Maestosa e solenne, l’Abbazia di San Giovanni in Venere domina dall’alto di un promontorio la celebre Costa dei Trabocchi, regalando un panorama incantevole che abbraccia il mare Adriatico e le colline coltivate circostanti. Siamo a Fossacesia, in Abruzzo, in un luogo in cui natura, arte e spiritualità si fondono in maniera armoniosa da oltre mille anni.
Origini antiche e leggenda pagana
Il toponimo “in Venere” rimanda alla leggenda secondo cui, nell’area occupata oggi dall’abbazia, sorgeva un tempio dedicato a Venere Conciliatrice. Di tale tempio restano solo memorie letterarie e la suggestiva “Fonte di Venere”, ai piedi del colle, dove fino al Novecento si recavano le donne che desideravano concepire un figlio.
Le radici cristiane del sito risalgono al VI secolo, quando il monaco Martino, discepolo di San Benedetto, promosse la costruzione di una prima chiesa sulle rovine del tempio pagano. Tuttavia, la fondazione ufficiale dell’abbazia viene attribuita al conte Trasmondo II, nel 1015, mentre il suo sviluppo architettonico e spirituale più importante avvenne tra il XII e il XIII secolo sotto la guida degli abati Oderisio II e Rainaldo.
Architettura e simbolismo solare
L’attuale chiesa abbaziale, costruita tra il 1165 e il 1204, è un imponente edificio romanico-cistercense con tre navate separate da archi ogivali e un presbiterio sopraelevato. Ai piedi dell’altare si trova la cripta, sostenuta da colonne di spoglio provenienti dall’antico tempio romano.
Particolarmente affascinanti sono i portali che adornano l’esterno:
-Il Portale della Luna, sulla facciata, in marmo bianco finemente scolpito, riceve la luce del tramonto nel solstizio d’estate, illuminando direttamente il presbiterio e la cripta.
-Le tre absidi posteriori, chiamate Porta del Sole, sono attraversate dai raggi solari durante il solstizio d’inverno.
Sopra la lunetta del portale centrale campeggia Cristo in trono tra San Giovanni Battista e San Benedetto, mentre i pilastri marmorei raffigurano scene della vita del Battista.
Cripta e affreschi
La cripta, cuore spirituale del complesso, custodisce pregevoli affreschi duecenteschi, restaurati nel 2009, che raffigurano:
-Cristo benedicente in trono tra i Santi Pietro, Paolo, Giovanni Battista ed Evangelista;
-La Vergine in trono con il Bambino tra San Michele e San Nicola;
-Cristo tra i Santi Vito e Filippo.
Questi affreschi, di autore ignoto ma di scuola centro-italiana, testimoniano l’elevato livello artistico raggiunto dalla comunità monastica in epoca medievale.
Il chiostro e la vita monastica
Attraverso la navata sinistra o l’ingresso conventuale si accede al suggestivo chiostro duecentesco, in parte ricostruito tra il 1932 e il 1935. Eleganti trifore lo impreziosiscono, e tra i materiali lapidei si trova l’iscrizione dell’abate Oderisio II che attesta la consacrazione della nuova chiesa nel 1165.
Nel periodo aureo, l’abbazia ospitava oltre 80 monaci benedettini, dediti allo studio, all’artigianato e alla cura dell’anima. Fu un centro spirituale e culturale di primaria importanza, proprietario di numerosi castelli, saline, chiese, porti e terre in Abruzzo, Puglia, Marche, Romagna e oltre l’Adriatico.
Declino, rinascita e vita attuale
L’abbazia subì numerose devastazioni, tra cui quella del 1194 per mano dei Crociati, mareggiate, saccheggi, la peste del 1478 e il catastrofico terremoto del 1456. Dopo secoli di decadenza, venne affidata ai Padri Filippini, poi ai Gesuiti e infine, nel 1954, ai Padri Passionisti, che ancora oggi custodiscono il complesso.
Dichiarata monumento nazionale nel 1881, l’Abbazia di San Giovanni in Venere è oggi uno dei luoghi simbolo dell’Abruzzo. Frequentata da turisti, studiosi e fedeli, è scelta da molte coppie come luogo per celebrare il proprio matrimonio, grazie al panorama mozzafiato e alla spiritualità che ancora oggi pervade ogni pietra.
Ph. MiC