È uno scrigno di tradizioni, sorge nel cuore del Parco Nazionale del Pollino – a circa 850 metri di altitudine – e spicca fra i borghi più caratteristici di tutta la Basilicata. Benvenuti a San Paolo Albanese, la cui particolarità è legata al suo patrimonio storico-artistico e, soprattutto, culturale. Il borgo, infatti, è stato fondato da una comunità di profughi albanesi insediatisi nelle terre aride dello Stato di Noia, concesse loro dai regnanti di Napoli nel versante nord-orientale del Pollino. Qui tutto parla di questo popolo, dalle feste alle tradizioni passando per gli abiti tradizionali di San Paolo Albanese con un’icona, il Museo della Cultura Arbëreshe, espressamente concepito per conservare, tutelare e promuovere quest’antica nonché affascinante cultura.

Museo della Cultura Arbereshe

L’arrivo degli Arbëreshe in Basilicata
Seconda la tradizione storiografica più comunemente accreditata la fondazione di San Paolo è da collegarsi agli avvenimenti successivi alla morte dell’eroe Giorgio Castriota Skanderbeg, nel 1468, alla caduta di Corone, città della Morea, ad opera dei Turchi intorno al 1532 e all’invasione ottomana dei territori balcani. Fu in tale occasione che si verificò una nuova e consistente ondata migratoria di profughi albanesi verso le coste del Regno di Napoli, dove una volta giunti si sparsero in direzioni diverse; alcuni si portarono alle pendici del Monte Carnara – dove tra maggio e giugno va in scena la spettacolare fioritura Banxhurnavet, le peonie di colore rosso-purpureo che crescono spontaneamente solo su questa montagna, dando vita al centro di Casalnuovo di Noja, che in seguito prese l’attuale denominazione di San Paolo Albanese.
Da allora la comunità Arbëreshe che si è stabilita in quello che è oggi il borgo di San Paolo Albanese ha sempre mantenuto la propria identità, resistendo all’assimilazione: proprio per questo, passeggiando tra i vicoli del borgo lucano, si sentono i cittadini parlare in lingua arbëreshe oppure, entrando in chiesa, si può assistere ai riti greco-bizantini.

Il Museo della Cultura Arbëreshe è nato per preservare, tutelare e valorizzare il patrimonio culturale, in tutte le sue sfaccettature (lingua, abiti e costumi, ciclo di trasformazione della ginestra, rito bizantino, feste popolari, resti materiali, ambienti naturali e umani, memoria, radici, identità) della Comunità albanofona di San Paolo Albanese. Nato come mostra agropastorale nella seconda metà degli anni settanta, e successivamente istituito e regolamentato come Museo, oggi ha sede in via Regina Margherita, in un complesso di antiche case monocellulari riassemblate con un restauro, lì dove possibile, di tipo conservativo: ogni oggetto esposto spicca in questa location autentica e caratteristica. Gli ambienti, infatti, sono stati fedelmente ricostruiti e trasportano i visitatori indietro nel tempo.

Museo della Cultura Arbereshe

Il Museo della Cultura Arbëreshe
Il Museo della Cultura Arbëreshe di San Paolo Albanese coniuga nel suo complesso più realtà, è un luogo di valori tradizionali e un quadro di vita del passato. Entrando nel Museo, si comincia un percorso che conduce a differenti sezioni nelle quali si trovano foto, oggetti quotidiani e attrezzi di lavoro che stimolano la curiosità dei visitatori.

Museo della Cultura Arbereshe

C’è l’area dedicata al Ciclo di trasformazione della ginestra, passando attraverso le 14 fasi che lo compongono, dalla raccolta alla trasformazione in filato e successivamente ai tessuti naturali ottenuti.

Museo della Cultura Arbereshe, Ginestra

Si prosegue con l’esposizione dei costumi e degli abiti tradizionali degli Arbëreshë di San Paolo Albanese per poi arrivare all’area dedicata alla cultura materiale di questa minoranza etnica.

Museo della Cultura Arbereshe, abiti tradizionali

Delle sue attività fanno parte anche la Biblioteca specialistica per albanofoni e una mostra permanente degli “Oggetti dalla Memoria”.
Da qualche anno è stato dato avvio allo studio e alla valorizzazione di uno strumento molto legato a questa comunità: la zampogna. Nel 2019 è stato realizzato il I° FESTIVAL “Antiche Radici” “Rrënjet e vjetra”, strutturato in modo tale da rendere la manifestazione come appuntamento annuale. Grazie all’evento è nata anche la mostra permanente della “Zampogna”.
Anche la tecnologia al Museo è d’ausilio per far vivere un’esperienza memorabile ai visitatori: attraverso racconti, filmati e danze regala una vera e propria esperienza immersiva e coinvolgente nel mondo Arbëresh.

Museo della Cultura Arbereshe

Un borgo intrigante, San Paolo Albanese, nel quale sono proprio gli Arbëreshë il filo conduttore con lo stile delle loro case – che si alternano a edifici più nobiliari del XVIII secolo – e con la cucina autoctona. Impossibile non gustare alcuni piatti tipici del borgo: Shëtridhëljat, pasta fatta in casa, Pettullat, simili a crêpes, cotte sulla pietra arroventata, e Nusëza, pasta di pane di Pasqua, a forma di bambola.

Pasta fatta in casa, San Paolo Albanese

Un evento da non perdere a San Paolo Albanese, infine, è la festa del 16 agosto dedicata al patrono San Rocco, rigorosamente scandita dal rito greco-bizantino. Nella processione muove, davanti alla statua del santo, Himunea, trono votivo di grandi dimensioni, realizzato con 360 bouquets di spighe grano tenero e grano duro, accompagnata dalla coinvolgente “Danza della falce”, che simula i movimenti della mietitura.

San Paolo Albanese

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