Accarezzato dall’aria frizzante del massiccio del Pollino, Viggianello è un antico borgo situato su un suggestivo sperone roccioso che domina la valle del Mercure, bacino fluviale che si stende nell’estremo sud della Lucania, ai confini delle terre calabre.

Antico feudo della nobile famiglia dei Sanseverino, illustre storico casato di discendenza normanna del Regno di Napoli, Viggianello appartenne poi ai possedimenti della monarchia di Spagna per tornare ai Sanseverino, passare nel XVI secolo ai Della Ratta, originari di Barcellona, poi alla famiglia dei Bozzuto e, alla fine del XVIII secolo, far parte del cantone di Lauria nel dipartimento del Crati. Divenuto comune nel 1808, fu teatro delle varie fasi dell’unità d’Italia e terreno di scontro tra l’esercito piemontese ed i briganti.

Al suggestivo scenario paesaggistico e naturale si unisce l’impronta bizantina e normanna dell’abitato ricco di testimonianze artistiche.

Tra le chiese principali vi è la cappella di San Sebastiano, di origine bizantina, con una statua lignea dedicata al Beato Stefano Seno, la chiesa madre di Santa Caterina d’Alessandria, che custodisce, tra gli altri, tele del Seicento e del Settecento, acquasantiere in marmo bianco del XIX secolo, un ciclo d’affreschi di Alfonso Metallo e una Madonna in pietra del Cinquecento, la chiesa di Santa Maria della Grotta, con il portale in pietra bianca del Rinascimento, e la cappella dell’Assunta voluta dai Sanseverino nel XV secolo.

Il Castello domina l’abitato che alle tante chiese e cappelle unisce alcuni importati palazzi gentilizi, tra cui il vasto complesso architettonico di Palazzo De Filpo, il settecentesco palazzo Caporale ed il barocco palazzo Marino. Portali in pietra lavorata e fontane arricchiscono piazzette e vicoli del centro storico dove ancora si respira il passato agricolo e pastorale del borgo.

Tra i centri più rinomati della Basilicata anche per la ricchezza del patrimonio gastronomico, Viggianello, paese delle ginestre, propone una ricca e variegata tavola che va dai primi piatti come la “Rappasciona”, il misto di cereali e legumi, e i “Rafajuoli”, i ravioli, ai secondi e contorni come la “Ciambotta”, la peperonata, i “Rummulèddi”, le polpette, e i dolci tra cui la “Ciciràta”, gli struffoli, e i “Crispedd”, le crespelle.

Delizia tipica della zona, anche se ormai prodotto in pochi caseifici, è il Paddaccio del Pollino, il formaggio di latte di pecora e capra, lavorato manualmente, non sottoposto a stagionatura e non salato. Dal gusto leggermente acidulo presenta una forma sferica, a padda, come si dice in dialetto locale, pesa circa mezzo chilo e presenta una consistenza morbida e cremosa. Privo di crosta è di pasta molle. Ottimo se consumato con verdure di stagione, con pane casereccio e con un buon bicchiere di vino bianco leggero.