Allerona è situata nel triangolo cosiddetto 'benedetto', in quanto posta al confine tra Umbria, Toscana e Lazio. I primi insediamenti all'epoca etrusca, ma è di quella romana che esistono le prove più certe: di essa sono rimaste tracce dell'antica Via Cassia, o Via Traiana Nova, di cui sono stati rinvenuti tratti di selciato e due colonne miliari. Nel medioevo Allerona fu un castello feudale, importante baluardo di Orvieto, soggetto alle famiglie dei Monaldeschi e Filippeschi: dell'antico castello rimangono resti delle antiche mura e le due porte denominate del Sole e della Luna, nonché l'assetto urbanistico.
Tra il 1494 e il 1495, durante la sua discesa in Italia diretto alla conquista del Regno di Napoli, Carlo VIII giunse sotto la rupe di Orvieto e, non avendo ottenuto libertà di passaggio e viveri, con il suo esercito saccheggiò e distrusse tutto il territorio circostante, compreso il castello di Allerona. I suoi abitanti seppero tuttavia riprendersi in fretta, tanto che nel 1585 la comunità si era riorganizzata con un proprio Statuto da cui sono desumibili ancora oggi gli aspetti civili, giuridici, economici, sociali e religiosi portanti della vita cittadina. Successivamente fu sottoposta al dominio dello Stato Pontificio da cui la liberarono, nel settembre del 1860, i Cacciatori del Tevere di Luigi Masi e quindi entrò a far parte del Regno d'Italia.
I Pugnaloni di Allerona
Dall'origine pagana agli adattamenti dovuti alla cristianizzazione della festa, dalla più antica ritualità all'odierna celebrazione, Maggio - mese vocato all'espandersi della natura, alle messi che gonfiano, alla rinascita abbondante e piena - pullula ovunque di feste patronali e tradizionali. Una delle più sentite e interessanti è certamente quella che ad Allerona celebra Sant'Isidoro, patrono della campagna e degli agricoltori, popolarmente nota come Festa dei Pugnaloni. La ricorrenza, le cui origini potrebbero risalire al paganesimo ed essere collegate con l'offerta delle primizie della terra a Cerere, dea delle messi, o a Mercurio, dio del commercio, avrebbe poi subìto, probabilmente a partire dalla metà del 1700, una contaminatio legata all'espandersi del culto di Sant'Isidoro. Canonizzato nel 1622 da papa Gregorio XV insieme a figure quali Ignazio di Loyola, Teresa de Avila, Francesco Saverio e Filippo Neri, Isidoro di Madrid (1080-1130), semplicemente detto Isidoro contadino, si era guadagnato la santità con una vita di preghiera, di condivisione dei parchi beni con i più poveri e di retto, instancabile lavoro.
Si narra che il bracciante di Giovanni de Vargas, ricco proprietario terriero, prima e durante il lavoro pregasse intensamente per rendere il suo operato più proficuo e leggero; e che il padrone, in parte stupito di risultati così lusinghieri, in parte spinto dalle maldicenze degli altri braccianti che davano Isidoro per assenteista - sia pure a vantaggio della preghiera - si accorgesse, spiandolo, di come, mentre lui pregava, due forme angeliche lavorassero al suo posto trainando il carro dei buoi. Ovvio, dunque, come sia diventato protettore del mondo agricolo e come la sua memoria, che ricorre il 15 maggio, sia legata, in Italia e non solo, ai riti che celebrano la vita dei campi. Prima di questa integrazione a carattere religioso la festa sarebbe da ritenere, secondo lo storico Pericle Perali, di carattere preminentemente mercantile, supposizione che troverebbe riscontro nella data di metà maggio, epoca in cui nel calendario romano era fissato "il giorno del gran lavoro" dei mercanti.
Prima di questa integrazione a carattere religioso la festa sarebbe da ritenere, secondo lo storico Pericle Perali, di carattere preminentemente mercantile, supposizione che troverebbe riscontro nella data di metà maggio, epoca in cui nel calendario romano era fissato "il giorno del gran lavoro" dei mercanti. Quanto al termine "pugnalone", sebbene un'ipotesi lo faccia risalire al latino pugna, vale a dire combattimento - come è probabile per l'analoga festa tradizionale di Acquapendente, che però non celebra la vita dei campi ma la libertà, ricordando la vittoriosa rivolta del popolo contro l'esercito di Federico Barbarossa - è più probabile, per Allerona, l'ipotesi che lo riconduce a pungolo, ossia al bastone munito ad un'estremità di un puntale di ferro e all'altra di un raschietto, usati dai contadini per sollecitare i buoi a muoversi e per pulire l'aratro dalle zolle.
I Pugnaloni sono carri allegorici, sormontati dal caratteristico albero di pioppo ornato di nastri a vari colori, riproducono scene di vita e di lavoro dei campi. I personaggi, gli animali, gli attrezzi agricoli sono costruiti in legno e argilla dagli abitanti del luogo e sempre presente è, nella raffigurazione, la scena di Isidoro che prega mentre gli angeli conducono l'aratro. Dopo la funzione religiosa del mattino i Pugnaloni sfilano per le vie del paese con un corteo di figuranti in costume alleronese della seconda metà del 1800, la banda, il clero con l'immagine di Sant'Isidoro, il gonfalone del Comune e le autorità municipali, per poi essere premiati da una commissione e sostare in esposizione l'intera giornata nel centro storico. Ma mentre un tempo erano i portatori stessi ad offrire a chi conveniva le primizie della vita campestre contenute nei Pugnaloni, oggi sono piuttosto le associazioni di promozione turistica ad organizzare, nel pomeriggio tra la rievocazione degli antichi mestieri, una più moderna degustazione di prodotti tipici alimentari. Il tutto unito, ovviamente, a tutta quella serie di festeggiamenti che ogni festa tradizionale comporta e che non durano un giorno solo.