Le vecchie case in pietra chiara, le chiese, le antiche dimore cinquecentesche e le rampe che collegano la parte bassa alla parte alta del borgo immergono il visitatore in un’atmosfera rurale e luminosa. Disseminati per le vie del borgo si notano vecchi lavatoi, abbeveratoi e fontane, tra le quali quella intitolata al Petrarca.
L’arco frontale in pietra di Nanto reca inciso un distico in latino: “Fonti numen inest , hospes: venerare liquorem, unde bibens cecinit digna Petrarcha deis” (Un nume abita in questa fonte, o straniero: venera quest’acqua, bevendo la quale il Petrarca poté cantare versi divini).
Sul sagrato della Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta, documentata sin dal 1026, si erge anche la Tomba del Petrarca, in marmo rosso di Verona, costruita sei anni dopo la morte del poeta. Nella parte alta del borgo, in Piazza Petrarca sorge Palazzo Contarini (XV secolo), in stile gotico veneziano e, accanto ad esso, una singolare Osteria detta “del Guerriero”. A dominare il borgo si erge l’Oratorio della Santissima Trinità con la suggestiva Loggia dei Vicari, un tempo impreziosita dagli stemmi, ora presenti, solo all’interno, dei nobili padovani che, per conto della Serenissima, si succedettero nell’amministrazione del borgo.
Restano da scoprire la Fondazione Musicale “Masiero e Centanin”, il cui museo espone 25 antichi pianoforti, risalenti al XVIII e al XIX secolo, e la Casa del Petrarca, circondata dagli orti curati dallo stesso poeta, che qui trascorse i suoi ultimi quattro anni di vita, dal 1370 al 1374 Nei pressi del borgo sono da segnalare infine l’insediamento peri lacustre del Laghetto della Costa, oggi sito UNESCO, dove sono stati rinvenuti i resti di un antico insediamento databile tra il XXIII e il XV secolo a.C., il simbolico e suggestivo Giardino di Valsanzibio della seconda metà del Seicento.
La storia
Attestato già nel 985, il borgo si è sviluppato sui crinali di due colline, digradanti su una fascia pianeggiante in direzione Vicenza a forma di arco, da cui il nome latino Arquatum. Il territorio fu abitato dagli antichi Veneti, che nel 50 a.C. si allearono con Roma contro i Galli, ai tempi dell’imperatore Augusto. Centro politico amministrativo longobardo, era probabilmente posto sulla linea difensiva tra la Rocca di Monselice e il territorio vicentino. Intorno all’anno Mille Rodolfo il Normanno fondò qui il suo castello, attorno al quale si sviluppò il borgo che fu abitato alla fine del Trecento dal Petrarca. Feudo dei Marchesi d’Este nel Duecento, fino al 1405 fu un possedimento della Signoria Carrarese, che trasformò il borgo in Vicaria. Con il subentro della Serenissima, il borgo conobbe il periodo di massimo splendore, testimoniato dalle belle dimore, costruite dai nobili padovani e veneziani, e dall’assetto urbanistico visibile tuttora. Nel 1868 aggiunse al nome Arquà quello del Petrarca.
Il borgo e il poeta
Nel 1365 Francesco Petrarca diventa canonico nella vicina Monselice. Nel 1369 Francesco il Vecchio gli donò un appezzamento di terreno nel borgo, dove il poeta certamente si recò per seguire i lavori di restauro di quella che diventò la sua ultima dimora. Così il poeta descrisse Arquà, il suo buen retiro: “vasti boschi di castagni, noci faggi, frassini, roveri coprivano i pendii di Arquà, ma erano soprattutto la vite, l’olivo e il mandorlo che contribuivano a creare il suggestivo e tipico paesaggio arquatense”.