L’Abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte è situata all’interno del Parco del Monte di Portofino, in Liguria, vicino a Camogli. E’ dedicata a san Fruttuoso di Tarragona, vescovo e santo catalano del III secolo, le cui ceneri sono conservate presso l’abbazia, dove sarebbero state traslate a seguito dell’invasione araba della Penisola Iberica.
L’abbazia non è raggiungibile da alcuna arteria stradale, ma vi si può accedere soltanto via mare oppure percorrendo due panoramici sentieri: uno che scende dal soprastante monte di Portofino e l’altro che percorre la costa partendo dalla baia di Portofino. L’abbazia prospetta sull’antistante spiaggia balneabile. Nel 1951 vi fu girato il film Il diavolo in convento di Nunzio Malasomma con Gilberto Govi.
Nella sua baia è collocata la celebre statua del Cristo degli abissi, posta nel 1954 sul fondale marino e restaurata negli anni novanta. L’abbazia sorse alla metà del X secolo ad opera di monaci greci e fu ricostruita tra la fine del X secolo e l’inizio dell’XI per volere di Adelaide di Borgogna, vedova dell’imperatore Ottone I.
Nelle sale del complesso monastico un restauro completato negli anni novanta ha rimesso in luce le antiche strutture romaniche, è stato allestito un museo dedicato alla storia dell’abbazia. In diverse teche sono esposte le ceramiche da tavola, scoperte in un deposito del monastero e di varie provenienze geografiche, usate dal XIII al XIV secolo dai monaci. La primaria torre nolare, considerata tra i più antichi elementi architettonici della Liguria, fu realizzata intorno al X secolo con calotta sferica e leggermente ovale, secondo il canone artistico dei Bizantini. Solo in seguito la struttura fu sovrapposta con un nuova torre ottagonale con lesene a vista.
Il chiostro superiore, costruito nel XII secolo, fu quasi del tutto ricostruito nel corso del XVI secolo per volere del celebre ammiraglio onegliese Andrea Doria. Il chiostro fu dotato da coperture a crociera, con impiego di capitelli in stile romanico e colonne di varia provenienza. Al livello inferiore del chiostro è presente il sepolcro della famiglia Doria, concesso dagli stessi monaci benedettini. Le tombe nobiliari – nelle quali alloggiano le salme di sette membri Doria morti tra il 1275 e il 1305 – sono in marmo bianco e pietra grigia alternato, come nella classica e tipica bicromia ligure. Sono disposte a schiera sui tre lati del vano e costituite da arche in muratura singole o a coppie – in gran parte con epigrafi – sormontate da arcosoli a sesto acuto, sorretti da piccole colonne in marmo con tettuccio a capanna. Oltre alle tombe dei sette componenti della famiglia Doria sono presenti altri due sepolcri e un sarcofago romano dei quali si ignorano le identità dei personaggi tumulati.
La torre, intitolata ad Andrea Doria dai suoi eredi, fu costruita a rispetto della clausola di giuspatronato concesso da Giulio III ad Andrea Doria nel 1551 per difendere il borgo e la sua provvidenziale sorgente di acqua, utilizzata dai monaci, dalle eventuali incursioni dei pirati barbareschi. La torre era dotata di artiglieria pesante e leggera: tre cannoni in bronzo, un bombardiere, 33 moschetti e archibugi che, per il suo armamento, costò 2687 scudi d’oro. Sulle due facciate è presente lo stemma dei Doria, l’aquila imperiale, mentre altre decorazioni sono visibili sulle cornici e sulle mensole. Cambiò il suo aspetto nel XVII secolo quando venne fatto costruire un nuovo tetto dall’abate Orazio Spinola.