Semi della Pasqua”, ovvero semi di grano, veccia, ceci e favino che sono resi disponibili in piccoli sacchetti dalla chiesa di S. Francesco dopo la funzione del Mercoledì delle Ceneri.
Questa tradizione, che è legata ai cosiddetti “Sepolcri”, consiste nel coltivare i semi tutti insieme in un piccolo vaso con poco terriccio, in un posto buio, come un vecchio scaffale o in uno sgabuzzino. I semi vanno innaffiati il meno possibile, e le fragili piantine bianche che nasceranno andranno ad adornare l’altare dove è custodita l’Eucarestia nelle chiese del territorio, il giorno del Giovedì Santo.
Queste pianticelle contengono un profondo messaggio legato alla dialettica del buio e della luce. Rimanendo al buio per quaranta giorni e diventando bianche crescendo, rievocano un deserto immaginario per poi illuminarsi del loro colore bianco. Inoltre, il prendersi cura di queste piante delicate, dona gioia e soddisfazione sia ai grandi che ai piccoli, tramandando una cultura che rende ancor più speciale questo momento dell’anno e questo territorio.
Un semplice gesto che ci riporta al passato, ad una vita più lenta, unendo diverse generazioni, prendendoci cura della natura e della tradizione.
Foto da valmisa.com
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