Il borgo di Tursi è un centro medievale del V secolo circa, in Basilicata, nato originariamente attorno al castello e successivamente sviluppatosi nella vallata sottostante assunse una singolare forma allungata.
Il suo centro abitato è diviso per gran parte dal torrente Pescogrosso, che prende il nome dagli enormi massi ritrovati lungo il suo corso e sfocia come affluente nel fiume Sinni.
Diverse sono le fonti che cercano di spiegare la derivazione del nome "Tursi" e le più accreditate sostengono che derivi dal nome di persona, "Turcico", un uomo d'armi di origini bizantine, proprietario della zona, che ampliò verso valle l'antico borgo saraceno, "Rabatana", donando alla nuova zona il nome di Tursikon o Tursicon.
La Rabatana fu il primo nucleo abitativo di Tursi, ed è letteralmente circondato per ogni lato da profondi e inaccessibili burroni. Intorno alla metà del V secolo, i Goti costruirono il Castello attorno al quale sorsero le prime case in pietra e si costituì il nucleo primordiale di Tursi, che crebbe a seguito dello spopolamento di Anglona (ora frazione di Tursi).
Tursi è un borgo tutto da scoprire, dalle architetture che portano ancora impressi i segni della dominazione araba, nell’antico borgo della Rabatana, al castello gotico, fino al Parco Letterario dedicato ad Albino Pierro e ambientato proprio nella casa del poeta più volte candidato al Premio Nobel per la Letteratura, e poi, ancora lo splendido Santuario di Anglona, a pochi chilometri da Tursi, fino ai palazzi storici e alle altre chiese. Tutto questo costituisce il patrimonio di inestimabile valore della “città di Pierro”.
Scavi archeologici eseguiti in Basilicata, nei pressi di Anglona e nei pressi di Policoro, hanno riportato alla luce innumerevoli opere attualmente custodite nel Museo archeologico nazionale della Siritide, accertando l'esistenza di insediamenti risalenti al 3000 a.C.
La Rabatana oggi è diventata meta turistica soprattutto per via del poeta Albino Pierro, che ha fatto della Rabatana la fonte ispiratrice della sua poesia. In essa si possono ripercorrere le stradine dei ruderi del nucleo primordiale e visitare quel che resta delle antiche abitazioni, spesso di un solo vano a pianterreno.
Il borgo di Tursi ha un'economia prevalentemente agricola, diffusissime sono le coltivazioni di agrumi e alberi da frutto. Rinomate sono le arance di Tursi, definite "stacce".
Tra le ricette tradizionali spiccano: cardi al cacio e uova, legati alla ricorrenza del Lunedì dell’Angelo, “i pirc’dduzz”, pasta di casa a tocchetti condita con il vino cotto, i fusilli con la mollica di pane fritto e la capriata, un minestrone composto da una varietà di legumi e patate.
Da non dimenticare la pasta casereccia e il pane cotto nel forno a legna proposto in diverse forme: “a pitta”, una specie di ruota piana, e “u piccillète”, una sorta di ciambellone bianco, tra le focacce troviamo anche “a caccallèt” che può essere dolce, con l’uva sultaninala, o salata. Non manca del buon vino come il Matera DOC.
Molto diffusi sono il cosiddetto “cotto di fichi”, una deliziosa composta da utilizzare in ricette diverse, e “i gileppi” con le arance, una squisita marmellata di bucce di arancia. Prodotto locale è poi il fungo cardoncello, cucinato, in questo territorio, in svariati modi o mangiato anche crudo con ricotta dura, limoni e l’olio d’oliva delle Murge materane.
Borgo di Tursi
Comune di Tursi
Provincia di Matera
Regione Basilicata
Abitanti: 5.037 tursitani
Altitudine centro: 210 m s.l.m.
il Comune fa parte di:
Borghi Autentici d'Italia
Il Comune
Viale Del Municipio - Tel. 0835-531111
IN TRENO
La cucina è stata influenzata dalla povertà e dalla vita contadina. Per questo originariamente il pane era fatto in casa. Ad oggi, molti panifici locali fanno ancora il pane casereccio e per questo troviamo: a "pitta" (una specie di ruota piana) e "u piccillète" (una sorta di ciambellone bianco a forma di volante), tra le focacce troviamo a "caccallèt" che può essere dolce, con l'uva sultaninala, e salata con i ciccioli. La focaccia classica è chiamata volgarmente "vruscète" ed è generalmente condita con pomodori e peperoni. Nelle sere invernali, davanti al focolare si consuma la "ffella-rusch", una fetta di pane abbrustolita al fuoco e condita con strutto o un filo d'olio, sale e pupàcce pisèt (peperone macinato), ricavato macinando i "pupàcce crusk" (peperoni secchi e croccanti).
Il piatto più tipico, è quello dei frizzuli ca' millica o maccaruni ca' millica, ossia maccheroni lavorati col ferro a sezione quadrata (da calza o di ombrello) e conditi con sugo di pomodoro e mollica di pane fritta. Tra i primi piatti troviamo anche i "raskatelle pupàcce e pummidòre", cavatelli col sugo di pomodori e peperoni freschi.
Quando si uccideva il maiale, nulla andava perduto, a cominciare dal sangue che serviva per la preparazione del sanguinaccio. Le parti meno nobili, quali le cotiche, il lardo, le interiora venivano utilizzate, nella preparazione delle "frittole" (ciccioli) e della "nnuglia" che era detto salame pezzente poiché fatto con gli scarti della carne. Questi alimenti sono usati principalmente come contorni, o cucinati insieme alle verdure, nella preparazione della minestra maritata. Dopo il maiale, la carne più consumata era quella ovina, usata per la preparazione dei Gghiommaricchie, degli involtini di interiora fatti solitamente alla brace o infornati in una teglia con le patate. Nel periodo pasquale è usanza fare i "cavzòn" (calzoni tipici ripieni di salsiccia, o di verdure o di patate), mentre nel periodo natalizio si preparano le crispelle (morbide ciambelle di pasta lievitata e fritte in abbondante olio, o panzerottini fritti ripieni con peperoni secchi e alici), i "panzèrott e uand" (panzerottini fritti ripieni di crema ai ceci, e dolci tipo chiacchiere). Tra i vini troviamo il Matera DOC.
Altri piatti tipici tursitani sono:
L'Arancia Staccia prende il nome da un antico gioco simile a quello delle bocce in cui si utilizzava la staccia (in lingua dialettale), una pietra piatta e levigata. Infatti l'arancia staccia è pressoché piatta e schiacciata ai poli e matura in marzo. La particolare buccia è molto spessa e soffice, la polpa è senza semi e il sapore è squisito e impareggiabile. Questa particolare arancia è presente solo nel territorio dei comuni di Tursi e il vicino Montalbano Jonico. L'enorme diffusione delle coltivazioni di agrumi, nell'ultimo secolo, soprattutto nella zona di Anglona, hanno dato il nome alla vallata sottostante al sacro colle di Anglona, denominandola Conca d'Oro. D.O.P. Molto diffuse sono anche le coltivazioni del Percoco bianco di Tursi.