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Località: SP91bis, 5 - 83030 Savignano Irpino AV

Fontana Angelica

Nel cuore del centro storico di Savignano Irpino, la Fontana Angelica rappresenta molto più di una semplice fonte d’acqua: è un vero e proprio simbolo identitario del borgo, memoria viva di una comunità che per secoli ha vissuto in simbiosi con il suo territorio. Realizzata nel 1912 per convogliare nel paese le acque pure e fresche provenienti dalle sorgenti del Monte Sant’Angelo, questa fontana incarna la bellezza semplice e funzionale dell’ingegneria di inizio Novecento, ma anche il valore sociale che l’acqua ha sempre avuto nella vita quotidiana.

La fontana fu progettata e costruita da Federico Castelluccio, originario di Monteleone di Puglia. La sua struttura elegante si caratterizza per le tre bocche d’erogazione in ghisa a forma di cigno, che l’ironia popolare ha ribattezzato affettuosamente “papere”, dando così origine all’appellativo con cui è tuttora conosciuta: la Fontana delle Papere.
In cima, un’epigrafe scolpita nella pietra ricorda l’importanza solenne del momento in cui l’acqua cominciò a sgorgare: «L’ACQUA ANGELICA ONDE PER ANTICO VOTO SI DISSETANO I SAVIGNANESI INCOMINCIÒ A SCORRERE IN QUESTA FONTE COME LINFA LUSTRALE IL 1 LUGLIO DEL 1912».

In un’epoca in cui il paese era ancora privo di un sistema idrico moderno, la Fontana Angelica rappresentava una risorsa fondamentale. Ogni mattina, le donne del borgo si recavano alla fonte portando con sé brocche e recipienti, spesso protette da un fazzoletto posto tra la testa e il peso dell’acqua. Il gesto quotidiano del rifornirsi d’acqua si trasformava così in un rituale collettivo, fatto di attese, incontri e scambi di parole. Per chi non poteva affrontare la fatica del trasporto, c’erano gli “acquaioli”, figure oggi scomparse ma un tempo fondamentali, che offrivano il loro servizio in cambio di qualche moneta.

Oggi, la Fontana Angelica è uno dei luoghi più amati dai savignanesi e dai visitatori. Con il suo stile sobrio ma riconoscibile, incastonata tra vicoli e scorci del borgo, continua a zampillare come allora, testimone discreta della memoria collettiva e dell’evoluzione di un paese che ha saputo custodire le proprie radici.

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