Le spoglie mortali di San Pellegrino e San Bianco, oggi custodite all’interno del Santuario, hanno vegliato, per secoli, sulle sorti di questo avamposto che fu, nel Medioevo, frequentato “Hospitale” per i pellegrini in transito e poi sede di transito per i commerci tra la Toscana e l’Emilia. Luogo di confine e luogo conteso per il suo prestigio. La storia di San Pellegrino in Alpe continua, ancora oggi, immutata, con i suoi inverni spazzati da gelide nevi e le sue estati tranquille tra le verdi frescure del crinale Appenninico.
Il più antico documento storico che attesta la presenza di una chiesa-ospizio a San Pellegrino in Alpe risale al 1110 ed è conservata all’Archivio Vescovile di Lucca. Tuttavia, si è generalmente concordi nel ritenere che un ospizio fosse presente ben prima di tale data. San Pellegrino modurante il dominio longobardo nel VII secolo e chi ne continuò l’opera, forse proprio San Bianco per primo, concentrò i propri sforzi nella cura ed accoglienza dei romiti che attraversavano l’Alpe. Nel volgere di non molto tempo il santuario-ospizio di San Pellegrino in Alpe si trovò ad essere uno dei più riforniti di beni materiali a causa di donazioni varie.
Persino papi ed imperatori non mancarono di conceder privilegi e benefizi: Enrico Vi nel 1187, Federico II nel 1239, il Papa Alessandro VI nel 1255. In ogni caso, pare che l’antico Hospitale raggiungesse tra il XI e il XIV secolo momenti di autentico splendore, anche economico. Un posto d’onore nell’amministrazione di San Pellegrino spetta a Lionello de’ Nobili il quale, con un intensa attività di riordinamento dei beni in uso al santuario (beni spesse volte lontani e poco redditizzi), riuscì a ricostruire, a partire dal 1461, la chiesa e l’ospizio di San Pellegrino. Fu compito del nipote di Lionello (che morì nel 1473) commissionare allo scultore Matteo Civitali, l’artistico tempietto marmoreo che ora accoglie degnamente le spoglie dei santi Pellegrino e Bianco.