E’ l’antica Coccorone e l’attuale toponimo nasce nel XIII secolo. Emblema del cambiamento è il trecentesco convento di San Francesco, celebre per i pregevoli affreschi che rivestono l’abside centrale, opera-capolavoro di Benozzo Gozzoli e raffiguranti scene di vita del santo. Un simbolo del genius loci che ha attraversato i secoli, il convento, oggi denominato Museo San Francesco Montefalco, articolato in chiesa-museo di San Francesco, pinacoteca – con quattro sale espositive – e raccolta archeologica.

Complesso Museale di San Francesco

Tutti i reperti provengono dall’area circostante e sono ascrivibili all’epoca romana, quando il borgo era compreso tra le giurisdizioni amministrative di Spoletium, Mevania, Tuder e Trebiae. In questo sacrario d’arte e con un gioco di sponda, si può passare dal sacro al profano e anche a Bacco, semplicemente scendendo nelle cantine. Da alcuni anni, infatti, sono visitabili le antiche cantine dei frati minori conventuali di Montefalco, venute alla luce durante gli ultimi lavori di restauro e allestite con materiali del XVIII e XIX secolo, tutti legati alla lavorazione delle uve e alla produzione vinicola.

Un percorso inebriante e documentato che consente di scoprire – perfettamente conservate – le antiche vasche per la raccolta e la pigiatura delle uve: una tradizione secolare, quella della produzione del vino da parte dei frati, che risulta documentata nello statuto comunale del lontano 1692. Nel documento sono riportate anche indicazioni relative alla vendita del vino.

Un’opportunità per conoscere, in uno dei borghi più intriganti della regione, un intreccio di storia, cultura, arte e tradizioni in un’atmosfera sospesa nel tempo. Un paesaggio suggestivo che ha affascinato anche Hermann Hesse – premio Nobel per la letteratura nel 1406 -, che giunse a Montefalco nel 1906 e che scrisse del borgo «E’ uno dei luoghi più pacifici della terra, un quieto centro di arte francescana. Tutto è antico, medievale…».

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