Un paese disegnato dall’acqua e dagli ulivi
Il cuore di Dolcedo è un intricato dedalo di vicoli, carruggi e scalinate che si snodano intorno alla confluenza tra il torrente Prino e il Rio dei Boschi. L’acqua ha da sempre modellato l’identità del borgo, così come l’olio ha forgiato la sua anima economica e culturale. Qui la civiltà dell’ulivo si esprime in ogni dettaglio: nei frantoi storici visibili sotto le case in pietra, nei muretti a secco che sorreggono i terrazzamenti, nelle antiche logge dove un tempo si facevano essiccare le olive e si misuravano le derrate alimentari.
La Loggia Comunale e i segni del passato
Un ottimo punto di partenza per la visita è la Loggia Comunale, costruita nel 1613 quando Dolcedo ottenne l’autonomia amministrativa dalla Repubblica di Genova. Questo elegante portico sorretto da colonne era il luogo del mercato e del confronto civico. Ancora oggi si possono osservare le antiche misure in marmo e ferro usate per olio, vino, stoffe e corde: un piccolo museo a cielo aperto della vita quotidiana del Seicento.
Ponti medievali e vie d’acqua
Scendendo tra i vicoli, lo sguardo si apre su una cartolina vivente: le case affacciate sul torrente Prino, i ponti in pietra, i passaggi coperti e le altane – loggette ai piani alti dove si essiccavano alimenti o si osservava il lavoro nei campi. Il ponte dei Cavalieri di Malta, solido e aggraziato, collega le due sponde del borgo. Fu finanziato, si racconta, da quest’ordine religioso per facilitare gli spostamenti verso le valli interne e la Francia.
Una vocazione agricola antica
Dolcedo si sviluppò come snodo viario tra mare e montagna, tra costa ligure e Piemonte. Ma fu la coltivazione dell’ulivo, introdotta e diffusa dai monaci benedettini di Lerino, a trasformare la valle. Grazie alla presenza d’acqua costante e alla costruzione di mulini e frantoi, il paese divenne il fulcro dell’economia della Val Prino. Ancora oggi l’olio extravergine taggiasco di Dolcedo è tra i più rinomati della Liguria, apprezzato in Italia e all’estero.
Un centro storico da esplorare passo dopo passo
Dolcedo va scoperto lentamente, lasciandosi guidare dai suoi ritmi antichi. Passeggiando lungo il lungofiume, si riconoscono le ex botteghe medievali, gli archi, le fontane, i cortili interni, spesso impreziositi da fiori e scorci fotografici perfetti. Poco fuori dal centro, vale la pena visitare lo sferisterio, uno stadio unico nel suo genere dove si gioca ancora oggi a pallapugno, sport tradizionale ligure dalle origini antiche.
Proseguendo lungo il Rio dei Boschi si arriva ad altri suggestivi ponti rurali e ai resti dei frantoi storici, testimonianza tangibile del passato contadino del borgo.
La visita culmina nella piazza con la Chiesa Parrocchiale di San Tommaso Apostolo, una vera sorpresa architettonica. L’attuale chiesa, progettata nel Settecento dall’architetto Giovan Battista Marvaldi (lo stesso della celebre chiesa dei Corallini a Cervo), è un capolavoro barocco ligure. Il portale in pietra nera del Quattrocento, un tempo accesso originario, è stato inglobato e valorizzato in una facciata riccamente decorata. L’interno, a pianta di croce greca, alterna stucchi barocchi pastello a una decorazione ottocentesca in blu e oro. Le tele custodite al suo interno appartengono alla scuola genovese e raccontano la lunga vocazione spirituale del borgo.
Dolcedo tra storia e identità
Le origini di Dolcedo risalgono all’Alto Medioevo, quando il territorio faceva parte delle terre di San Maurizio, poi riunite sotto Porto Maurizio. Nel 1238 il borgo tentò l’autonomia da Genova, ma la rivolta fu repressa e il castello distrutto nel 1342. Fu solo nel 1613 che Dolcedo ottenne il diritto di amministrarsi come comune. Durante l’età napoleonica, nel 1810, fu insignito addirittura del titolo di “città”.
La sua evoluzione è sempre rimasta legata alla natura, alla religione (con la cappella di Santa Brigida e la presenza benedettina) e alla viabilità storica. Oggi, le antiche mulattiere, un tempo percorse da contadini e commercianti, sono diventate splendidi sentieri escursionistici o itinerari per mountain bike, tra terrazze coltivate e ulivi nodosi.
Un borgo vivo e autentico
Dolcedo è un borgo che non si mostra tutto in una volta, ma che premia chi lo osserva con attenzione. È l’essenza della Liguria di Ponente: natura rigogliosa, architettura sospesa tra Medioevo e Barocco, saperi antichi, e un olio d’oliva che è cultura, identità e piacere gastronomico. I ristoranti del borgo e i frantoi locali offrono la possibilità di assaporare piatti del primo entroterra, semplici e autentici, accompagnati dal profumo dell’olio taggiasco e dal silenzio della valle.
Per chi cerca un viaggio tra bellezza, lentezza e autenticità, Dolcedo è un piccolo grande tesoro da scoprire.