Le isole Orcadi

Sono isole remote perchè si trovano all’estremo nord, ad un passo dalla Norvegia. I Vichinghi sbarcarono qui nell’VIII secolo dalla penisola scandinava, mescolandosi con i Pitti. La storia delle Orcadi fu molto particolare e solo alla fine del XV secolo, tornarono a far parte del regno di Scozia, quando vennero cedute in dote, per il matrimonio fra Margherita di Danimarca ed il re Giacomo III.

Una parte indimenticabile del nostro viaggio in Scozia è stata visitare le remote Isole Orcadi. Siamo partiti da John O’Groats alle 8.45 del mattino.

Sbarcando alle Orcadi

La traversata è durata circa 45 minuti, su un traghetto che non dimenticheremo mai. Siamo saliti a bordo il 1 maggio ed abbiamo presto capito che per gli Scozzesi, maggio è già un mese di bella stagione, quindi i riscaldamenti erano spenti sul traghetto e tutte le porte erano aperte! Immaginate un po’ quanto freddo abbiamo preso, immaginatelo e poi, moltiplicatelo all’ennesima potenza!! Eravamo stretti nei nostri giubbini, tutti coperti ed incappucciati. Facevano forse 7/8 gradi e c’era un vento freddo e gelido, che arrivava da ogni direzione! Nonostante il freddo però, siamo stati temerari e siamo saliti al piano superiore, all’aperto e, bontà di un tiepido sole, abbiamo goduto di panorami strabilianti a mano a mano che ci stavamo avvicinando alle Isole.

Orcadi on the road

L’arcipelago è disseminato di villaggi preistorici e di standing stones. L’ospitalità è come quella di un tempo. Fermatevi a parlare con gli abitanti del luogo, saranno ben lieti di raccontarvi storie di quando l’isola fu conquistata dai vichinghi. Le Orcadi presentano paesaggi spettacolari. Solo poche miglia le separano dalla terra ferma, ma le acque del Pentland Firth sono molto insidiose come testimoniano numerosi relitti che giacciono sui fondali marini e che amplificano l’aria di mistero di queste isole, spesso avvolte dalla nebbia.

Porto

Attraccati al porto di Burwick, è iniziata la nostra aventura. Le persone qui, quando ti incontrano, ti sorridono: occhi azzurri come il cielo della Scozia ed un sorriso che fa subito sentire che sei il benvenuto. Sembrano felici ed ho pensato che non può essere altrimenti, essendo cresciuti immersi in tanta bellezza e natura. Sull’isola ci sono pochissimi alberi a causa dei forti venti che li spazzano via e lo sguardo si perde a guardare l’orizzonte!

I relitti delle navi da guerra

Durante la prima parte del viaggio, abbiamo costeggiato le Churchill Barriers, sbarramenti costruiti nel 1940, durante la II Guerra Mondiale con lo scopo di far arenare i sottomarini nemici nella baia di Scapa Flow, uno dei porti naturali più grandi al mondo.

Costeggiando le Churchill Barriers, si vedono ancora i relitti dei sottomarini e delle navi che si sono arenati qui, immobili ed immutate, come giganti marini, assopiti per sempre. Circa 74 navi tedesche furono tenute sotto sequestro qui! Durante la guerra, 55 navi colarono a picco e si inabissarono, mentre altre rimasero incagliate nelle acque basse. Molte furono recuperate, ma altre giacciono ancora sui fondali e attirano sub provenienti da tutto il mondo. Una parte del mondo magico delle Orcadi, si nasconde sott’acqua ed è tutta da scoprire. Se siete interessati alle immersioni, potete contattare Diving cellar o Scapa Scuba, se siete interessati ad immergervi!

Gli sbarramenti creati dalle barriere congiungono le 5 isole che ne fanno parte: Mainland, Lamb Holm, Glims Holm, Burray, North e South Ronaldsay. Prenotando in anticipo, potrete anche fare anche un tour con la barca, che vi porterà proprio lì sotto, per visitarle e vedere da vicino questi relitti, così da assaporare a pieno il loro fascino e la loro maestosità.

Abbiamo visitato sia Stromness che Kirkwall, i due centri di maggiore interesse nel Mainland (ovvero l’isola principale dell’arcipelago, il cui nome tradotto, significa Terraferma, e che ha dato spesso origine a fraintendimenti e confusione). Sono due cittadine pittoresche, incantevoli e meravigliose. Passeggiando per le loro vie si respira aria di mare, pace, sapore di vita intrisa di pesca. Le reti aggrovigliate sono sparse per il molo, tiepido il sole quelo giorno e tutto intorno a noi sinfonie di gabbiani e vitalità.

Ci sono restate nel cuore!

Per le vie del borgo

Stromness è una pittoresca cittadina. Passeggiare tra queste vie, che poco sono cambiate rispetto al XVIII secolo, vederne i borghi marinari, le barche attraccate alle porte delle case e i numerosi cottage in pietra, è stato davvero spassoso. La città è in uno stato conservativo eccellente, tutto è curato in ogni minimo particolare, vi sembrerà di camminare dentro un dipinto. A mano a mano che esploravamo, ci sentivamo sempre più liberi e felici, rilassati e increduli, davanti a tanta bellezza.

Stromness è uno dei porti principali delle Isole Orcadi, il suo nome deriva dall’antico norvegese “straurmness”, che significa “promontorio nella corrente o nella marea“. E’ situata nella parte sud occidentale dell’Isola di Mainland e si affaccia sulla baia di Hamnavoe uno dei più ampi accessi alla baia di Scapa Flow.

Le strette vie del borgo che si aprono sul mare

Ci siamo presi diverse ore per visitare la città e mangiare qualcosa; suggerisco pesce, perché qui è davvero magnifico! E non mancate una visita al museo cittadino. E’ stato molto spassosso girare in assoluta tranquillità e libertà per queste vie e dietro ogni angolo si apriva un panorama unico da immortalare in foto e nel cuore, per sempre! Mentre passeggiavo, spesso mi sono chiesta, quanto avrebbe potuto essere bello e unico, essere nata o aver vissuto per un parte delle mia vita su quell’isola. Scollegata e pure connessa al resto del mondo, libera di respirare ogni giorno un’aria così pura, che quasi sembrava differente da quella a cui sono sempre stata abituata. Le persone sembravano davvero serene e felici, calme, come se lo scandire così diverso del tempo in quel luogo, le rendesse ignare  del ritmo frenetico che invece contagia tutti quanti noi. Le Orcadi presentano luci ed ombre, non ci sono solo bellezza e paesaggi incantati. L’inverno è rigido e con pochissime ore di luce, tira spesso un vento incessante ed i traghetti non arrivano se c’è mare grosso.  Molti giovani, scappano da qui sopraffatti dal quel senso di “prigionia alla scoglio” che li fa sentire intrappolati sull’isola. Ovviamente è molto diverso voler visitare un’isola e viverci, sentendo di non poterle lasciare quando si vuole.

Proseguiamo il nostro viaggio ed arriviamo nella ridente cittadina di Kirkwall, che è la più popolata delle isole del Maindland Scozzese e la principale delle isole dell’arcipelago delle Orcadi; è il fulcro commerciale e il capoluogo amministrativo; situata in una baia, arretrata rispetto al mare.

Kirkwall vi rapirà letteralmente, se sarete fortunati come noi e troverete uno splendido sole la potrete vedere in tutta la sua bellezza e magnificenza. Il cielo così come il mare presenteranno 50 sfumature di blu, così come il verde dell’erba e le spiagge dorate.

Abbiamo esplorato e girovagato tra le tortuose viuzze o “wynds” e fatto una sosta sotto il sole a bere un caffè e mangiare uno delizioso scone, seduti alla piazzetta cittadina,  godendo della vista di un pò di vera vita isolana.

Inizialmente abbiamo fatto un giro esplorativo tra le viuzze e goduto della magnifica vista su Scape Flow e non abbiamo mancato di vedere alcune foche che nuotavano tranquille, immerse in una cornice da paradiso. Meraviglioso davvero! Io le adoro, hanno un musetto così buffo e poi ci siamo diretti alle nostre altre mete. Le Orcadi sono una meta perfetta se desiderate vedere animali marini, flora e fauna selvaggia oppure se si vogliono visitare isole sperdute, abitate o disabitate da anni.

A kirkwall abbiamo visitato la cattedrale di St. Magnus, conosciuta come “The light in the North”. Risale al 1137 e fondata dal vichingo Regnvald, il nipote del martire Conte Mangus. E’ dedicata a Mangus del quale ne contiene le reliquie. E’ stata costruita con una particolare pietra rossa inconfondibile. Il suo interno è meraviglioso e pieno di reperti con annesso un cimitero. Un esempio davvero bello di architettura Normanna.

Misticismo e aria di mistero vi aspettano. St. Mugnus è imponente e massiccia, mi è piaciuto molto visitarla e restare per un po’, seduta tra quelle panche a pensare e guardare i raggi del sole, che si infilavano tra i mosaici delle vetrate. Una di queste vetrate è dedicata  a Triduana, che raffigura questa santa, i cui resti si trovano a Papa Westray, serena e con l’aureola, attraversata dalla luce, che lei non poteva più vedere, dopo essersi cavata gli occhi.

Il comune delle isole Orcadi spende in media ogni anni 120 mila sterline per riscaldarla e almeno 100,000 sono i visitatori che si recano qui.

L’architettura della Cattedrale è un misto tra Romanico e primo Gotico. La parte più antica si trova nella zona del coro, i transetti e la navata orientale. La cattedrale fu ampliata tra il XII ed il XIII secolo e probabilmente altri lavori furono fatti nei secoli successivi.

Chi era St. Magnus? Bè, il Conte Magnus ereditò la Contea Norse delle Orcadi assieme a suo cugino. I due litigarono e nel 1116 ci fu un tentativo di pace. I due decisero di incontrarsi sull’isola di Egilsay, ma il conte Haakon non rispettò l’accordo e si presentò con 8 navi, invece che con una sola! Haakon non uccise direttamente il conte Magnus, ordinò al cuoco della nave di farlo. Fu così che il conte Magnus fu martirizzato per ottenere la pace nelle Orcadi. Storie e leggende  sulla santità di Magnus aumentarono e mentre Rognvald-Kali combatteva contro il figlio di Haakon. Nel 1120 per conquistare la contea delle Orcadi, chiese aiuto divino a suo zio martire e promise, di dedicargli una grande chiesa in pietra se fosse riuscito nel suo intento. Entrambi furono fatti Santi e le loro reliquie si trovano tra le pietre della Cattedrale, nella parte del coro. La cattedrale di St. Magnus faceva parte dell’arcidiocesi Norvegese di Trondheim negli anni precedenti la Riforma. Divennero poi parte del Regno Scozzese nel 1468. Nel 1486 fu donata ai cittadini di Kirkwall del Re scozzese Giacomo III.

La seconda tappa è stata il Museo delle Orcadi, una piccola perla collocata in un edificio storico sito vicino alla Cattedrale, pieno di reparti vichinghi e di sezioni aggiuntive. Sono presenti anche pietre scolpite dai Pitti.

Altre tappe “must do” sono il “The Earl’s Palace” and “The Bishop’s Palace“, uno di fronte all’altro. Basta attraversare le strada e sono a portata di mano.

“The Earl’s Palace forms three sides of an oblong square, and has, even its ruins, the air of an elegant yet massive structure, uniting, as was usual in the residence of feudal princes, the character of a palace and of a castle”
Sir Walter Scott – The Pirate

Il Palazzo è  uno dei maggiori esempi di architettura rinascimentale francese in Scozia.

Per gli abitanti del luogo, rappresenta la memoria di uno dei periodi più neri della storia delle Orcadi e riguarda il ruolo di Stewart Earls. Tra il XVI ed il XVII secolo, le Orcadi erano sotto il dominio degli Stewart. Quello fu un periodo nefasto: gli abitanti erano torturati, costretti a lavorare senza essere pagati ed hanno subito ogni genere di soprusi. La costruzione del palazzo iniziò nel 1600, con l’idea di collegarlo al Bishop’s Palace, per farne un unico blocco, senza riuscirci e indebitando molto le casse. I lavori si fermarono nel 1607, quando Patrick Stewart venne arrestato e ripresero solo dopo la sua esecuzione nel 1615. Il palazzo divenne la dimora del Bishop delle Orkney.

Il Bishop’s Palace è il più vecchio dei due ed anch’esso si trova al centro di Kirkwall, come ho già detto e risale alla metà del XII secolo.

A Kirkwall c’è anche la Highland Park Distillery e se siete amanti del whisky è una tappa che non potete mancare!

Dopo aver passato una parte della giornata a visitare Kirkwall, Stromness, Scape Flow e tutto quello che vi ho appena descritto, ci siamo diretti a Scara Brae, situato accanto alla baia di Skaill sulla costa occidentale dell’isola principale delle Orcadi, oggi patrimonio naturale dell’UNESCO.

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Skara Brae era già un villaggio fiorente, prima che Stonehenge fosse costruito, prima delle pirami di Giza. Facciamo un passo indietro nel tempo di 5000 anni per esplorare l’insediamento neolitico meglio conservato di tutta l’Europa settentrionale.

Sommerso da sedimenti che lo celavano all’occhio umano, fu scoperto dopo una tempesta,  che nel 1850 lo fece riemergere dalla sabbie del tempo. Skara Brae è un luogo incredibile da esplorare! Per molti anni questa eccezionale scoperta, venne trascurata e lasciata a se stessa, non si fecero scavi né lavori, fino a quando non intervenne l’Università di Edimburgo, riportandola alla luce e rendendolo una delle attrazioni archeologiche più interessanti da visitare. Oggi gestito dall’ Historical Scotland (HS).

Cosa vedrete a Scara Brae:

Passato il centro di accoglienza visitatori, nel quale potrete acquistare la guida per visitare il sito (se volete), andrete “back to the past” di circa 5000 anni. Potrete passeggiare liberamente tra i resti delle case sopravvissute al passare dei secoli e delle intemperie, godendo di panorami mozzafiato, con un mare a fare da sfondo che sembra quello dei caraibi, tanto azzurre sono le acque ed incredibili i suoi colori, che renderanno la vostra visita a Scara Brae ancora più magica.

E’ impressionante vedere quanti reperti si sono conservati ed immaginare come le persone possano aver vissuto in questi luoghi, lontani dal tempo e dal mondo.

Abbiamo anche visitato una replica di una casa neolitica, visto il suo interno, passeggiato, e provato ogni cosa. E’ stata ricostruita per i visitatori, sulla base di quelle originali ritrovate. Entrate, esplorate ed immaginarvi a vivere lì … 5000 anni fa, durante l’età della pietra!

Poi abbiamo seguito il percorso esterno, immerso tra il verde ed il cielo che si affaccia sui resti delle antiche costruzioni, riportate alla luce per noi. Lì vivevano le loro vite agricoltori, cacciatori ed pescatori, di un’antica civiltà.

Le case preistoriche contengono ancora tanti oggetti, che grazie ai secoli in cui sono state sepolte, si sono conservati perfettamente. Potrete vedere abbozzi di credenze in pietra e posti letto.

Gli abitanti di Skara Brae erano anche costruttori e le case erano dei ripari costruiti usando il terreno e scavate nel terreno.  La principale proprietà di queste case, oltre ad una certa stabilità era la qualità termica, per proteggere le persone dal rigido clima delle Orcadi. In media le case misuravano 40 m² con al centro un forno, necessario per cucinare e riscaldare. Dal momento che sull’isola crescevano pochi alberi gli abitanti usavano i resti delle mareggiate e le ossa di balena, con l’aggiunta di zolle erbose, per costruire il tetto delle loro case interrate.

Le case erano complete di arredamento costruito in pietra, tra cui armadi, guardaroba, sedie, letti e ripostigli. Un sofisticato sistema di drenaggio all’interno del villaggio permetteva l’esistenza di una grezza forma di bagno in ogni casa. Durante gli scavi di queste case sono stati trovati frammenti di pietra e ossa. Può darsi che queste abitazioni venissero usate come laboratorio per la creazione di piccoli arnesi quali aghi in osso o asce di selce.

Skaill House, troneggia sulla baia; è un imponente edificio del XVII secolo, precisamente del 1620, costruita per il vescovo. E’ adiacente a Skara Bra, visibile già dal sito degli scavi e compresa nel biglietto cumulativo che acquisterete per entrare.

Posso dirvi che stare lì, camminare attorno a questo sito archeologico a cielo aperto, sentire il vento addosso ed il tenue sole che ti scalda appena le ossa, sono un’emozione che non vi lascerete mai alle spalle e che vi resterà dentro in ogni cellula. Era una bellissima giornata di sole quando abbiamo avuto la fortuna di vistare lo scavo, ma c’era un freddo vento che arrivava dal mare …. brrrrr …. indimenticabile!

Da qui, quando il cielo è limpido di possono intravedere le scogliere dell’Isola di Hoy, imponenti e suggestive ed il profilo di Graemsay. Le Orcadi sono piene di alte scogliere come quelle di Yesnaby ed Hoy, disseminate di faraglioni a strapiombo sul mare e di forti correnti marine, causa di molti naufragi.

Lasciato il sito archeologico, ci siamo diretti al The Mystical Ring of Brodgar, che insieme ad altri monumenti di interesse preistorico, si trova nella parte del Mainland occidente. Lungo la strada per Scara Brae si trova questo ampio cerchio di Menhir, alcuni dei quali sono alti più di 5 metri. Si trova su un piccolo istmo di terra tra i Loch Stenness e Harray. L’interno dell’anello di Brodgar non fu mai completamente scavato, nè è certa la sua costruzione, ma si ritiene che fu eretto tra il 2500 ed il 2000 avanti Cristo e quindi quasi contemporaneo al più famoso Stonehenge. Vederlo coi vostri occhi sarà particolarmente suggestivo. Costruito in un vero cerchio, largo circa 104 metri era composto originariamente di 60 magaliti di cui oggi solo 27 ne rimangono in piedi. Nessuno ancora sa come, perché furono eretti e a che cosa fossero destinati; alcuni ritengono che fosse un santuario religioso, altri un osservatorio astronomico per l’equinozio ed il solstizio.  

A breve distanza a est dell’anello Brodgar c’è la solitaria pietra in piedi, conosciuta come la pietra cometa. Oggi interamente patrimonio dell’Unesco, per la sua importanza storica e geologica (sono possibili visite guidate delle Orcadi archeologiche su prenotazione). L’Historical Scotland che oggi lo preserva e lo gestisce ha deciso di utilizzare il nome Brodgar nei suoi materiali pubblicitari, ma non è chiaro come la parola originaria sia stata cambiata nel corso dei secoli, sia per l’influenza delle lingue celtica/gaelica/vichinga sia per la pronuncia degli isolani stessi.

I menhir del ring of brodgar si ergono lì imponenti e silenziosi, immobili nei secoli se pur levigati da essi, sotto il cielo di Scozia e ti guardano, come giganti silenziosi. Siamo rimasti li per un po’ a camminare, ascoltare il vento ed il canto degli uccelli. Erica soffice, terreno duro, profumo di storia, echi di vite passate sotto un cielo azzurro che incanta al solo volgere lo sguardo. Sempre nei pressi il Menhir di Stenness, degli originari 12 ne restano solo 4.

Altra tappa imperdibile quanto meraviglia è The Italian Chapel.

La Chiesa si trova sulla piccola isola di Lamb Holm, raggiungibile attraverso le barriere. E’ tutto ciò che resta di un campo di prigionia dove nella II guerra mondiale furono rinchiusi molti italiani, impiegati nella costruzione delle Churchill Barriers. Nel loro tempo libero i detenuti del campo 60 costruirono questa cappella, messaggio di pace per il mondo intero, usando solo rottami, scarti ed un pò di cemento. Le opere principali si devono a Chiocchetti (pittore) e Palumbi (abile fabbro autore della cancellata e si pensa del cuore inciso a terra). Chiocchetti trasformò due baracche in una chiesa vera e propria e rimase per terminare i lavori anche quando molti prigionieri tornarono a casa finita la guerra e tornò dopo 15 anni circa per eseguire lavori di restauro, perché la chiesa seppure tanto amata dagli abitanti delle isole si stava deteriorando. Chiocchetti amava le Orcadi così come i suoi abitanti e la loro meravigliosa ospitalità e dopo la sua morte la sua famiglia tornò sull’isola ed una messa da requiem fu celebrata in suo ricordo. 

La Cappella è in una location assolutamente unica, sembra uscire direttamente da un dipinto. Sola,  piccola ma imponente, mistica, affascinante e romantica, affacciata sulla Baia ed è un pò struggente nei sentimenti che ha suscitato in me!

Michael, la nostra guida, ci ha raccontato anche la storia del cuore inciso per terra, sotto al cancello in ferro. La storia  racconta che un prigioniero che fu impiegato nella costruzione della Cappella, si innamorò di una ragazza dell’isola. Il cuore sarebbe un pegno d’amore a lei, un ricordo che ha resistito al passare degli anni, un pegno per sempre, che rimase anche quando il prigioniero lasciò l’isola per tornare in Italia. Non ricordo se Michael ci disse anche il nome di quest’uomo che realizzò tale meraviglia.

A nord della Scozia ci sono numerose isole disabitate, abbandonate dalla metà del 900, quando lo spopolamento è diventato così importante, da non permettere agli abitanti restanti di rimanere. Fra le isole abbandonate delle Orcadi ci sono Cava, Faray, Fara, Eynhallow, Swona, Copinsay e molte altre, alcune visitabili ed altre no.

Westray è definita la “ regina delle isole” ed è quella più a nord-ovest dell’arcipelago e la seconda più estesa tra le North Isles; conta una popolazione di circa 300 abitanti. Mentre ci vivono circa 100.000 specie di uccelli marini ed animali!! Scogliere maestose, fari e tutto quello che più affascina di queste isole pittoresche.

Papa Westray, o Papay come è chiamata dai suoi abitanti. Si trova a circa 7km a nord dell’arcipelago, abitata ancora oggi da circa 70 persone e facilmente visitabile. Anche essa ricca di reperti archeologici e ideale per bird watching o se siete alla ricerca di esemplari di primula scoatica.

La vita su quest’isola è profondamente diversa da quella che si vive sul resto delle Orcadi e dalle nostre città: lenta, a contatto con la natura incontaminata e spesso inclemente in inverno, dove si assaggia la furia del vento e del mare in tempesta. A pensarci bene, rimanda dentro di me uno strano sentimento, un misto tra curiosità e timore reverenziale. Forse è questo l’effetto che fanno le cose nuove e sconosciute.

Le Orcadi sono scollegate eppure così connesse al resto del mondo! Sono sede di riserve naturali, siti archeologici, incredibili paesaggi marini; sono una terra di leggende e spiriti ancestrali ma, allo stesso tempo sono all’avanguardia per la ricerca e lo sfruttamento di energie alternative, come quella delle maree o del vento (vedrete molte pale eoliche girando per l’isola). Rinomate per avere un clima mite e famose per lo stile di vita e la tranquillità e la quasi totale assenza di criminalità.

Meritano non solo una visita, ma più di una, per capirle davvero, per poter visitare le isole più remote, per nuotare vicino ad una foca o ammirare i tesori che sono nascosti nei suoi oceani.

In quanto a me, una parte del mio cuore, sarà per sempre su quelle isole ventose, accompagnate dal fragore del mare e dalla musica celtica!