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Museo Archeologico Nazionale di Tuscania

Cosa vedere a Tuscania, Viterbo, Lazio


Sul colle alla fine della passeggiata fuori le mura si trovano la chiesa di Santa Maria del Riposo e l'ex convento francescano ora adibito a museo nazionale Etrusco. La chiesa, di impianto benedettino, fu ricostruita in forme rinascimentali alla fine del XV Sec., al tempo in cui era occupata dai padri carmelitani, e completata tra il 1495 e il 1522. E' ricca di pitture cinquecentesche. Conserva un polittico d'altare, attribuito, a certo Maestro Pellegrino diviso in quattro parti: tre lunette superiori, di cui la laterale di sinistra raffigura l'angelo annunciante, quella di destra la Madonna e al centro il Padre Eterno.
La prima fascia raffigura nel quadro centrale Maria in Gloria nei laterali i SS. Martiri Secondiano, Veriano e Marcelliano, patroni di Tuscania.
La seconda fascia, ospita nel lato sinistro un quadro di S.Giovanni Battista e sulla destra quello di S.Francesco; nella nicchia centrale, che forse una volta ospitava il tabernacolo è collocato un quadro dipinto da Antonio del Massaro detto il Pastura raffigurante Madonna con Bambino. Alla base del polittico una serie di formelle, di pregevole fattura, narrano alcuni fatti biblici della storia di Gesù. In tre altari laterali sono collocate tre pale di Scalabrino da Pistoia raffiguranti rispettivamente: l'adorazione dei pastori, la visita dei Magi e la Deposizione dalla croce. Convento di S. Maria del Riposo, sede del Museo.Nella cappella di sinistra si trova la parte rimanente di una grande tavola che raffigura la presentazione di Maria al Tempio, attribuita a Girolamo Sermoneta detto il Siciolante. Altri pregevoli affreschi sono presenti in nicchie di altari laterali fra cui una bellissima natività di Gesù. Dietro all'altar maggiore è collocato un grandioso coro ligneo del XVI Sec. Il convento fu realizzato nelle forme attuali nel XVI Secolo gli affreschi del chiostro sono del XVII secolo e narrano in 48 lunette le gesta terrene e i miracoli di S. Francesco d'Assisi.
L'uso abitativo avvenuto nel dopo la prima guerra mondiale e protrattesi fino al 1971, ha prodotto vari guasti architettonici che in gran parte sono stati recuperati da un valente restauro del dopo terremoto. Il Museo ancora in via di allestimento è tuttavia suggestivo; conserva straordinarie testimonianze sepolcrali etrusche e romane della zona. Nelle quattro sale a pianterreno sono esposti i reperti delle tombe etrusche della necropoli Madonna dell'Olivo, e Carcarello che accolgonoSarcofago appartenente alla famiglia Curunas.
una raccolta quasi completa dei sarcofagi e delle suppellettili della famiglie tardo etrusche Curunas e Vipinana, rappresentative dei modi di vita e dei costumi di questa parte dell'Etruria nei secoli IV e III a. C..
Le otto sale al piano superiore (di cui sono allestite solamente le prime tre) sono esposti i ritrovamenti più recenti delle Necropoli di Pian di Mola, Ara del Tufo e Scalette con un campionario di reperti etruschi che vanno dal secolo VIII a.C. alla piena età romana; il tutto in vetrine con pannelli esplicativi. In una sala adiacente il salone centrale sono stati collocati gli elementi architettonici della tomba a portico colonnato di Pian di Mola e un'audio visivo che spiega la tipologia storica architettonica della tomba stessa. Un notevole numero di sarcofagi fittili e di suppellettili, non esclusi numerosi pezzi di ceramica medioevale, attendono la collocazione nelle rimanenti sale. A proposito di museo è doveroso un cenno su quello che fu considerato il primo museo etrusco della storia cioè l'allestimento fatto da Vincenzo Campanari (archeologo tuscanese della metà dell'ottocento) nel giardino della propria casa. Ottenuto dal Papa il permesso di recuperare dagli scavi reperti archeologici con l'accordo di divisione tra le parti, il Campanari con i propri recuperi ricostruìtra l0'altro la tomba Vipinana, scoperta in loc. Carcarello, collocando i sarcofagi e le suppellettili come erano stati scoperti. Da alcuni studiosi dell'epoca tale criterio espositivo venne oltremodo apprezzato a differenza di quello effettuato nel museo Gregoriano Vaticano fortemente criticato per la mancanza di un criterio cronologico funzionale.

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