Intorno alla metà del XVII secolo un frate cappuccino scorse tra i sassi e l’erba i resti di una piccola tazza dal fondo basso con una foglia per manico, sul cui fondo era dipinta una piccola immagine della Madonna col Bambino; il frate depose l’immagine su una giovane quercia per evitare che venisse calpestata. Nel 1657 un mercante di Casalina di nome Christofono, fissò solidamente l’immagine alla quercia per evitare che cadesse, e vi si recò a pregare per chiedere la guarigione della moglie, gravemente ammalata. A guarigione ottenuta si diffuse la notizia del miracolo e venne costruita una piccolissima cappella che racchiudeva la quercia e l’immagine sacra. L’autorità ecclesiastica fu costretta ad interdirne l’accesso.
Il culto venne approvato con il nome di “Madonna del Bagno” e nel 1687 viene costruita una chiesa, dove ancora oggi vengono celebrate le liturgie. Il vero nome, come si legge sopra l’altare ego Mater Santa Spei è Madre della Santa Speranza.
Si tratta di una piccola, deliziosa chiesetta perfettamente inserita e perfino mimetizzata nel fondo rustico che la circonda. La chiesa attuale, completata intorno al 1687, è un ampliamento della prima cappella, costruita fra il 1657 e il 1658 per volere dell’Abbate di S.Pietro, su disegno e progetto di Don Cornelio da Perugia, priore dello stesso monastero, e del maestro muratore Ruffino da Assisi.
La chiesa è completamente soffittata a volta. L’interno è a pianta rettangolare, a tre navate. Il corridoio dietro l’altar maggiore serviva ai fedeli per le passate. La passata consisteva nell’entrare e uscire dalla chiesa passando davanti alla Quercia che accoglie l’Immagine e recitando determinate preghiere. A ogni passata era annessa un’indulgenza. Incastonata come una pietra preziosa o una reliquia, nell’altare maggiore è conservata la Quercia su cui il merciaio Cristoforo fissò la tazza: un albero scheletrito, scorteccieto e segnato dai chiodi degli ex-voto e dai tarli. Tale soluzione era stata pensata e voluta per salvare la giovane pianta dalla predace devozione dei fedeli i quali non facevano scrupolo di strapparle le fronde, corteccia e teneri ramoscelli. Ma il rimedio adottato provocò danni irreparabili alla pianta, provocandone la morte. La quercia è visibile anche dal corridoio dietro l’altare. Qui è conservata la mattonella in ceramica che ricorda l’episodio che ha dato origine alla devozione: la guarigione miracolosa della moglie di Cristoforo. La mattonella si spezzò tra le mani dei ladri che tentarono di rubarla nel 1980 e fu abbandonata sul posto. Restaurata essa è lì, provvidenzialmente, a ricordare la singolare grazia che è all’origine del santuario.
All’interno del santuario si conserva, murato alle pareti, un patrimonio di circa 700 formelle votive, tutte in ceramica, che ricoprono un arco di tempo di 350 anni, da cui si possono ricostruire le vicende sociali e culturali della popolazione locale. La maggior parte delle mattonelle riporta la sigla P.G.R cioè per grazia ricevuta, mentre più raramente la sigla V.F.G.A cioè voto fatto grazia avuta.