Immersa tra le dolci colline del Chianti, nel territorio di Barberino Tavarnelle, sorge l’imponente Abbazia di San Michele Arcangelo, meglio conosciuta come Badia a Passignano. Si tratta di un millenario complesso monastico vallombrosano, tra i più antichi e affascinanti della Toscana, circondato da vigneti e boschi secolari. Qui visse e morì San Giovanni Gualberto, fondatore della congregazione vallombrosana, morto nel 1073.
Origini e storia
L’abbazia fu fondata prima dell’anno Mille, su un oratorio dedicato a San Michele Arcangelo, figura particolarmente venerata dai Longobardi. Da piccolo cenobio benedettino, Passignano divenne nei secoli un potente monastero vallombrosano, protetto da papi, imperatori e nobili toscani. Tra i suoi momenti storici più significativi si ricordano: La protezione imperiale di Corrado di Scheiern nel 1121; Il soggiorno di Federico Barbarossa, il cui ritratto si trova in una delle sale; L’impegno politico e militare del monastero a favore della famiglia Alberti, contro Firenze, nel XIII secolo; L’insegnamento di Galileo Galilei nel 1588, chiamato a tenere lezioni di matematica.
Il monastero fu soppresso nel 1810 con le leggi napoleoniche, venduto a privati nel 1870, e solo nel 1986 è stato finalmente restituito ai monaci vallombrosani, che ancora oggi vi risiedono.
La chiesa abbaziale
Costruita a partire dal 1266, dopo l’incendio del monastero da parte degli Scolari, la chiesa di San Michele Arcangelo presenta una pianta a croce latina e un austero stile vallombrosano. All’interno:
-Il coro monastico centrale divide la navata;
-Ai lati, due preziose tavole del XVI secolo di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio raffigurano la Natività e i tre arcangeli (Michele, Gabriele e Raffaele);
-Nella Cappella di San Giovanni Gualberto, gli affreschi di Alessandro Allori raccontano la vita del santo e la Ricognizione delle reliquie;
-Sotto l’altare, la cripta romanica conserva il luogo della prima sepoltura del santo e un reliquiario cinquecentesco con raffinati smalti che illustrano scene della sua vita.
All’esterno, il portale è sormontato da una lunetta con un affresco ottocentesco di Filadelfo Simi e dallo stemma in pietra dei monaci. La statua dell’arcangelo San Michele, copia dell’originale romanica attribuita ad Arriguccio Marmoraio (1177), domina la facciata.
Il monastero e il chiostro
All’apparenza un castello fortificato con torri angolari, il monastero conserva un cuore monastico benedettino. L’attuale aspetto è frutto di una radicale ristrutturazione neogotica ottocentesca, che trasformò la badia in una villa nobiliare su progetto dell’architetto Uguccioni.
Il grande chiostro, completato nel 1483, è il fulcro del complesso. Qui Filippo di Antonio Filippelli affrescò la Vita di San Benedetto, seguendo il modello di Monte Oliveto Maggiore. Gli affreschi, danneggiati nel Settecento e restaurati nel Novecento, costituiscono un documento prezioso di arte e spiritualità.
Da visitare anche:
-Il refettorio, che conserva l’imponente Ultima Cena di Domenico Ghirlandaio, realizzata nel 1476 con l’aiuto del fratello David, in uno stile che richiama il Cenacolo di Sant’Apollonia a Firenze;
-La cucina settecentesca, rimasta quasi intatta nel tempo.
Una comunità viva
Oggi Badia a Passignano è ancora abitata da una comunità di monaci vallombrosani, dediti alla preghiera, allo studio e all’accoglienza spirituale. L’abbazia è visitabile su prenotazione e continua ad affascinare per la sua fusione di fede, arte, storia e natura, in uno dei paesaggi più iconici della Toscana.