Bardonecchia è suddivisa in due borghi: il Borgo Vecchio e il Borgo Nuovo, ma il suo territorio comprende anche alcune frazioni che un tempo erano comuni autonomi: Les Arnauds, Melezet, Millaures e Rochemolles. L’antico nucleo abitato di Bardonecchia è costituito dal Borgo Vecchio, raccolto attorno alla Chiesa Parrocchiale di Sant'Ippolito caratterizzata dalla particolarità di avere due campanili. L’interno conserva arredi lignei di pregio come l’antico coro quattrocentesco acquistato dall’Abbazia di Novalesa mentre il seicentesco retable dell’altare maggiore è nello stile della bottega di Jacques Jesse di Embrun. Sulla piazza della Chiesa si affaccia il Museo Civico, antica sede della Casa Comunale, che ospita su due piani la raccolta di testimonianze della cultura materiale locale: arredi, attrezzi, costumi tradizionali, antichità di carattere religioso.
A dominare la conca di Bardonecchia è la Tur d’Amun (XIV sec.), uno dei più significativi complessi archeologici alto medioevali della Valle di Susa. A questo luogo si àncora la figura storico leggendaria di François De Bardonnèche, feudatario locale che ha ispirato leggende e libri. Dal Borgovecchio attraverso il Ponte delle Tre Croci si può raggiungere direttamente le frazioni di Les Arnauds e Melezet con la passeggiata del canale, la cui acqua un tempo servì ad alimentare i macchinari per i lavori del Traforo del Frejus e oggi è arricchito di installazioni lignee d’arte contemporanea. La conca di Bardonecchia è nota anche per gli straordinari cicli di affreschi e i retàble lignei che decorano le cappelle delle sue frazioni: il retable (XVII sec.) di San Lorenzo a Les Arnauds, gli affreschi (XV-XVI sec.) della Cappella di Notre Dame du Coignet, le ghirlande dei maestri intagliatori del Melezet (XVII-XVIII) della parrocchiale di Sant’Antonio Abate, gli affreschi (XV sec.) della cappella di San Sisto al Pian del Colle, il retable della parrocchiale di Sant’Andrea apostolo a Millaures e gli affreschi (XV sec.) della cappella di SS.Andrea e Giacomo ad Horres, gli affreschi (XV e XVI sec.) del pilone di Pra Lavin e la parrocchiale di San Pietro a Rochemolles.
Dal centro storico si accede altresì alle due Valli della Rho e del Frejus, alle omonime grange e alle borgate mentre i colli omonimi, percorribili a piedi o in mountain bike o a cavallo, collegano Bardonecchia alla cittadina di Modane, primo centro francese allo sbocco del tunnel del Frejus. I lavori per la costruzione e l’inaugurazione del 1871 della Traforo Ferroviario del Frejus cambiarono il paesaggio e decretarono la nascita del Borgo Nuovo e del turismo. Con l’alpinismo e lo sci Bardonecchia (impresa nel 1901 di Adolfo Kind al monte Tabor) divenne uno dei cuori turistici più importanti delle Alpi: meta turistica e di villeggiatura, vide una forte espansione edilizia con la costruzione di grandi alberghi, i villini in stile liberty e il Palazzo delle Feste, quale frutto di grandi protagonisti della cultura architettonica internazionale come Carlo Mollino, Gino Levi-Montalcini, Mario Cappuccio e Carlo e Paolo Ceresa. Oggi è una cittadina turistica di montagna che si anima sia in estate sia in inverno con le piste da sci del Colomion e Campo Smith o lo Jafferau, ma anche con calendari ricchi di eventi di respiro internazionale.
Borgo di Bardonecchia
Comune di Bardonecchia
Città Metropolitana di Torino
Regione Piemonte
Abitanti: 3.173 bardonecchiesi
Altitudine centro: 1312 m s.l.m.
il Comune fa parte di:
Unione Montana dell'Alta Valle Susa
Il Comune
Piazza De Gasperi 1 - Tel. +39 0122 909921
IN AUTO
IN TRENO
IN AEREO
Il percorso del Liberty arriva fino in Alta Valle di Susa, dove all'inizio del Novecento la montagna diventa uno spazio di invenzione di nuove discipline sportive: la nascita e la diffusione dello sci e degli sport invernali in Valle di Susa vengono sanciti dalla fondazione nel 1908 dallo Sci Club di Bardonecchia e nel 1909 dai primi campionati di discesa nelle piste del Colomion, testate nel salto da Adolfo Kind e da Harald Smith. Bardonecchia, Sauze d'Oulx e Sestriere diventano spazi di invenzione e costruzione della montagna veri e proprio laboratori di urbanizzazione e paesaggio da parte di architetti e ingegneri torinesi che con creatività e innovazione progettano alberghi, ville e condomini per ospitare l'èlite torinese aristocratica e alto borghese che praticava lo sci. Bardonecchia, con la spinta propulsiva del tunnel del Frejus alla fine dell'Ottocento, vide la nascita di una prima forma di turismo estivo circoscritto sia in termini di flussi che si composizione sociale, diventando una città di montagna: quartieri di villini, viali, architetture attorno al Kursaal (1911), ovvero il Palazzo delle Feste.
Le architetture del periodo interpretano lo stile eclettico dello chalet svizzero che trova riscontro nei progetti delle cittadine turistiche e termali dell'epoca dotate di servizi adeguati alla ristretta ed elitaria clientela. Degne di essere ricordate, anche se alcune purtroppo sono state abbattute, sono le Ville o palazzine progettate da Carlo Angelo Ceresa, che si snodavano a proseguimento del Borgo Vecchio a corona del Palazzo delle feste: villette immerse in giardini, separate da recinzioni e steccati per isolarla da altri edifici, tra queste Villa Conte (1908), Villa Devalle (1912), Villa Ceresa (1908), Villa Gardino. La fama crescente come località di villeggiatura si accompagnò all'ampliamento dell'offerta alberghiera per accoglienza di numeri più elevati garantendo alti livelli di comfort come il Palazzo Frejus (1928). La diffusione della pratica dello sci nei decenni successivi condusse ad una riconversione dell'economia delle località dell'Alta Valle di Susa orientandola verso la costruzione degli impianti di risalita e trampolini e la realizzazione di edifici sempre di più al servizio del turismo di massa con: celebre lo Chalet Carlo Mollino (1947) per l'arrivo della slittovia, la Colonia Fiat (1937) di Bonadè Bottino, a Bardonecchia la Colonia IX Maggio (1937) di G.L. Montalcini, nota come Colonia Medail e oggi Villaggio Olimpico, la Colonia Italsider di Sansicario a Cesana.
Il Palazzo delle Feste
Sin dai primi progetti urbanistici di Bardonecchia di inizi Novecento, era prevista la costruzione di un grande Kursaal o palazzo delle feste: se ne cercava la posizione strategica per sottolineare la centralità del suo ruolo di sede di divertimenti. Molto interessante, perché esprime la volontà di creare un centro di notevole interesse socioeconomico, è una delle versioni di progetto: il Grand Hotel La Rho che per la sua magnificenza nelle proporzioni, nelle decorazioni e nell’ampiezza ci fa capire la grandiosità delle aspirazioni di quegli anni. Al piano terra saloni da ballo, sale da musica, sale da gioco, da biliardo, di studio, sale da pranzo, oltre ad un teatro con la galleria composta da un cinematografo; al primo piano 42 camere da letto di cui 28 doppie. Dai disegni di prospetto risultano altri due piani probabilmente anch’essi destinati a zona letto nel qual caso le camere sarebbero state in totale 126. Nel parco campi da tennis e una cappelletta in ricordo di quella di S. Spirito, devastata dall’alluvione del 1863. La realizzazione finale del Kursaal (su progetto di Carlo Angelo Ceresa) risulta molto ridimensionata rispetto al Grand Hotel la Rho, è sostanzialmente nei volumi principali quella attuale salvo le recenti opere interne di ristrutturazione.
Le ville di Carlo Angelo Ceresa
Il 27 Marzo 1907 a Torino, si costituì si costituisce ufficialmente la Società Immobiliare Bardonecchia, su iniziativa dell’ingegnere Mario Capuccio. Gli obiettivi di tale società comprendevano in primo luogo la bonifica dei terreni alluvionati nel 1863 della zona a ponente del borgo vecchio (Fig.1), la regimazione del torrente La Rho, la costruzione dell’acquedotto, l’erogazione di acqua potabile allora ancora mancante, l’urbanizzazione e la progettazione di un quartiere giardino fruibile quasi come un parco, con palazzine e ville “per scopo di campagna signorile” come indica Ceresa in una pubblicazione dell’epoca, intorno a un fulcro centrale: un grandioso salone per spettacoli e divertimenti. «Il “villino” come la “palazzina” nascono, pare, per soddisfare nuove esigenze economiche e culturali e costituiscono forme che si potrebbero definire come prodotti tipici di una classe sociale». Anche in montagna l’architettura ripropone l’immagine di un modello sociale che si riflette sui caratteri formali delle opere edilizie. I caratteri distributivi di tutte le ville sono molto simili: al piano interrato cantina e legnaia, al piano terreno sono previsti il salotto e la sala da pranzo, le cucine invece, provviste di un ingresso laterale di solito sono a una quota inferiore pari a circa ottanta cm. e sono affiancate o presentano un mezzanino per la stireria o camera per la servitù. Al piano superiore due o tre camere da letto e, immancabile, la camera nella torretta, sempre servita da una piccola scala in legno.
Particolare respiro viene attribuito alla scala principale che spesso è ben orientata sia per dar luce al vestibolo dell’ingresso padronale, sia per sottolineare lo “status” dei proprietari; i servizi erano presenti al piano terreno e al primo piano; il sistema di riscaldamento era ad aria calda con caldaia a legna e poco più tardi a carbone. Gli stili e i decori delle ville sono abbastanza diversi sia perché espressione di quel particolare periodo storico, testimoni di uno spirito eclettico, sia per esigenze del committente, mentre si può osservare che nelle ville progettate per sé e nel Kursaal la predilezione del Ceresa è per il gusto della “secessione viennese” sia nei volumi che nei decori. Ceresa progetta due ville S.I.B (oggi demolite), villa Ceresa (vecchia), villa Conte, villa Devalle e infine villa Ceresa (nuova). Le prime ad essere costruite sono le ville S.I.B. (dette anche II e III o ville Cappuccio) che, per esigenze di profitto, vengono progettate e costruite in tempi molto ridotti nei mesi estivi: i lavori iniziano nel 1905 e finiscono il primo di agosto del 1907. La palazzina Ceresa del 1909, dai volumi articolati ma composti, si distingue per le decorazioni che sono eseguite in calce bianca e polvere di marmo lisciata col rovescio della cazzuola lavorata in affresco a grafito.
A seguire Villa G.B. Devalle (l’attuale Villa Amalia) che si distacca dalle precedenti per lo stile dell’apparato decorativo, più consono forse alle esigenze della committenza, iniziata nel 1912 e terminata nel 1914, ancora oggi mantenuta come nel progetto originale sia per quanto riguarda la fabbrica sia per il parco. Particolare attenzione fu dedicata alla Villa Sig. Cav. Ettore Conte nel 1911 che, comprensiva di garage e alloggio chauffeur, rispecchia l’ambiente frequentato dalla Bardonecchia di quegli anni (ora demolita). Villa Ceresa nuova (1920-1923, ora demolita) è interessante perché la struttura era in cemento armato (tetto compreso) e le decorazioni erano ridotte solo alle cornici delle finestre con un primo esempio di calcestruzzo faccia-vista; questa fu l’ultima opera di Ceresa: durante l’estate del 1923 infatti l’ingegnere morì improvvisamente e i lavori furono ultimati sotto la direzione della moglie Eudosia Darbesio Ceresa.