In un tempo lontano, a monte del borgo di Sottoguda, dove il silenzio della montagna accarezza la terra, si diceva che vi fosse un portone bronzeo, gigantesco e splendente, che dava accesso a un regno fiabesco nascosto. Questo portone, imponente e misterioso, custodiva un mondo lontano dalla vista dei comuni mortali. Era il regno di Re Ombro, un luogo ricco di magia e bellezza, dove si ergeva un castello di alabastro, invisibile agli occhi di chi non era destinato a vederlo.

Re Ombro aveva una figlia, Ombretta, la cui bellezza e grazia erano conosciute in tutto il regno. La giovane principessa, dolce e allegra, conquistava il cuore di tutti i sudditi, ma soprattutto quello dei principi che giungevano in visita al castello. La sua bellezza era tale che nessuno poteva resistere al suo fascino, eppure Ombretta non aveva mai smesso di essere gentile e pura, amata da tutti.

Ma non tutti nel regno erano felici per lei. La sua matrigna, la regina, invidiava profondamente la bellezza della figliastra, poiché temeva che la grazia di Ombretta avrebbe reso difficili le nozze delle sue figlie. Con il tempo, la perfida regina divenne sempre più rancorosa, sentendo che il futuro della sua famiglia era minacciato dalla bellezza di Ombretta. Le sue figlie non possedevano la stessa fortuna, né la stessa bellezza, e l’invidia della regina cresceva di giorno in giorno.

Un giorno, un principe giunse al castello di Re Ombro, innamorato della principessa. Con il cuore colmo di speranza, chiese la mano di Ombretta. Il re, felice di accogliere l’offerta, acconsentì al matrimonio, e la notizia si diffuse rapidamente in tutto il regno. Il regno si preparò per un matrimonio principesco, con inviti a nobili e reali provenienti da ogni angolo del regno. Doveva essere una festa indimenticabile, degna della bellezza di Ombretta.

Tuttavia, il destino aveva in serbo un’altra sorte. La regina, accecata dall’invidia, decise di agire. Chiamò a sé una potente strega e, con rabbia e rancore, le ordinò di trasformare Ombretta in pietra, per impedire che il matrimonio si celebrasse. E così accadde. La giovane principessa, bellissima e amata da tutti, fu trasformata in una statua di roccia, immobile e muta, una prigioniera del destino.

Re Ombro, ignaro dell’intrigo, fu devastato dalla scomparsa della figlia. Ordinò che fosse cercata ovunque nel regno, ma nessuno riuscì a trovarla. Il dolore del re era profondo, e il regno intero si struggeva per la perdita della principessa.

Molti anni passarono, e della principessa non si parlò più, se non in sussurri tra gli abitanti della Val Pettorina. La storia di Ombretta divenne una leggenda, tramandata di generazione in generazione.

Un giorno, un pastore che pascolava le sue pecore nella Val Ombretta sentì un suono strano provenire dalle rocce della Marmolada. Inizialmente pensò che fosse solo il vento che sibilava tra le montagne, ma, ascoltando meglio, distinse chiaramente delle parole:

“Son de sass e no me muove
Son de crepa en Marmolèda
Son na fia arbandonèda
E no sèi per ci rejon”

Il canto parlava di una figlia abbandonata, una giovane trasformata in pietra. Quella melodia triste sembrava provenire dalla roccia stessa, un eco lontano della bellezza perduta di Ombretta.

Anni passarono, e della scomparsa della principessa non si parlò più, ma la storia rimase viva tra la gente della valle, che non dimenticò mai il dolore di Re Ombro e la triste sorte di sua figlia.

La leggenda di Ombretta, quasi parallela a quella della Conturina della Valle di Contrin, ha un epilogo diverso. Mentre la storia di Conturina continua con l’intervento di un soldato, che, sentendo il canto della giovane, decide di arrampicarsi per liberarla, l’incantesimo di Ombretta sembra ormai irreversibile. La statua, immobile nella roccia, rimane un triste ricordo di una bellezza perduta.

Eppure, c’è chi giura che, passando per la Val Ombretta, se si guarda attentamente la parete sud della Marmolada, si possa scorgere l’immagine di una fanciulla scolpita nella roccia, una figura che sembra essere viva, intrappolata per sempre nel cuore delle montagne.

Si dice anche che, per molto tempo, la chiave del magico portone bronzeo di Re Ombro sia rimasta appesa al portale della chiesa di Sottoguda, un simbolo di un regno perduto e di una leggenda che ancora oggi affascina chiunque si avventuri in questi luoghi misteriosi.