Il castello fu costruito dagli Angioini: nel 1285 Bartolomeo di Capua lo dette a Carlo d’Angiò, dipendente dal centro di Gambatesa. Nel 1400 fu abitato dalla contessa Costanza di Chiaromonte. Nel ‘500 passò a Bartolomeo III che lo trasformò in vera roccaforte militare. Però nel 1799 una sollevazione popolare distrusse la facciata del castello. Il castello oggi è conservato in forma non integra: mancano alcune parti del recinto fortificato e alcune torri. Il cortile è ben conservato, così come il torrione e il palazzo ducale, che oggi ospita il Museo delle Arti. Il castello aveva pianta a recinto triangolare.
Il Castello sorge sul limite di uno strapiombo roccioso. Alto quasi venti metri, ha pianta cilindrica e conserva sulla cima un coronamento di beccatelli in pietra. Il portale d’ingresso, ben visibile, porta ancora la scritta con il nome di Bartolomeo sulla lastra superiore ed i due stemmi, anche se in parte illeggibili.
All’interno si sovrappongono tre camere, oggi collegate da scale a chiocciola, ognuna con finestra quadrangolare. L’ingresso è invece raggiungibile grazie ad una breve scalinata in ferro. Particolare è il serbatoio per l’acqua, scavato interamente nella roccia sotto la torre, nella parte più profonda della quale sono conservati i resti delle carceri con relative camere di tortura. Accanto alla torre principale resta anche una torretta secondaria, a difesa dell’entrata e del ponte levatoio.
La torre principale aveva come funzione quella di vedetta, data la sua posizione dominante su tutta le valle, e costituiva il mastio principale del castello appartenuto ai di Capua. Non si hanno date certe sulla costruzione del castello di Riccia, ma quasi sicuramente l’edificio risale, come tanti altri insediamenti difensivi molisani, all’epoca longobarda. I primi lavori eseguiti sulla fortezza risalgono al 1285 e furono voluti da Bartolomeo di Capua, feudatario angioino; nel 1515 invece il castello fu ristrutturato dal Principe Bartolomeo III di Capua. Gli ambienti residenziali sono stati quelli maggiormente saccheggiati a partire dal XIX secolo, al fine di reimpiegare diversi elementi architettonici nelle vicine abitazioni del centro abitato. La residenza dei principi doveva essere molto confortevole e ampiamente decorata soprattutto dopo il periodo rinascimentale. Una ricca biblioteca, sale affrescate, mobili di pregio e ceramiche d’epoca. Il tutto abbellito da stoffe costose, dipinti di valore e caminetti con lastre in pietra locale scolpita.
Altro elemento che testimonia la grande accuratezza nella definizione dei particolari, tra l’altro inusuale nell’ambito di un edificio finalizzato ad uso militare, è la troniera che si apre verso Piano della Corte, nel torrione meridionale, ingentilita da decorazione presenti nei due conci che ne costituiscono gli stipiti laterali.