Fornesighe si trova lungo la strada per il Passo Cibiana, nelle Dolomiti Bellunesi, in Veneto. Il toponimo indica chiaramente l'antica presenza di forni e fusine per la lavorazione dei metalli estratti dalle miniere della vicina Val Inferna.
Adagiato su un dolce pendio esposto a sud, il piccolo borgo gode di un panorama dolomitico sul gruppo del Tamer San Sebastiano e Sugli Spiz di Mezzodì, propaggini nord del Parco Nazionale delle Dolomiti Bellunesi. Conserva perfettamente l'architettura di montagna tipica dello Zoldano. Tra gli edifici notevoli, si ricordano la bottega "dei Beretin" (con un affresco dell'artista locale Bruno De Pellegrin), casa Arnoldo "Camelin", casa Costantin "Duodi", casa De Pellegrin "Geli", casa Mosena, casa Ros "Thoòt", casa Costantin "Ofiziai" e tabià Toldo-De Pellegrin.
Chiesa di San Vito
Di questa chiesa si hanno notizie solo dal 1570 ma ha certamente origini più antiche. A partire dal 1727, in base a una richiesta avanzata dai regolieri di Fornesighe un decennio prima, la chiesa viene gradualmente risistemata e ampliata assumendo l'aspetto attuale. A questo periodo risale l'altare maggiore, opera di Giovanni Paolo Gamba Zampol (1761 ca.).
Ex Latteria
Ubicata nella piazza antistante la chiesa, è oggi sede del Piodech Zoldan, associazione culturale che si occupa della valorizzazione del folklore locale. Gli esterni sono completamente affrescati da Vico Calabrò, mentre gli interni ospitano un museo etnografico che espone attrezzi per la lavorazione del latte, maschere di carnevale (tipica del paese è la Gnaga) e una mostra sull'arte dell'intarsio.
La parola Piodech deriva dal latino publicum plovegum che come in zoldano significa prestazione d'opera nell'interesse collettivo. Ampiamente praticato fino a metà del 1900, cioè finché ci fu una realtà contadina, il piodech è in seguito caduto in disuso. E' rimasto comunque un filo conduttore che continua nel tempo e che si rende ancora attuale nei momenti di calamità naturali, come ad esempio avvenne nel 1966 in occasione dell'alluvione.