La torre, alta circa 12 metri, presenta un basamento troncoconico e la base circolare. È composta da due piani, separati esternamente da un toro marcapiano. Gli accessi alla torre sono due: il primo è quello garantito da un’apertura nel recinto che immette nell’atrio scoperto; da questo ci si immette nei due locali adibiti a deposito e, mediante una scala in muratura, al piano terra leggermente rialzato. Il secondo accesso esterno è situato lungo il fianco occidentale della torre, con la presenza di alcuni scalini. Il collegamento tra i piani, all’interno, è garantito da una scala. La struttura portante della torre è in muratura, costituita da conci di pietra tufacea. Particolare è il coronamento sulla sommità, composto da una serie di beccatelli e da una merlatura piana molto semplice. Tra la serie dei merli e quella dei beccatelli figurano quattro caditoie, una in direzione di ogni punto cardinale. Le finestre presentano un arco a sesto acuto. Al di sopra della volta, è stata posizionata una piccola torretta di avvistamento.
Il 26 giugno del 1576, il sindaco di Morciano Giovanni de Judicibus riceve dal sindaco di Lecce un falconetto in bronzo, per l’armamento della torre. Nel 1608 lo stesso sindaco richiede al rappresentante della R. Corte il rimborso dello stipendio pagato al caporale della torre marittima di Morciano (COSI 1989).
Il 5 luglio del 1671, nel Libro dei Morti della parrocchia di Morciano, si registra un omicidio di un giovane del posto, da parte di un manipolo di Turchi che si erano spinti nell’entroterra morcianese, presso la Masseria del sig. Duca alli Paduli. Lo stesso giorno i Turchi catturarono come schiavi altri abitanti della suddetta masseria, tra cui alcuni bambini (DAQUINO 1988).
La torre di Morciano fu testimone di un altro triste episodio, riferito da Aldo Simone, verificatosi nel 1752: “… si videro nel nostro mare sei sciabecchi di Turchi ed Algerini, dei quali uno calò una lancia con dentro molti Turchi, e diè la caccia a tre barche pescarecce di Salve, che pescavano vicino alla torre di Morciano. Due di esse si avvidero dei legni nemici e subito si salvarono sopra la predetta torre, ma una, che era del sig. Nicola Stasi, si fidò di pescare, ma avendo alla fine veduto presso i Turchi cominciò a fuggire e alla fine veduto che era inevitabile lo scampo si diè a terra vicino la torre di Morciano, ove li quattro marinai che vi erano si salvarono. Li Turchi intanto predarono la barca del detto Nicola Stasi con certo pesce, vino e vesti marinaresche. La torre tirò contro di loro alcune cannonate e molto bene ed il cavallaro di Morciano una schioppettata, alla quale i Turchi risposero e calati a terra lo inseguirono, ma poi subito tornarono, con la predata barca al bastimento” (SIMONE 1981).
La torre aveva in dotazione un cavallo, mediante il quale il cavallaro, appena si profilava la possibilità di uno sbarco di pirati, correva a briglie sciolte verso il paese per lanciare l’allarme e per dare il tempo alle donne e ai fanciulli di mettersi in salvo, mentre agli uomini per prepararsi alla difesa (VANTAGGIO 1995).