Situata alle pendici del colle di San Pietro, in una posizione strategica e scenografica che domina la vallata sottostante, la Basilica di Santa Maria Maggiore è uno dei più straordinari esempi di architettura romanica del Lazio, insieme alla vicina Basilica di San Pietro. Consacrata il 6 ottobre 1206, ha origini ancora più antiche: viene menzionata per la prima volta in una bolla di Papa Leone IV dell’852, ma le sue fondamenta risalgono almeno all’VIII secolo.
Esterno: una facciata che incanta
La facciata della chiesa colpisce per la sua imponenza e ricchezza decorativa. Realizzata in tufo locale, è scandita orizzontalmente in tre sezioni che mascherano la divisione interna in navate. Al centro domina uno splendido rosone marmoreo, tipico della scuola umbra, incorniciato da rilievi con i simboli degli Evangelisti. Sotto il rosone corre una loggetta a colonnine, impreziosita da sculture di grifi, leoni e figure mitologiche, tutte scolpite in pietra lavica e marmo.
Il portale centrale, in marmo bianco, è tra gli elementi più spettacolari: profonde strombature scandite da colonnine corinzie, rilievi simbolici, motivi vegetali e scene bibliche come il sacrificio di Isacco, la Madonna col Bambino in trono, l’Agnello di Dio e la Fuga in Egitto. Ai lati, le statue di San Pietro e San Paolo vegliano l’ingresso. I portali laterali, in pietra vulcanica, riprendono lo schema del principale con elementi decorativi più sobri ma non meno suggestivi.
A fianco della chiesa si erge la maestosa torre campanaria, costruita tra XI e XII secolo. La sua posizione avanzata rispetto alla facciata è dovuta al successivo allungamento della navata. Danneggiata dal terremoto del 1971, ha perso la parte superiore, ma conserva intatti gli archetti ciechi lombardi e le lesene decorative.
Interno: un viaggio nell’arte medievale
L’interno, a tre navate, mostra la stratificazione di secoli di storia architettonica. Colonne e pilastri sorreggono archi a doppia ghiera, con capitelli romanici in tufo finemente scolpiti, alcuni decorati con motivi vegetali, figure mostruose e simboliche. Le navate terminano in tre absidi, di cui quella centrale è ampia e scenografica, conclusa da un superbo arco trionfale.
Sulle pareti e sulle colonne si conservano numerosi affreschi, risalenti tra il XIII e il XVI secolo. Tra i più significativi, un grande Giudizio Universale attribuito a Gregorio e Donato d’Arezzo, visibile nell’arco dell’abside centrale: Cristo Pantocratore, angeli, santi, beati e dannati sono raffigurati con forza narrativa, mentre l’inferno è rappresentato in modo vivace e drammatico, con la figura di Lucifero soprannominata localmente “caca anime” per la cruda scena della dannazione.
Nella navata destra si trova uno degli elementi più singolari della chiesa: il fonte battesimale ad immersione del XIII secolo, ottagonale e riccamente scolpito, unico nel suo genere nell’area. Poco distante, un ambone medievale e un ciborio gotico testimoniano l’importanza liturgica del luogo nei secoli. L’altare maggiore conserva un pluteo altomedievale come paliotto, mentre l’abside è decorata con un fregio duecentesco raffigurante i Dodici Apostoli.
Un tesoro da riscoprire
La Basilica di Santa Maria Maggiore non è soltanto un capolavoro dell’arte romanica, ma un custode di memorie religiose, artistiche e civili. Fu la prima cattedrale di Tuscania e, ancora oggi, mantiene il fonte battesimale originario, simbolo della sua funzione primaria nel culto locale. Pur danneggiata in parte dal terremoto del 1971, la chiesa è oggi visitabile e continua a essere oggetto di interventi di restauro e valorizzazione, affidati alla Soprintendenza per i Beni Architettonici.
Situata in una posizione solitaria e affascinante, nel punto in cui sorgeva l’antico nucleo urbano di Tuscania, Santa Maria Maggiore offre al visitatore un’esperienza intensa e autentica, tra spiritualità, arte e storia millenaria.