L’Abbazia Florense di San Giovanni in Fiore, uno dei più imponenti e simbolici edifici religiosi della Calabria, è profondamente legata alla figura visionaria dell’abate Gioacchino da Fiore (1130-1202), mistico, teologo e riformatore del pensiero monastico. Fondata nel 1215 nella località “Fiore Nuovo” dopo la distruzione del primo insediamento (Jure Vetere) da un incendio, l’abbazia rappresenta oggi il cuore storico e spirituale del Comune di San Giovanni in Fiore, nel Parco Nazionale della Sila.
Origini e fondazione
Gioacchino, ritiratosi in Sila nel 1191 dopo aver lasciato l’ordine cistercense, fondò un nuovo ordine monastico, i Florensi, approvato ufficialmente da Papa Celestino III nel 1196. Il primo cenobio, distrutto nel 1214, venne sostituito dalla nuova abbazia, costruita dai suoi seguaci poco più a valle, su un costone che domina la valle del fiume Neto. L’edificio fu completato da Fra’ Giuliano, “Magister Artium”, e forse supervisionato da Luca Campano, discepolo dell’abate e architetto del Duomo di Cosenza.
Architettura e simbolismo
L’abbazia presenta una navata unica, slanciata e alta, priva di decorazioni, secondo lo stile romanico cistercense, con pianta a navata unica culminante in un’abside rettilinea. L’atmosfera dell’interno è austera, raccolta, totalmente aniconica, progettata per favorire il raccoglimento spirituale.
La parete absidale è il fulcro dell’intera struttura: un grande traforo a sette aperture circolari — quattro cerchi, di cui tre piccoli e uno grande — che, secondo la visione teologica di Gioacchino, simboleggiano l’unità della Trinità. Questo schema, costruito su una griglia modulare a base tre, dà luogo a un’esplosione di luce naturale che inonda l’abside, enfatizzando il senso di spiritualità e mistero.
La facciata esterna, a capanna e priva di decorazioni, conserva un portale in pietra calcarea finemente scolpito. Accanto alla navata principale, una navatella laterale ospita la mostra permanente del Liber Figurarum, opera profetica e simbolica attribuita allo stesso Gioacchino.
Altare e spoglie di Gioacchino
Il cuore liturgico dell’abbazia è il maestoso altare barocco in legno dorato, realizzato nel 1740 dall’ebanista Giovanbattista Altomare di Rogliano, che oggi, pur nella sua bellezza, interrompe in parte la visione dell’abside traforata. Nella Cappella destra, sovrastante la cripta, è custodita l’urna con le spoglie di Gioacchino da Fiore, traslate qui nel 1226.
Spiritualità e itinerari
L’Abbazia Florense è anche meta del Cammino Gioachimita, un percorso spirituale e naturalistico che ripercorre i luoghi simbolo della vita e del pensiero dell’abate, immerso nei paesaggi della Sila.
Un monumento vivo di fede e pensiero
L’Abbazia non è solo un capolavoro architettonico, ma anche il manifesto fisico del pensiero teologico di Gioacchino, profeta laico e riformatore. Ogni pietra, proporzione, simbolo e apertura luminosa è intrisa di significato, a rappresentare una chiesa diversa, fondata su spiritualità, luce e silenzio.
L’abbazia oggi continua a vivere come luogo di cultura, memoria e fede, nel paesaggio maestoso e incontaminato della Sila, testimone silenziosa di un pensiero che ha attraversato i secoli e lasciato un’impronta indelebile nella storia del Cristianesimo.