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Castello Scaligero

Cosa vedere a Lazise, Verona, Veneto


Le origini del castello di Lazise risalgono al IX secolo, quando gli abitanti del borgo eressero delle prime difese per proteggersi dalle invasioni degli Ungari, completato sul finire del secolo successivo, come dimostra il privilegio concesso nel 983 dall'imperatore del Sacro Romano Impero Germanico Ottone II, nel quale egli diede facoltà alla popolazione locale di completare le proprie difese.

Nel 1193 il castello e l'abitato passarono sotto il governo del libero Comune di Verona e quindi, qualche anno più tardi, sotto la Signoria degli Scaligeri, che in città avevano ormai accentrato nelle loro mani il potere: Alberto II e Mastino II della Scala nel 1329 ristrutturarono le mura del borgo, intervallandole da una ventina di torri scudate, mentre la ricostruzione della rocca venne iniziata da Cansignorio nel 1375 e ultimata da Antonio e Bartolomeo II nel 1381; Lazise divenne così un caposaldo dello scacchiere fortificato occidentale veronese.

Il borgo lacustre di Lazise è munito di buona parte della cinta muraria, di cui è stata perduta solamente la parte più a nord della cortina orientale e la parte della cortina occidentale che, partendo dal castello, proseguiva lungo il lago fino al porto antico, concludendosi nella scomparsa torre del Cadenon, eliminata nel 1939 per far posto al monumento ai caduti, ma la cui figura è rimasta nella memoria della comunità lacisiense tanto da continuare ad esistere nella festa popolare nota come Palio della Cuccagna del Cadenon, che si svolge ogni anno proprio laddove si ergeva la torre medievale.

La fortezza vera e propria venne realizzata tra il 1375 e il 1381, quindi appartiene ad una serie di opere difensive iniziate da Cansignorio e concluse dagli ultimi due Scaligeri, Antonio e Bartolomeo II della Scala. Essa è costituita da due recinti affiancati: una cortina rettangolare più grande, adibita a porto militare, sul lato verso il lago, ed una rettangolare più piccola, la piazza d'armi, sul lato verso l'entroterra: entrambe le cortine sono intervallate da sei torri scudate, con volte murarie che sorreggono le terrazze merlate e strutture lignee che sostengono i piani intermedi; vi sono quattro torri angolari e due intermedie poste sul lato lungo, circondate sia verso la campagna che verso l'abitato da un ampio fossato acqueo dotato di controscarpa in muratura e, sul lato campagna, pure da una controfossa. Vi sono due accessi al castello, uno verso campagna ed uno verso città, entrambi protetti da un rivellino munito di porte a doppio battente e da un ponte levatoio su fossato. Inoltre, per offrire una maggiore difesa del castello, ai lati del rivellino verso campagna si dipanava una seconda cortina muraria, leggermente più bassa di quella principale.

Particolarmente imponente il mastio del castello in mattoni di cotto, con un basamento alto due metri in pietra e un coronamento formato da una struttura pensile merlata, con caditoie su archeggiature che scaricano il proprio peso su una triplice mensola digradante in pietra. A questo elemento ultimo di difesa si poteva accedere dal cammino di ronda tramite un piccolo ponte levatoio: dal piano raggiunto si poteva quindi scendere tramite botole alle prigioni, oppure tramite scale salire ai piani soprastanti. Alla base del mastio, all'interno della piazza d'armi, si ergevano un tempo la residenza del castellano e le caserme della milizia, a ridosso della cinta muraria.

Il parco romantico progettato dal conte Buri si svolge come un percorso attorno al castello, unico grande episodio che segna il cammino, senza altri elementi di sorpresa. Delle essenze originali molte sopravvivono ancora oggi: risultano particolarmente significative, per le loro dimensioni e bellezza, una wellingtonia, una sequoia e due esemplari di Magnolia grandiflora, le quali hanno una dimensione tale che le loro chiome si fondono, creando una galleria verde sotto la quale si svolge il percorso. Sui margini de la mara, nella porzione meridionale del giardino, crescono invece numerose piante a foglia caduca, come ippocastani, platani, tigli, carpini neri, olmi e querce, mentre nel sottobosco si trovano aceri, biancospini, pitosfori, allori, tassi e bossi, rinvigoriti dalle acque del ruscello che raccoglie le acque delle colline che circondano Lazise e che, proprio nel parco della villa, confluiscono nel lago.

  • Via Castello, 13, Lazise (Verona)
  • Castello, rocca, fortezza

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