Se è vero che l’Italia è a macchia di leopardo trapuntata da un’infinità di meravigliosi borghi, è altrettanto vero che alcuni di questi si distinguono per caratteristiche che contribuiscono a decretarne l’unicità. Tra questi, quali sono quelli da record? Cosa li rende diversi?
Il più piccolo
Il primo borgo da record è quello di Morterone, facente parte della provincia lecchese. I suoi 30 residenti ne fanno il comune più piccolo del nostro Paese. La sua denominazione è, con ogni probabilità, riconducibile alla lingua latina. Il nome Morterone, infatti, pare derivi da “murtus”, termine traducibile sotto forma di “mirto”. Giunti qui, cosa buona e giusta sarà approdare dinanzi alla chiesa di Santa Maria Assunta. Entrando, quattro saranno le cappelle visionabili lateralmente. L’abside, la cui conformazione ricorda un semicerchio, è stato riccamente ornato da un dipinto realizzato da Francesco Quaglio e ritraente l’Assunzione di Maria Vergine.
La fermata successiva è rappresentata dal Museo di Arte Contemporanea all’aperto. Il progetto, venuto alla luce negli anni Ottanta e tuttora in divenire, prevede l’allestimento di una mostra racchiudente diverse opere scultoree. Queste ultime sono state disposte in corrispondenza di alcune delle località cittadine principali.
Foto di lakecomotourism.it
Il più bello
Nel 2019, a Bobbio è stato riconosciuto, dal programma di Rai 3 “Il Borgo dei borghi”, il titolo di borgo più bello d’Italia. Distante poco più di 50 chilometri da Piacenza, questo centro viene magnificamente simboleggiato dal Ponte Gobbo. Nel mettere tra loro in comunicazione le due rive del fiume Trebbia, esso assume una foggia tutt’altro che regolare. In totale, gli archi sono 11, ciascuno de quali diseguale dall’altro. La lunghezza ammonta invece a 273 metri.
Eretto da terra in epoca romana, il Ponte Gobbo è col tempo divenuto oggetto di alcune leggende. Secondo una di queste, la struttura venne congegnata da Satana in persona. Promettendo a San Colombano di ultimarlo nel giro di una notte soltanto, il diavolo pretese in cambio l’anima del primo transitante. Il santo, nel far attraversare un cane, provocò le ire del demonio, il quale fece ritorno all’Inferno calciando un’opera che da allora assunse un aspetto sbilenco.
Gli eventi che qui a cadenza annuale si tengono sono tanti. Uno di questi è il celebre Carnevale Bobbiese. Un allegro corteo, composto sia da carri che da figuranti giungenti anche dai paesi limitrofi, colma di giovialità il centro cittadino. Gli ospiti, inoltre, verranno inebriati dalle fragranze emesse dai tanti dolci carnevaleschi preparati qui. Tra questi vi sono le inconfondibili chiacchiere.
Un’altra festa molto sentita è quella omaggiante San Giuseppe, il 19 marzo. In località Candia, alle 8:30 di sera, un gran rogo viene alimentato con l’intento di suffragare il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile.
Il più antico
Per rintracciarlo, bisognerebbe fare un balzo in Maremma, nella provincia di Grosseto. Il centro in questione è quello Saturnia, una frazione facente parte del comune di Manciano. Alcuni reperti rinvenuti in loco hanno testimoniato la permanenza di insediamenti umani fin dall’Età del Bronzo. Stando a quel che ha affermato lo storico greco Dionigi di Alicarnasso, pare che gli artefici della fondazione della città siano stati i Pelasgi, una popolazione avente origine sulle rive del Mar Egeo. Sarebbe un vero peccato lasciare Saturnia senza aver ammirato un’antichissima cinta muraria, fatta erigere dai Romani nel II secolo a.C.
Dopo aver fatto ristrutturare l’intero complesso murario, nel Medioevo gli Aldobrandeschi ne ampliarono ulteriormente la già accentuata estensione. Nel Quattrocento, per via degli evidenti danneggiamenti, i Senesi fecero ricostruire mura che tuttora costeggiano la quasi interezza del borgo.
Meritevole di interesse è anche la Chiesa di Santa Maria Maddalena. Malgrado la prima menzione che la riguarda sia temporalmente collocabile nel 1118, l’aspetto che adesso sfoggia le venne attribuito da un restauro avvenuto negli anni Trenta del Novecento.
Quello con il vicolo più stretto
Impossibile chiudere la lista dei borghi da record senza menzionare quello con il vicolo più stretto. In Abruzzo, più precisamente nella provincia teramana vi è un borgo che per peculiarità merita di essere attraversato è quello di Civitella del Tronto, poco meno di 5.000 anime in tutto. Il motivo del suo successo va cercato nella presenza, nel centro abitato, di quello che sembra essere il vicolo più stretto d’Italia. Etichettabile nel dialetto locale con la dicitura “ruetta”, la viuzza esemplifica efficacemente una caratteristica ricorrente di tanti centri storici italiani, caratterizzati da stradine pensate per incanalare gli assaltatori cogliendoli di sorpresa da dietro. Da lato a lato, la larghezza ammonta a soli 40 centimetri. Prima di entrarci, rigorosamente uno alla volta, i visitatori verranno accolti da una targa sulla quale è scritto: “la Ruetta, d’Italia la via più stretta”. Le dimensioni limitate interessano anche la sua lunghezza, ammontante ad appena una cinquantina di centimetri. Proseguendo e superando quindi questo tratto angusto, la Ruetta tende infatti ad allargarsi, sfiorando i 66 centimetri.
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