L’Eremo di Camaldoli si trova nei pressi del borgo di Poppi, in Toscana. Sito all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, è vicinissimo al confine tra Arezzo e Forlì-Cesena. Fu fondato da San Romualdo nei primi anni dell’XI secolo ed è la casa madre della Congregazione benedettina dei camaldolesi. Verso il 1023 San Romualdo giunse fra il Pratomagno e il Monte Falterona in mezzo alle foreste casentinesi e decise di fondare un eremo in una radura detta Campo di Maldolo (Campus Maldoli).
Oggi l’eremo di Camaldoli è uno dei due polmoni con cui respira la comunità monastica ivi presente: a poca distanza l’uno dall’altro sorgono infatti il monastero e l’eremo, i cui monaci appartengono alla stessa comunità, vivono la stessa regola, ma seguono stili di vita in parte diversi, dando maggior spazio alla vita comunitaria presso il monastero e privilegiando il raccoglimento personale presso l’eremo. I monaci che vivono all’eremo sono attualmente nove. L’eremo, interamente cinto da un muro di sasso, si affaccia sulla strada con un portone, attraverso il quale si accede al cortile interno. Dal cortile si possono visitare:
- la foresteria, dove vengono accolti ospiti e pellegrini;
- la chiesa, con il coro monastico;
- l’antica cella di San Romualdo, oggi inglobata nell’edificio della biblioteca, che mantiene al suo interno la struttura tipica della cella eremitica: un corridoio che si snoda su tre lati, custodendo al suo interno gli spazi di vita del monaco, la stanza da letto, lo studio, la cappella. Questa struttura “a chiocciola”, oltre ad offrire riparo dalle rigide temperature invernali, simboleggia il percorso interiore del monaco che cerca di entrare in se stesso;
- la sala dell’antico refettorio o capitolo.
Una cancellata separa il cortile dalla zona più interna riservata esclusivamente ai monaci che vivono in piccole celle separate.
La Chiesa di San Salvatore Travagliato si trova al centro dell’eremo a simboleggiare la centralità della preghiera nella vita monastica. Si affaccia sul cortile centrale dell’eremo ed è fiancheggiata dalla foresteria. Sulla sinistra, rispetto alla facciata, si stende tutto lo scenario della Lavra, cioè l’insieme delle celle monastiche che nei monasteri del cristianesimo d’Oriente sono chiamate appunto Lavre. La chiesa sorge sullo stesso luogo in cui era situato il primitivo oratorio fondato da San Romualdo.
Il Refettorio è stato realizzato nel 1679 dai maestri Guglielmo Magistretti di Arezzo e Baldassarre da Stia, che ricostruirono la sala mantenendo del precedente refettorio soltanto la facciata. Splendido è il soffitto a cassettoni costellato da rosoni tutti diversi l’uno dall’altro. Venne realizzato dagli intagliatori fiorentini Evangelista Dieciaiuti e Gaspare Bertacchi. Alle pareti laterali sono poste alcune tele di notevole interesse, ciascuna delle quali raffigura due santi. Sono attribuite al monaco camaldolese Venanzio l’Eremita, di ispirazione caravaggesca. Sulla parete di fondo è posto un Crocifisso in cotto realizzato nel 1935 da Adolfo Rollo.
La Biblioteca dell’Eremo di Camaldoli era esistente già nell’XI secolo, epoca in cui i monaci camaldolesi si dedicarono alla divulgazione della riforma del canto liturgico, realizzata dal loro confratello Guido d’Arezzo. La biblioteca era ordinata al fine di condurre il monaco a rivivere in sé il cammino ascetico indicato da San Romualdo. Nel 1510 la biblioteca raccoglieva migliaia di pergamene. Prima delle soppressioni napoleoniche del 1810, all’interno della biblioteca erano conservati oltre 7000 libri stampati, 400 codici e oltre 700 incunaboli. In quell’anno e nella successiva soppressione del 1866, la biblioteca venne spogliata dei suoi beni successivamente divisi tra la Biblioteca Nazionale di Firenze, la Biblioteca Laurenziana, la Biblioteca Civica di Arezzo e la Biblioteca Rilliana di Poppi. Il materiale archivistico, comprensivo di oltre 500 pergamene, venne trasferito presso l’Archivio di Stato di Firenze. Attualmente, il deposito dei libri si sta lentamente ricostruendo, comprendendo oltre 500 testi. L’ambiente che raccoglie la biblioteca venne realizzato nel 1622. È dotato di scaffali lavorati sobriamente e il soffitto è decorato da 27 tele che raffigurano gli apostoli Pietro e Paolo, gli Evangelisti, San Benedetto e San Romualdo, i Padri della Chiesa Occidentale e Orientale e i maggiori pensatori dell’Ordine Benedettino.
Attorno all’Eremo si sviluppa la Riserva Biogenetica di Camaldoli, gestita dal Corpo Forestale dello Stato, ma alla cui cura hanno provveduto per molti secoli i monaci camaldolesi, che si occupa in particolare di Abetine di abete bianco. La Riserva si estende fino alla Foresta della Lama, oggi in territorio romagnolo. Molto importante anche la presenza della fauna, tra cui si segnalano quattro specie di ungulati: cervo, daino, capriolo e cinghiale, oltre al loro predatore naturale, il lupo. Abbondante anche la fauna ornitica (picchio maggiore, cince, allocco, poiana, ecc.) e i mammiferi minori (scoiattolo, ghiro, ecc.). Sono presenti anche aree umide dove si sono insediate importanti specie di anfibi quali il tritone e la salamandra.