La Casa ci mostra – con visite guidate – come i mastri fascitrari costruivano ‘i fascetri (le arnie) câ ferra (con la ferula, Ferula Comunis, caratteristico legno poroso e leggero), sui banchi di lavoro, cioè supra ò vancu ‘i sgarruzzari (sul banco apposito a tagliare a rocchetti – catrozzi – i tronchi della ferula) e supra ò vancu ‘i parari (sul banco adatto a piallare e sfaccettare i rocchetti). La Casa Museo ci illustra pure come veniva effettuata la smielatura dê bbrischi (dei favi) cô cannisciu e cô conzu (col cestone e il torchio). Oltre le panciute giare del miele, trovano posto nella Casa anche il tipico carretto (‘a carretta), per le notturne e defatiganti transumanze, i molti fascetri, ‘u fucularu acceso per lavare la cera in acqua bollente, i tanti arnesi da lavoro, i depositi di rocchetti, appoggiati alti sulla parete, le lunghe verghe di mandorlo selvatico, di olivastro, di mirto e di bagolaro.
La Casa costituiva per l’apicoltore vanto e segno di benessere familiare, che per atavica connaturata riservatezza, non andava ostentato.
Orari di apertura su prenotazione