Il borgo di Sappada (Plodn nel dialetto tedesco sappadino, Bladen in tedesco, Sapade o Ploden in friulano, Sapada in ladino) è un'isola linguistica germanofona, nonché una nota stazione turistica estiva ed invernale. Posta tra le regioni storiche del Cadore e della Carnia, alle propaggini settentrionali delle Dolomiti, al confine tra Veneto, Friuli e Carinzia (Austria). Sappada è circondata da imponenti e suggestivi massicci dolomitici, il paesaggio è caratterizzato da verdi pascoli ed estesi boschi di conifere; numerose le cascatelle e i laghetti alpini. Un paesaggio ancora incontaminato in cui la varietà di specie animali e vegetali vive indisturbata.
Il toponimo italiano sembra sia connesso allo "zappare", dialettale "sapàr", mentre il toponimo germanico è collegato a "Plat", "Piave". Nell'XI secolo alcune famiglie provenienti dalla vicina Austria (secondo la leggenda dal paese di Villgraten nel Tirolo orientale) si insediarono nella valle. Si tratta quindi di un'isola linguistica, che ha conosciuto successive ulteriori migrazioni di famiglie dalla val Pusteria. La valle era disabitata e incolta e i sappadini iniziarono una paziente opera di disboscamento e coltivazione; in breve nacque un piccolo paese formato da masi, sviluppatesi nel tempo in borgate. Il paese è costituito da caratteristiche case in legno adagiate nel soleggiato versante nord della valle. Intorno al paese verdi pascoli per l'allevamento dei bovini, campi di segale, avena, orzo e legumi e oltre ad essi boschi ricchi di selvaggina.
Nel 1500, oltre alle attività agricole e di pastorizia prosperava anche il commercio del legname grazie alla forte richiesta di legno per barche da parte della Repubblica di Venezia. Dopo una breve parentesi di dominazione francese nel 1814 Sappada passò sotto gli austriaci cui si devono le prime scuole e opere pubbliche. Nel 1852 Sappada passava dalla provincia di Udine a quella di Belluno che a sua volta, qualche anno dopo, veniva annessa all'Italia (1866). Dopo l'ingresso nell'amministrazione bellunese, Sappada scelse di aderire alla Magnifica Comunità di Cadore, pur non essendo parte del territorio storico del Cadore. Durante la prima guerra mondiale non furono combattute battaglie decisive sulle montagne circostanti ma vennero mantenute posizioni sul fronte, di cui si possono ancora oggi trovare i reperti. Molte donne sappadine inoltre furono portatrici carniche, donne che volontariamente compivano centinaia di metri di dislivello per diverse volte al giorno per rifornire di viveri e munizioni i soldati italiani al fronte. Dal 1916 al 1917 il paese fu evacuato anche a causa del sospetto che gli abitanti potessero nutrire simpatie filo-austriache a causa del loro dialetto: la popolazione fu trasferita in Toscana (presso il Comune di Arezzo fu istituita la sede provvisoria del Comune di Sappada), alcuni arrivarono in Campania ed in Sicilia.
Nella seconda guerra mondiale il paese fece parte della Repubblica libera della Carnia e fu teatro di scontri tra partigiani e tedeschi. Alcuni sappadini furono condotti ai campi di concentramento, tra cui Dachau. Nel dopoguerra a causa della carenza di lavoro molti sappadini emigrarono all'estero, in particolare in Svizzera e Germania. In seguito lo sviluppo del turismo cambiò anche l'economia del paese, e molti emigrati tornarono a casa per dedicarsi all'attività terziaria. Il 5 novembre, si è gemellato ufficialmente con Arezzo, città toscana che accolse nel suo territorio i sappadini durante la prima guerra mondiale, quando furono profughi dal 1917 al 1919. Solo recentemente, a seguito dell'approvazione della Legge Regionale 2018, del 9 febbraio n.4, Sappada è stata aggregata alla regione Friuli Vanezia Giulia sotto la provincia di Udine.
L'architettura sappadina appare ispirata alle tendenze nordiche, con la predominanza di rustici e case completamente in legno, che costituiscono il prezioso patrimonio architettonico del paese. Queste abitazioni sono costruite con l'antica tecnica del blockbau a travi sovrapposte in orizzontale e incassate agli spigoli. Le tipiche blockhaus sappadine si trovano a Sappada Vecchia e a Cima Sappada. Abitazioni più recenti si hanno in borgata Lerpa all'inizio di Sappada per chi proviene dal versante veneto, e nella parte di Sappada centro. 8 delle 15 borgate di Sappada (Mühlbach, Cottern, Hoffe, Fontana, Kratten, Soravia, Ecche e Puiche) costituiscono la cosiddetta Sappada Vecchia, della quale passeggiando lungo la strada è possibile ammirare le antiche e tipiche case (blockhaus) che d'estate presentano tutte coloratissimi balconi fioriti, e stalle in legno costruite col sistema dell'incastro delle travi detto blockbau. Più isolata e caratteristica è anche la borgata Cima Sappada, con numerosi rustici in legno risalenti al XIX secolo.
Il dialetto di Sappada è affine a quello bavaro-tirolese parlato nelle comunità germanofone della provincia di Udine come Sauris e Timau. Per le sue particolari caratteristiche, è spesso oggetto di studi; recentemente è stato introdotto nelle aule scolastiche di Sappada, come previsto dalla legge 482/99 e da trattati internazionali sottoscritti dall'Italia.
Il folclore sappadino si esprime attraverso le danze e le musiche del gruppo folcloristico degli Holzhockar (i taglialegna), composto da una trentina di elementi, tra ballerini e musicisti. Il gruppo esegue le danze mimiche della vita di un tempo; con i loro costumi tipici sappadini e l'allegria dei balli e delle musiche animano le sagre e le feste del paese. Le tradizioni sono numerose e tenute vive. La più nota riguarda il Carnevale con i suoi festeggiamenti e le maschere tipiche. Tra le tradizioni religiose, va ricordato il Pellegrinaggio annuale al Santuario della Madonna Addolorata nel paesino di Maria Luggau in Carinzia (Austria), che i sappadini ed alcuni turisti compiono a piedi, attraverso il sentiero che in circa 9 ore di cammino conduce in Austria.
Oggi Sappada è una località montana prettamente turistica, che conserva ancora le antiche tradizioni: dalle caratteristiche case in legno al dialetto sappadino che è rimasto invariato per secoli; dall'artigianato locale alla produzione di formaggi e salumi tipici.
Borgo di Sappada
Comune di Sappada
Provincia di Udine
Regione Friuli Venezia Giulia
Abitanti: 1.319 sappadini
Altitudine centro: 1217 m s.l.m.
il Comune fa parte di:
I Borghi Piu belli d'Italia
Paesi bandiera arancione
Unione Montana del Comelico e Sappada
Riconoscimenti
Bandiera Arancione - Touring Club Italiano
Il Comune
Borgata Bach 11 - Tel. +39 0435 469126
IN AUTO
IN TRENO
IN AEREO
Il 24 maggio 1915 l’Italia entrò in guerra contro l’Austria. La comunità sappadina, seppure di cultura e lingua tedesca, si sentiva patriotticamente italiana. Alcuni emigrati, come il pittore Pio Solero, ritornarono per partecipare alla difesa del paese; altri fecero parte del corpo dei Volontari alpini del Cadore o furono arruolati nell’esercito. La cittadinanza sostenne attivamente i soldati: 19 donne sappadine furono ingaggiate come portatrici. Sul fronte del Comelico e Sappada non vi furono battaglie tali da mutare le sorti della guerra ma venne fatto uno sforzo immane per occupare e mantenere le posizioni in alta quota anche durante i rigidi inverni, dallo scoppio delle ostilità nella primavera 1915 fino alla disfatta di Caporetto e al conseguente arretramento del fronte, nell’autunno 1917.
Nell'estate del 1915 gli italiani occuparono il Passo Sesis, poi riconquistato dagli austriaci, e tentarono la conquista del Monte Peralba dal versante ovest. Nel marzo 1916 gli austriaci bombardarono Cimasappada. L’inverno fra il 1916 e 1917 fu il più rigido e nevoso del secolo: in Val Sesis un’enorme valanga si abbatté di notte sull’accampamento italiano, che venne spazzato via, trascinato a valle per oltre mezzo chilometro, insieme con i 60 miseri militari. Il 24 ottobre 1917, in seguito all’offensiva di Caporetto, vennero fatte saltare le munizioni nello spiazzo Plodar ròschte, denominato in seguito Pian delle Bombarde. Seguirono altri scontri di minore importanza sino al 28 ottobre 1917 quando, con la disfatta di Caporetto, il fronte venne arretrato sino al Piave. Il 28-29 ottobre 1917, sotto la pressione dei militari, gran parte della popolazione venne evacuata. Per le 233 famiglie, complessive 841 persone, iniziò un periodo di profugato.
La popolazione venne riunita dapprima a Santo Stefano di Cadore, dove camion con 650 sappadini si diressero a Calalzo, per essere caricati sul treno. 160 ritardatari, invece, si fermarono per tre giorni alla stazione, dopo aver incontrato le truppe italiane in ritirata, che credevano che la guerra fosse finita. Il primo treno, con i 650 paesani, si fermò a Firenze, da dove i profughi furono trasferiti ad Arezzo e dintorni. I 160 ritardatari furono portati a Fano, nelle Marche, dove furono ospitati circa un mese e ricongiunti poi agli altri. Ad Arezzo ebbe sede extra-territoriale il Municipio di Sappada. Il Comitato profughi fornì il necessario per dormire, mangiare e vestirsi. Molte famiglie erano alloggiate nelle ville della campagna. Il Governo dava un sussidio di qualche lira per vivere. Durante l'estate 1918 72 sappadini morirono a causa di una grave epidemia di influenza: la spagnola. Le 337 persone rimaste in paese vissero i difficili momenti dell’occupazione: le case abbandonate vennero chiuse e sorvegliate, le poche provviste alimentari vennero raccolte, le bestie senza proprietari vennero riunite nelle stalle di coloro che erano rimasti. Gli invasori effettuarono ruberie e perquisizioni continue.
Al termine del conflitto i profughi rimasero in Toscana sino alla primavera successiva: il 22 marzo 1919, con una tradotta, giunsero a Villa Santina e da lì con i camion furono riportati a Sappada, dove trovarono abitazioni devastate e stalle vuote. Un paio di mesi prima del rimpatrio definitivo i capifamiglia tornarono in paese, per ripristinare ciò che era andato distrutto e provvedere al rifornimento di viveri. Seguì un periodo di incomprensioni e di conflitti interni; in seguito la comunità ritrovò serenità e cooperazione.