La costruzione del complesso monumentale di San Domenico di Aidone, in Sicilia, fu iniziata nel 1419 per volontà del beato fra Vincenzo da Pistoia, su progetto dell’architetto aidonese Vincenzo Di Luca. In questa chiesa si venerava la reliquia della spina del Signore. Il tempio è notevole per la facciata bianca a punta di diamante, che è molto rara in edifici religiosi, ma si trova soprattutto in edifici politici come Lo Seri Pinto di Sciacca e il Palazzo dei Diamanti a Ferrara. Ai lati della facciata sorgono due alti e slanciati cantonali in pietra arenaria (provenienti dalla contrada montagna), in cui si trova lo stile plateresco diffusosi dalla Catalogna nella seconda metà del Quattrocento. I cantonali culminano in un timpano ribassato, scandito da metope e triglifi. Molto bello e accurato e il portale, ai cui lati sorgono due lesene in cui si trova di nuovo lo stile plateresco. Le lesene culminano con un capitello corinzio abbellito da volti di angeli. La chiesa è a navata unica, completata da un’abside. Gli architetti quando restaurarono la chiesa dopo il terremoto del 1693, lasciarono la parete destra in pietra viva e l’altra con stucchi settecenteschi. Nell’abside si trovano poche tracce di un rosone quattrocentesco. Ai lati dell’abside sorgono due cantonali (sempre in pietra arenaria) che terminano con un capitello corinzio.
Il convento sorto a ridosso della chiesa visse per 4 secoli un’intensa vita religiosa, fino alla scomparsa dei domenicani da Aidone. Successivamente fu adibito a scuola elementare maschile fino a quanto non fu abbandonato e crollò.