Il Calvario di Montesano Salentino, edificato nel 1870 lungo l’asse viario principale che collega la chiesa matrice all’antico santuario di San Donato, è un monumento religioso di grande rilievo e suggestione. Pensato come l’abside di un’ipotetica chiesa a cielo aperto, utilizza la strada come navata, le facciate dei palazzi come quinte laterali e il cielo come volta, creando un’architettura simbolica che trasforma lo spazio urbano in un luogo di meditazione.
Voluto dall’arciprete don Isidoro Marra e da Donato Bitonti, con la generosità dei fedeli come attesta un’iscrizione recuperata durante i restauri, il calvario fu realizzato dal capomastro Silvano Lecci, discendente di una storica famiglia di muratori locali. La struttura, armoniosa e ispirata all’esedra del Belvedere di Bramante, si presenta come un’edicola absidata di ordine dorico, con un alto basamento, coppie di paraste che delimitano due nicchie laterali con le immagini dei ladroni e una trabeazione che sorregge un coronamento con pinnacoli e vasi in terracotta.
La copertura dell’abside è rivestita da squame tricrome in terracotta invetriata, probabilmente realizzate da botteghe di Lucugnano. Un’elegante recinzione con balaustra in pietra leccese e inferriata in ferro battuto con motivi a lancia, tipici dei calvari salentini, protegge l’area sacra. I materiali impiegati – carparo per le murature e pietra leccese per i dettagli scolpiti – sono quelli tradizionali dell’area salentina.
Le decorazioni pittoriche furono affidate nel 1873 al maestro Giuseppe Bottazzi di Diso, artista formatosi all’Accademia di Belle Arti di Napoli e noto per le sue opere sacre. Bottazzi dipinse con la tecnica del mezzo fresco cinque scene dei Misteri Dolorosi del Rosario: la Preghiera nell’Orto, la Flagellazione, la Coronazione di spine, l’Andata al Calvario e, al centro, la Crocifissione con la Vergine, San Giovanni e la Maddalena, secondo una composizione teatrale pensata per coinvolgere emotivamente i fedeli.
Il Calvario di Montesano non è solo un’opera di devozione popolare ma anche un esempio emblematico dell’eclettismo architettonico ottocentesco, che si rifà ai modelli rinascimentali come simbolo di identità e coesione culturale nell’Italia postunitaria. La scenografia pittorica, con elementi realistici e simbolici – come i due ladroni, il cielo plumbeo illuminato dal Sole e dalla Luna – crea una vera e propria sacra rappresentazione all’aperto, capace di evocare ogni anno, durante i riti della Settimana Santa, la drammaticità della Passione di Cristo.