Acquaviva Picena è un piccolo borgo posto su una collina che domina il paesaggio della valle del Tronto, a pochi chilometri da San Benedetto del Tronto.
Cuore pulsante del borgo è la Fortezza dei Duchi di Acquaviva, da cui prende il nome il borgo, maestosa rocca medievale tra le più grandi e interessanti di tutte le Marche. Ai suoi piedi si apre la piazza del Forte, che fornisce ad essa una platea scenografica, con basse case disposte a semicerchio.
A testimoniare la devozione dei cittadini è la numerosa quantità di edifici di culto edificati: Chiesa Matrice di San Nicolò, Chiesa di San Rocco (la più antica del borgo), Chiesa di San Lorenzo, Chiesa di San Giuseppe, Chiesa della Madonna della Pietà, Chiesa suburbana di San Francesco, Chiesa rustica di Santa Maria delle Palme e Chiesa rustica di Santa Maria in Accubitu.
Le strade di Acquaviva corrono fra loro quasi parallele e sono raccordate da rampe gradonate come il pittoresco Vicolo del Trabucco, dove anticamente vi erano depositate delle macchine belliche simili alle catapulte. A rendere vivo il borgo sono i numerosi eventi che nel corso dell’anno si celebrano, tra i più significativi vi è Sponsalia, la rievocazione storica del matrimonio tra Forasteria d'Acquaviva e Rainaldo di Brunforte (1234). Organizzata dal 1988 tra i mesi di luglio e agosto, prevede la disputa del Palio del Duca.
Una delle attività tradizionali del borgo è la produzione di cesti di paglia, che avviene attraverso un metodo tramandato di generazione in generazione. Di grande, interessante e caratteristico è il Museo della “Pajarola”, che custodisce una raccolta di cesti, utensili da cucina, bamboline realizzate con intreccio di paglia, vimine e materiali naturali.
Tra i prodotti tipici, ad Acquaviva si possono gustare: formaggi e latticini, peschette dolci, il frustingo (dolce tipico marchigiano a base di frutta secca e fichi), e svariati vini (Rosso Piceno DOC, Rosso Piceno Superiore DOC, Falerio DOC, Offida DOC).
IN AUTO
IN TRENO
IN AUTOBUS
IN AEREO
VIA MARE
Enogastronomia
La cucina acquavivana è contraddistinta da genuinità e sapori autentici d’altri tempi. Una sosta all’ora di pranzo, in uno dei ristoranti del centro storico oppure negli agriturismi disseminati nelle campagne, permette di assaporare i piatti della tradizione locale. Cibi semplici e genuini come prosciutto nostrano, lonza, salami, fegatini con le uova, formaggio pecorino, stracciatelle, pappardelle alla papera muta, coniglio ‘ncip-‘nciap, olive ripiene, spiedini di castrato.
I dolci tipici sono gli spumini, i crostini alle mandorle e le famose “pesche” (paste frolle con ripieno di cioccolata e bagnate di alchermes) che sprigionano tutta la loro fragranza dai vari forni del paese. Il tutto bagnato dai magnifici vini Doc quali il Rosso Piceno Superiore ed il bianco Falerio dei Colli Ascolani.
Zafferano.
Tipicità artigianali: Le Pajarole
Le pagliarole sono manufatti della tradizione artigiana realizzati con paglia di frumento e vimini. Per procurarsi le materie prime ci sono diverse operazioni laboriose e a volte faticose.
Preparazione dei vimini: nel periodo della potatura dei salici da vimini “le sace”, si formano dei fasci che vengono lasciati in acqua fino a farli germogliare. Ogni ramo flessibile “lu veng” ammorbidito dal precedente trattamento, viene diviso a metà con il coltello, o in tre parti con un attrezzo “lu pacca crolle”.
A divisione avvenuta viene asportato ad ogni parte il lume centrale con operazioni ripetute, fino a rendere “la crolla” piu’ sottile possibile. Facendo pressione con un coltello, si fa scorrere ognuna di esse sulla gamba in modo da far separare la pellicola esterna. A volte viene lasciata in modo da ottenere un filamento piu’ scuro per i lavori piu’ rustici.
“Le crolle” scure o chiare vengono legate ad una estremità, avvolte circolarmente e lasciate essiccare. Per conservarle si legano a corona e si appendono. Al momento dell’uso vengono immerse in acqua per renderle piu’ maneggevoli.
Preparazione della paglia: a seguito della mietitura del grano con la falce, vengono formati mazzetti di steli che, battuti in terra, vengono pareggiati e asportati dalle spighe. Con il rastrello la paglia viene pulita dalle foglie esterne “si pellucca”. Gli steli piegati in fasci “mannelle”, si lasciano essiccare per essere poi riposti in luoghi asciutti. A questo punto può iniziare la nobile e tradizionale lavorazione dei cesti.