Torre Astura è una torre costiera fortificata e un'isoletta del Lazio, nel territorio del borgo marinaro di Nettuno. L'Astura romana era un approdo alla foce del fiume omonimo posto lungo la via Severiana, sede di ville già dal I secolo a.C. Una tra queste fu di Cicerone, e Astura fu teatro delle ultime fasi della sua inutile fuga da Marco Antonio. Nel sito venne realizzata, tra la fine della Repubblica e l'inizio dell'età imperiale, una villa strutturata in parte in terraferma e in parte su un'isola artificiale, dotata di una vasta peschiera, i cui resti sono ancora in parte visibili (sulle murature in mare fu poi realizzata la fortezza). A partire dall'età romana Astura rappresentava infatti il prolungamento e il confine ad oriente della colonia di Antium; per la sua amenità fu un luogo molto amato dai nobili romani, che la scelsero per costruirvi le loro villae d’otium.
Pervenuta intorno al 1140 a Tolomeo dei Conti di Tuscolo per averla usurpata al monastero di Sant'Alessio all'Aventino, nel 1193 il sito venne in possesso dei Frangipane, che per proteggersi dai Saraceni vi costruirono una fortezza marittima con una torre a pianta pentagonale, circondata dalle acque e collegata alla terraferma da un ponte ad arcate in laterizio. Nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto a Tagliacozzo, si rifugiò ad Astura nell'omonima torre, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra, lo consegnò a Carlo d'Angiò re di Napoli, cosicché fu decapitato a Campo Moricino, l'attuale piazza del Mercato di Napoli. Nel 1426, dopo essere stata feudo dei Caetani e degli Orsini, la fortezza passò sotto i Colonna i quali la ristrutturarono, dandole l'attuale aspetto, e la vendettero nel 1594 a Clemente VIII Aldobrandini. Da questi, estintasi la famiglia Aldobrandini, passò ai Borghese, dai quali fu ceduta al comune di Nettuno negli anni settanta del XX secolo.
Da Torre Astura lo sguardo spazia dal Circeo all'odierna Anzio. Fino alla bonifica il sito rimase immerso nella foresta paludosa che occupava l'Agro Pontino, immediatamente alle spalle della duna costiera. Come notava Gregorovius nel 1854, «Con Nettuno cessa la civiltà umana su questa costa, perché immediatamente alle spalle della città comincia il deserto pontino. La macchia si estende fino a Terracina». Questa posizione, insieme alla natura selvaggia dei luoghi, abitati e frequentati abitualmente solo da contadini poveri, butteri e bufali, briganti e sbirri, sollecitò vivamente la fantasia dei pochi viaggiatori letterati che li percorrevano nel XIX secolo. Si devono a Gregorovius e a Gabriele D'Annunzio descrizioni affascinanti del luogo nella seconda metà del secolo. In tempi più vicini a noi la fortezza è stata utilizzata come ambientazione per diversi film (tra i quali spiccano Pinocchio televisivo, L'arcidiavolo e Brancaleone alle crociate con Vittorio Gassman); venne anche usato in alcune scene nello sceneggiato televisivo del 1975, L'amaro caso della baronessa di Carini, scritto da Daniele D'Anza e Lucio Mandarà e diretto da Daniele D'Anza, nonché per il film Salvo D'Acquisto, del 1974, diretto da Romolo Guerrieri con Massimo Ranieri nelle vesti del protagonista.