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Tra le feste più amate e sentite in tutto il mondo c’è sicuramente il Carnevale, sinonimo di colori, balli, coriandoli e maschere di ogni forma. Il motto del Carnevale italiano, sposato in ogni latitudine, è “Semel in anno licet insanire”, cioè permesso di impazzire una volta all’anno: in questo periodo infatti tutti si travestono e si divertono ballando, facendo scherzi e prendendo in giro amici e parenti. Il Carnevale nei borghi italiani non fa altro che ricalcare quelli che in realtà erano in origine i “Saturnalia dell’antica Roma”: una delle feste religiose più diffuse e popolari, che veniva celebrata in onore del dio Saturno, i cui festeggiamenti, che volevano abolire le distanze sociali, erano licenziosi e orgiastici. Infatti, per la loro durata anche agli schiavi era concesso di festeggiare in libertà.
Con l’arrivo del cristianesimo, però, si cercò di togliere la patina pagana da questa festa, legandola al periodo della Quaresima: prima della penitenza e del digiuno era quindi permesso dare libero sfogo a ogni divertimento e goliardia, anche a tavola.
Il Carnevale di Valfloriana
Valfloriana è un pittoresco comune sparso della provincia di Trento e si trova nel cuore della Val di Fiemme, con i suoi edifici affrescati, i masi storici, le fontane in pietra e i sentieri che portano addirittura in cima al Lagorai. La località è famosa soprattutto per il suo Carnevale, uno dei più divertenti e antichi di tutto l’arco alpino: tutto ruota attorno a un esilarante corteo nuziale che, come in passato, si svolgeva prevalentemente in inverno. Il giorno di sabato grasso, per le vie del paese, a partire dal mattino, i partecipanti iniziano a sfilare con tante maschere tradizionali in legno, chiamate facère, realizzate e dipinte a mano da abili artigiani. Alla sfilata si aggiungono anche i matoci, maschere tradizionali decorate con campanelle, coccarde, pizzi e nastri colorati. Durante la sfilata i paesani danno vita al contrèst, uno scambio di battute, rigorosamente in dialetto, ironiche e irriverenti, su vicende private e collettive.
Nella sfilata non possono mancare i bizzarri Arlecchini, i più graziosi, che con i loro copricapi a punta da cui pendono tanti nastri di raso, danzano leggiadri, sventolando un fazzoletto colorato. Seguono gli sposi, tra rumorosi musicisti: l’uomo con gli abiti della sposa e la donna con quelli dello sposo.
Per gli otto chilometri del percorso, il clima invernale non sembra disturbare il numeroso corteo di partecipanti e nemmeno i tanti turisti e curiosi che vogliono vivere un momento di spensieratezza. Tutto si conclude con grostoli, frittelle e il ballo di carnevale, che continua fino al mattino.
Foto di sancelso.com
Il Carnevale di Mamoiada
Tra i carnevali più storici d’Italia c’è quello di Mamoiada, un piccolo borgo situato nel cuore dell’affascinante Barbagia di Ollolai, una terra famosa per le sue tradizioni secolari. Tra queste c’è il Carnevale più famoso di tutta la Sardegna che vede come protagonisti i Mamuthones e gli Issohadores.
I Mamuthones, vestiti con pelli di pecora scure, indossano una maschera di legno nero con un’espressione sofferente o impassibile e sulla schiena portano “sa carriga”, campanacci del peso di circa 30 kg legati con cinghie di cuoio, mentre al collo portano campanelli più piccoli. Rappresentano la trasposizione uomo-bestia.
Gli Issohadores invece indossano una camicia di lino, una maschera antropomorfa bianca, una giacca rossa, pantaloni bianchi e uno scialle femminile. Il loro compito è quello di guidare i Mamuthones e di rapire con corde di vimini, tra la gente, le giovani donne, simbolo di fertilità.
Il Carnevale di Mamoiada è una vera e propria esibizione in forma di sfilata, un evento unico nel suo genere che attira una moltitudine di turisti e di amanti delle tradizioni popolari.
Foto di daniele cupini/shutterstock
Il Carnevale di Montescaglioso
Da non perdere è il Carnevale di Montescaglioso, comune situato nel cuore del Parco della Murgia Materana, uno dei più famosi della Lucania. Il Carnevale di Montescaglioso ha una doppia anima che si rivela nel “Carnevale Tradizionale” e nel “Carnevale Montese”, tra i più famosi e antichi organizzati nella regione.
Durante il Carnevale Tradizionale che va in scena il martedì grasso, fin dalle prime luci dell’alba, gruppi mascherati sfilano per le vie del paese suonando campanacci. Tra i protagonisti della manifestazione ci sono il Carnevalone che sfila su un asino, sua moglie la Quaremma, vestita di nero, che porta in braccio un pupazzo in fasce, Carnevalicchio, vestito di bianco in contrapposizione alla madre e simbolo del nuovo, e “U’ Fus'”, personificazione della “Parca romana”, figura mitologica che sovrintende al destino dell’uomo. I costumi indossati dai partecipanti sono fatti di carta, cartone, tessuti di abiti non più utilizzati. Lungo le vie del paese, le maschere sono riconoscibili per i loro colori e la loro audacia, tendono la mano e chiedono anche la più piccola moneta, ma non rifiutano dolci o vino.
La domenica precedente il martedì grasso, e il martedì grasso stesso, è la volta del Carnevale Montese che vede sfilare imponenti carri allegorici ispirati alla satira e agli eventi sociali del momento. Già durante l’autunno, i maestri di cartapesta locali disegnano le bozze dei carri che dominano la scena.
Foto da viaggi.corriere.it
Il Carnevale di Saint-Rhemy-en-Bosses
Il Carnevale di Saint-Rhémy-en-Bosses o della Coumba Freida, paese della Valle del Gran San Bernardo dove si produce il prosciutto Jambon de Bosses a 1600 metri di quota, rievoca un evento storico realmente accaduto: il passaggio di Napoleone con i suoi 40.000 soldati nel 1800 attraverso il Colle del Gran San Bernardo, lungo la Via Francigena. Sembra che il condottiero abbia affrontato condizioni climatiche così proibitive da sorprendere i cittadini.
Oggi la sfilata di carnevale, composta da gruppi mascherati che partono dal Castello di Bosses, è guidata dalla figura di Napoleone a cavallo, seguita dalla Guida che sventola lo stendardo del Carnevale.
Partecipano alla sfilata anche la figura del diavolo, che con il suo mantello rosso personifica tutte le forze del male e gli Arlecchini, che con i loro particolari cappelli portano allegria nelle strade di Saint-Rhémy-en-Bosses.
Non vanno dimenticate anche le Mascre, travestimenti neri che ricordano le cupe giornate invernali, scacciate da quelle solari che ricordano le splendide giornate estive.
Poi arrivano le figure vestite da Orsi, simbolo dell’irruenza della natura, i loro Diomatori e poi la coppia di sposi, chiamata Tocca e Toque.
Foto di lovevda.it
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