Nel 1750 la chiesa, ormai fatiscente, fu demolita e ricostruita nelle attuali forme neoclassiche tra il 1760 e il 1765, portando la parete est fuori dall’antica cinta delle mura castellane e collocandovi il presbiterio, che nella chiesa originaria si trovava alla base dell’attuale torre campanaria. Nel 1886 la facciata fu restaurata, successivamente tra il 1952 e 1954 furono eseguiti lavori di restauro del tetto, della volta che fu portata a tutto sesto e furono chiuse le due cappelline centrali ai lati della navata. Nel 1984 fu rifatto completamente il pavimento della chiesa con mattonelle in cotto locale e furono riaperte le due cappelline laterali. L’ultimo intervento significativo di restauro in ordine di tempo è stato realizzato a seguito dei danni causati del sisma del 1997; dopo il terremoto del 2016 la chiesa è stata messa in sicurezza ma non è officiata, in attesa di restauro ed eccezionalmente aperta per le giornate FAI di Primavera.
A navata unica presenta tre cappelline per lato e vi si conservano opere di pregio. La Cappellina di S. Vito è chiusa da una cancellata in ferro battuto del 1854; lo stato di conservazione non è buono, è decorata con stucchi realizzati da Bernardino Maccario da Loro Piceno tra il 1642-1644, con figure di Santi, putti, festoni, volute. Gli affreschi, piuttosto deteriorati dalle infiltrazioni d’acqua, rappresentano a sinistra S. Vito in preghiera tra i monti della Lucania e a destra S. Vito innanzi al giudice.
I tre dipinti su tela sono del pittore fermano Lorenzo Foschi, eseguiti tra il 1646 e il 1648: nella pala centrale è rappresentato S. Vito che assistito dai SS. Modesto e Crescenzia – suo maestro e sua nutrice- libera una persona morsa da un cane¸ a sinistra La Trasfigurazione di Gesù, a destra S. Maria Maddalena con altre Vergini. Nella cappella centrale sul lato destro della navata il dipinto con La Madonna delle Grazie attribuito ad Alessandro Ricci (1749-1829), il più noto esponente della famiglia di pittori fermani. Anche la Via Crucis è settecentesca.
La cappella dell’Addolorata è decorata con pitture, stucchi, dorature. Le tempere su parete sono state eseguite nel 1888 dal fermano G. Nunzi e rappresentano La presentazione di Gesù al tempio e L’incontro di Gesù e Maria al Calvario; nella volta Angeli intorno alla Croce, pure con danni causati dall’umidità. Sull’altare maggiore l’imponente, essenziale Crocifisso, proveniente da un’altra chiesa non individuata, di scuola bolognese, vicino al fare pittorico del Guercino per la tavolozza scura e per la luce suggestiva che svela la potente anatomia. Nella cappella centrale sul lato sinistro della navata La Pietà con i SS. Liberato e Vitale, tra le opere più belle di Alessandro Ricci. Nella cappella del Battistero, in una cornice a stucco la tela con il Battesimo di Gesù attribuita ad Alessandro Ricci, su ispirazione da un originale di Carlo Maratta.