Novara di Sicilia (Nuè in dialetto galloitalico; Nuarra in siciliano) si trova al confine tra i monti Nebrodi e i Peloritani. Vi si parla un antico dialetto gallo-italico. Gli abitanti di Novara sono infatti discendenti dei coloni e dei soldati provenienti dall'Italia settentrionale e dalla Francia meridionale che si stanziarono in queste zone con la conquista normanna della Sicilia.
I ritrovamenti in contrada Casalini e le rudimentali abitazioni scavate all'interno della roccia Sperlinga, documentano l'esistenza di un complesso mesolitico. L'antica città romana di Noa è menzionata da Plinio, che chiama i suoi abitanti “noeni”. Nel IX secolo i saraceni costruiscono un castello che diventa il nuovo centro della vita civile sostituendo quello nell'attuale contrada Casalini, abitato fino a tutta l'epoca bizantina. Intorno al 1061-72 si insedia una colonia di lombardi, di religione cattolica con rito latino, probabilmente nei luoghi in cui sorge l'attuale paese.
Nel 1171 è fondata da sant'Ugo, sotto re Ruggero II, l'abbazia di Santa Maria Nucaria, prima edificazione cistercense in Sicilia. Nel XIII sec. viene edificata una struttura fortificata per opera di Ruggero di Lauria; nel 1298 l'abitato di Novara è già censito come castrum Nucariae. XIV sec., terra e castello sono possedimento della famiglia di origine normanna Palizzi nelle persone di Nicolò 1299 e Matteo nel 1337 e, in seguito, di Vinciguerra d'Aragona nel 1364 sotto il regno di Federico IV d'Aragona. Nel XVII secolo il borgo raggiunge il suo massimo sviluppo.
Il borgo sorge sulla pendice della montagna da cui si scorge l'antica Tindari, in un incantevole scenario naturale a valle di un imponente sperone di roccia, la Rocca Salvatesta, che raggiunge i 1340 m. Le piccole case affastellate, la trama di vicoli e viuzze talvolta sormontati da archi, i decori delle facciate, l'eleganza dei palazzi, la sontuosità delle chiese danno fascino a un assetto urbanistico d'impronta medievale.
Le strade, per lo più pavimentate in acciottolato stretto tra due file longitudinali di pietra arenaria locale, contribuiscono a valorizzare l'architettura del centro storico. L'arenaria è stata utilizzata nelle costruzioni civili e con elaborazioni di grande pregio in quelle religiose, dove sono presenti anche molti elementi architettonici realizzati in cipollino, un'altra pietra locale, rossa e marmorea. L'uso della pietra, che sul territorio affiora un po' ovunque, testimonia l'importanza dell'arte dello scalpellino che si tramandava di padre in figlio, fino al deplorevole arrivo del cemento (ma oggi il nobile mestiere viene ripreso con buoni risultati).
L'antico Castello, di cui oggi restano i ruderi, era situato su una rupe a strapiombo che conserva immutata la propria bellezza, anche se la sommità del poggio non è stata protetta da sconsiderati interventi edilizi. Dalla cima si gode l'ampiezza della vallata che scende verso il mare: spingendo lo sguardo sino all'orizzonte si vedono le isole Eolie. Merita sicuramente una visita l'Abbazia di Santa Maria di Novara.
Il piatto tradizionale del festino di mezz'agosto è la pasta ‘ncasciada condita con ragù di vitello e castrato, polpette sbriciolate, melanzane, uova e pan grattato. Un altro piatto tipico, dal bel nome di lempi e trori (lampi e tuoni), è preparato con fagioli, cicerchia, granoturco, lenticchie e grano bolliti e conditi. Per robusti appetiti di montagna ci sono i frittui, carne di maiale mista a lardo, lessa insieme a cotiche, trippa, polmone, cuore, fegato dello stesso maiale.