Castell’Arquato è uno dei borghi più affascinanti del Nord Italia, sia per la sua posizione geografica sia per il suo stato di conservazione. Qui il Medioevo sembra tornare in auge all’improvviso: poco dopo aver superato il casello autostradale di Fiorenzuola d’Arda e poco prima di giungere ai piedi dei colli piacentini, ecco spuntare dal a questo antico villaggio fortificato che si eleva sopra un’altura da cui è possibile ammirare la catena dell’Appennino Tosco-Emiliano. Castell’Arquato, infatti, domina la Val d’Arda, una verdissima fetta di campagna generosa di vigneti, che durante il XV secolo era territorio esclusivo della famiglia Visconti.

Castell’Arquato è un borgo tutto in salita (e in discesa). Passando per la Porta di Monteguzzo, punto d’intersezione tra il centro urbano e il centro storico, e camminando lungo Via Sforza Caolzio, l’arteria principale del paese antico, si raggiunge in circa cinque minuti a piedi Palazzo Stradivari, con il suo voltone che conduce alla parte alta del villaggio medievale. Da qui in poi l’acciottolato della strada si fa più impervio, ma ciò non impedisce alle automobili e ai camioncini di passare. Questa, purtroppo, è l’unica pecca che abbiamo riscontrato durante la nostra gita a Castell’Arquato: consentire a tutti (non solo ai residenti) di attraversare il borgo in macchina toglie un po’ di magia a un contesto vintage comunque perfettamente intatto.

Al termine del percorso a ‘u’ si apre Piazza del Municipio, dove sono riuniti i tre monumenti più importanti del paese: Palazzo del Podestà (sede del comune, ma anche di mostre e convegni), la Collegiata (chiesa dedicata a Santa Maria Assunta) e la Rocca Viscontea (contenente all’interno un interessante museo multimediale che racconta usi e costumi del Medioevo). La Rocca, eretta nel 1300, era il simbolo del potere militare di Castell’Arquato. Si caratterizza per le sue torri imponenti che avevano scopo difensivo e di sorveglianza sulla vallata ed è inserito nel tour dei Castelli del Ducato di Parma, Piacenza e Pontremoli. Si può salire fino a Piazza del Municipio percorrendo anche Viale delle Rimembranze, un sentiero alberato che, partendo dal Torrione Farnesiano, costeggia esternamente il borgo.

Alla Rocca Viscontea viene associata una leggenda tramandata nei secoli. Le cronache del XVII secolo fanno cenno a una triste vicenda di sangue e di amore. Anno 1620: la Signoria è nelle mani del Cardinale Sforza: alle sue orecchie giunge la notizia di una cospirazione ordita da un certo Sergio Montale e dal suo servitore Arturo Galatti detto “Spadone”. Immediatamente lo Sforza dispone l’arresto dei due e la conseguente condanna alla tortura e poi alla morte. Le suppliche dei famigliari non hanno effetto ed i due attendono l’esecuzione nelle segrete della Rocca custodite da Gaspare Dallavigna e dal suo aiutante Giacomo Manara. Il Dallavigna, uomo aspro e severo ha con sé la bellissima figlia Laura che si impietosisce della sorte di Sergio e se ne innamora. Nella notte del 15 aprile Laura, dopo aver sottratto le chiavi al padre, apre la porta della cella e fugge con i due condannati. Ma all’occhio bieco e vigile dell’aiutante del Dallavigna non sfugge l’azione: corre a svegliare il superiore e le uscite della Rocca vengono bloccate. “Spadone'” ferma Dallavigna ed i tre possono fuggire. Approffitando dell’occasione, il Manara mette in atto un truce proposito che covava da anni: spinge Dallavigna dal ponte levatoio uccidendolo. Udito l’urlo del padre, Laura si ferma e gli armigeri circondano i fuggitivi: solo “Spadone” riesce a fuggire. Il Podestà inizia subito il processo e nonostante le dichiarazioni di innocenza dei giovani li condanna alla fustigazione seguita dalla decapitazione. La sentenza viene eseguita il 20 Maggio 1620. “Spadone” non trova più pace e dopo sette anni di latitanza, la notte della vigilia di Natale si presenta davanti a Giacomo Manara e, vendicando l’amico Sergio, lo uccide costituendosi poi al Podestà. Lo Sforza informato scrive una lettera per sollecitare anche la sua condanna a morte ma il Podestà capisce la situazione e risponde al cardinale che il comune é povero, non ha i soldi per pagare gli impiegati e tanto meno per organizzare l’esecuzione, pertanto suggerisce a “Sua Eccellenza” di trasformare la pena in ergastolo. Il Cardinale accetta e “Spadone” non viene giustiziato. Con il gruppo di ricerca sul paranormale E.P.A.S. dal 2014 si ricercano tracce di questi personaggi. Durante l’anno, infatti, sono previste visite guidate notturne.

Raggiungere Castell’Arquato (in provincia di Piacenza) è molto facile: chi viene in macchina da Milano o da Bologna deve prendere l’A1, uscita Fiorenzuola d’Arda. Trovate subito le indicazioni per Castell’Arquato, che dista dieci chilometri dall’autostrada. Per chi invece arriva in treno, le stazioni ferroviarie più vicine sono quelle di Fiorenzuola d’Arda e di Fidenza.