A pochi chilometri dal centro di Polignano a Mare, nella frazione di San Vito, sorge uno dei luoghi più affascinanti e ricchi di storia della Puglia: l’Abbazia di San Vito Martire. Questo straordinario complesso monastico, affacciato direttamente sul mare Adriatico, unisce spiritualità, architettura e leggenda, divenendo una delle mete più suggestive della Costa dei Trulli.
Origini tra storia e leggenda
La tradizione racconta che nel 801 d.C. una nave approdò sulle coste pugliesi trasportando le reliquie di San Vito, giovane martire cristiano, e dei suoi precettori Modesto e Crescenza, condotti qui da Fiorenza, nobile salernitana scampata a un naufragio grazie a un’apparizione miracolosa del Santo. In segno di gratitudine, Fiorenza avrebbe acquistato i terreni dove poi sorse l’abbazia, affidandoli ai monaci benedettini.
Secondo un’altra leggenda, il complesso sarebbe stato edificato sulle rovine di un tempio pagano o della Turris Caesaris, antica struttura romana affacciata sul porto, da cui passava la deviazione della via Traiana. L’impianto monastico originario fu probabilmente eretto nell’Alto Medioevo da monaci basiliani, in fuga dall’Oriente.
La fondazione vera e propria dell’abbazia risale al X secolo, in epoca benedettina. Dal XIV al XVIII secolo, il complesso ospitò i Frati Minori Conventuali dei SS. Apostoli, mentre nel 1785 passò al Regio Demanio. A seguito della soppressione degli ordini religiosi, nel 1866 lo Stato vendette l’intero complesso alla famiglia La Greca, ancora oggi proprietaria della struttura, ad eccezione della chiesa, che è affidata alla Chiesa Matrice di Santa Maria Assunta.
Architettura e arte
L’Abbazia presenta una pianta quadrangolare irregolare, con un grande portico sulla facciata principale scandito da logge ad arcate a tutto sesto, affacciate su un piccolo chiostro interno con pozzo. Il transetto è sormontato da una piccola cupola circolare, mentre il campanile, in stile barocco leccese, si eleva come una raffinata torre decorata. La chiesa romanica, annessa al complesso, è a tre navate divise da pilastri regolari, e conserva ancora oggi un forte impianto originario.
Fede e tradizione
San Vito è venerato per le sue doti taumaturgiche, in particolare per la guarigione della corea (nota come “ballo di San Vito”) e del morso della tarantola. Secondo un’antica usanza, i frammenti del ginocchio del Santo, un tempo custoditi nell’abbazia, secernevano un liquido usato dai monaci per curare i morsi velenosi e gli stati di trance. Ancora oggi, la devozione popolare si rinnova ogni anno il 14 giugno, quando la statua del Santo parte in processione via mare da San Vito per approdare a Cala Paura, accolta da centinaia di fedeli. Il corteo prosegue fino al centro cittadino, dove il sindaco simbolicamente consegna le chiavi della città al patrono.
L’abbazia oggi
Dal 2020, l’Abbazia di San Vito Martire ha conquistato anche il grande pubblico televisivo, facendo da sfondo a numerose scene della serie Le indagini di Lolita Lobosco. La sua posizione spettacolare, affacciata sull’Adriatico, il fascino delle sue architetture e le leggende che la avvolgono ne fanno oggi una tappa imperdibile per chi visita la Puglia, tra fede, arte e bellezza senza tempo.