Il castello di Melfi è il simbolo del paese ed è considerato tra i più importanti castelli medievali d'Italia. La sua origine risale al XI secolo per opera dei Normanni, voluto da Roberto il Guiscardo, e sorge sulla cima della città del Vulture. Il suo posizionamento era fondamentale per difendersi dagli attacchi esterni e come rifugio per gli alleati. Con la venuta degli Svevi, Federico II lo ampliò e proprio a Melfi decise di trascorrere l’estate.
Con la caduta degli Svevi e con l’arrivo dei nuovi dominatori angioini, il castello subì ampliamenti e restaurazioni.
Osservando il castello, ciò che salta all’occhio sono le dieci torri, sette rettangolari e tre pentagonali. Il castello è composto da quattro ingressi, di cui solo uno è tuttora agibile. Il primo era collegato alla campagna, il secondo si apre nello spalto, il terzo era l’ingresso principale nell’epoca angioina e permetteva di raggiungere il fossato e la città mentre con il quarto, aperto dai Doria, si accede al borgo attraverso un ponte, che un tempo era un levatoio. Superato il portone, si entra nel bel cortile principale, su cui affacciano il palazzo baronale e la cappella gentilizia.
Al piano terra del castello è ospitato il Museo Archeologico Nazionale del Melfese, in cui è custodita l’importante documentazione archeologica rinvenuta nel comprensorio dell’area e presenta raffinate ceramiche daunie a decorazione geometrica che compongono corredi funerari del VII-III sec. a.C. con armature in bronzo, ornamenti in argento, oro, ambra e vasi in bronzo di produzione greca ed etrusca. Mentre nella Torre dell’Orologio si può apprezzare lo splendido Sarcofago romano, ritrovato nel 1856, noto anche come “Sarcofago di Rapolla”, perché un tempo conservato nella piazza della cittadina del Vulture.