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Monastero di Camaldoli

Cosa vedere a Poppi, Arezzo, Toscana


Il monastero di Camaldoli è un complesso monastico situato a tre chilometri dall'Eremo di Camaldoli, in Toscana. Nel luglio del 1943 ospitò i lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli. Sorge presso le rive di uno dei rami del fiume Archiano, citato da Dante Alighieri (Purgatorio, canto quinto, versetto 94).

Il complesso architettonico è composto dall'antico ospizio o foresteria, dalla chiesa e dal monastero. Venne edificato a partire dal 1046, quando nei pressi della chiesa i monaci costruirono un piccolo ospedale. I lavori di edificazione dell'attuale monastero iniziarono nel XVI secolo e videro l'ingrandimento del chiostro sul lato nord della chiesa e sul lato ovest dell'ospedale che venne inglobato. I lavori erano conclusi nel 1611. Camaldoli era conosciuta anche col nome di Fontebuona per la qualità e la ricchezza delle acque, che vennero celebrate dalla fontana monumentale che Ambrogio Traversari fece costruire di fronte all'ingresso del monastero. Caratterizzato da linee molto sobrie, venne ingrandito nel XVI secolo. L'edificio è raccolto intorno al chiostro centrale che presenta sul lato sud e sul lato ovest, i lati esposti al sole, una serie di archi a tutto sesto poggianti su colonne con capitelli ionici. Sui lati nord e est, quelli battuti da venti gelidi, sono presente solo alcune finestre anch'esse ad arco. Al piano superiore del chiostro sono presenti dei corridoi con volta a botte e nel più lungo, circa 85 metri, sulla botte di copertura vi è una decorazione costituita da una serie di velette con fregi di vario genere. Su questi corridoi si aprono le celle dei monaci.

Il Refettorio venne completato nel 1609 ed è caratterizzato da semplici e sobrie linee del manierismo toscano. È arredata con stalli in noce e da tavoli dalla linea severa. L'intera superficie della parete di fondo è occupata da una tela del Cristoforo Roncalli detto il Pomarancio, raffigurante Cristo servito dagli angeli, ed è stata realizzata sul posto nel 1611. Sopra la porta d'ingresso è situato un bel pulpito di pietra serena che veniva usato per la lettura di testi sacri durante durante i pranzi. Alle pareti sono inoltre alcune tavole del XVII e del XVIII secolo. Le più interessanti sono quelle realizzate dal pittore fiorentino Giovanni Camillo Sagrestani raffiguranti la Deposizione dalla Croce e la Resurrezione di Cristo. Ai lati del pulpito vi sono due opere di Lorenzo Lippi che raffigurano Giacobbe che abbevera la pecora di Rachele e il Trionfo di Davide. Il soffitto del refettorio è a cassettoni e venne completato nel 1606 ed è opera di alcuni monaci del monastero stesso, tra cui il monaco Simone che è l'autore della statua della Madonna in legno policromo e dei rosoni. Alla fine del XVIII secolo il soffitto venne decorato con tutta una serie di teste alate in cartapesta che appesantirono l'opera; vennero tutte sostituite con copie durante i lavori di ristrutturazione, condotti dalla Sovrintendenza ai monumenti, nel 1971.

La Chiesa, dedicata a san Donato e a san Ilariano, sorge su un'area occupata da ben quattro chiese succedutesi nel corso dei secoli. In occasione di scavi archeologici effettuati nel 1979 vennero messi in luce i resti della struttura distrutta dopo un incendio nel 1203 e fu possibile osservare la sovrapposizione degli edifici. La chiesa venne ricostruita all'inizio del XIII secolo e venne decorata nel 1361 da una serie di affreschi realizzati da Spinello Aretino. Tra le opere d'arte presenti all'interno spiccano le sette tavole realizzate da Giorgio Vasari, tavole realizzate per il precedente edificio cinquecentesco.La pala maggiore raffigura la Deposizione dalla Croce ed è situata all'altare maggiore. Sotto le grate a balcone da cui si affaccia, sulla navata, il coro monastico sono poste altre due piccole tavole, sempre del Vasari, raffiguranti i due titolari della chiesa, San Donato e San Ilariano. Altre due pale vasariane sono poste nelle cappelle situate vicino al presbiterio. Una rappresenta la Natività di Cristo, l'altra raffigura la Vergine in Trono tra San Giovanni Battista e San Girolamo, in quest'opera, la prima realizzata da Vasari a Camaldoli, nel paesaggio sullo sfondo sono raffigurati il monastero e l'eremo di Camaldoli così come apparivano nel cinquecento. Nel presbiterio, delimitato da scalini in pietra vi sono due delle quattro tele di autore ignoto che raffigurano gli Evangelisti mentre le altre due sono nella navata.

Nel 1046 i monaci avevano edificato un piccolo ospedale per poter curare gli ammalati dei paesi vicini. In quella struttura i pazienti venivano curati gratuitamente e l'assistenza sanitaria veniva garantita dal medico di Poppi che era stipendiato dagli stessi monaci che, in caso di decesso, provvedevano a loro spese a garantire le esequie e la sepoltura. Le salme venivano deposte nei loculi situati sotto il pavimento del corridoi inferiore. L'ospedale rimase in uso fino alla soppressione napoleonica del 1810. Dell'ospedale rimane l'antica Farmacia o meglio l'antico laboratorio galenico dove venivano preparate e lavorate le erbe per la preparazione dei medicinali. Nel monastero sono conservati documenti con al loro interno ricette risalenti al XV - XVI secolo. Si conservano ancora molti strumenti facenti parte dell'antico gabinetto galenico come alambicchi, mortai, fornelli e sono ancora presenti libri e prontuari medievali.

La Foresteria costituì la prima costruzione del monastero di Camaldoli. Durante il priorato del Beato Rodolfo (1074-1089) qui venne organizzato il monastero che già dal 1080 accoglieva chi si voleva dedicare alla vita monastica e sempre in quel periodo venne costruito il chiostro detto di Maldolo che tuttora funge da sala di accoglienza per i visitatori. Nei primi anni del XV secolo sotto la guida del priore Ambrogio Traversari venne organizzatala la prima scuola per la preparazione culturale dei novizi e per poter date un alloggio a questi ultimi venne realizzato il secondo chiostro, in stile rinascimentale, detto dei Fanciulli. Nella foresteria nella seconda metà del Quattrocento alloggiò anche Lorenzo il Magnifico, con la sua corte di letterati composta da Marsilio Ficino, Leon Battista Alberti, Cristoforo Landino e altri. Vi erano giunti per avviare un confronto con i monaci sulle ricerche e sugli interrogativi che il Rinascimento poneva. La biblioteca della foresteria raccoglie circa 35.000 volumi ed è situata allo stesso piano che accolse le accademie rinascimentali ed è installata in un ambiente appositamente predisposto.

  • Luogo di culto

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