Castelvecchio di Rocca Barbena si è presentato a me ed io a lui come chi nella propria casa invita ed è invitato in essa: accogliente, gentile, rispettoso, e nel frastuono del silenzio raggiante alle luci del mezzogiorno gustosamente fresco.
Chi arriva in auto può parcheggiare all’ingresso del borgo, dove una piazzuola dà il benvenuto al forestiero, e percorrendo una breve discesa scalinata che attraversa casette, orti e graditi profumi culinari raggiungere la piazza centrale sulla quale sono affacciate -da poco meno di mille anni- abitazioni in pietra su uno e due livelli, talvota protette da moderni tetti rossi che ben si sposano con il grigio del loco. Comignoli, tetti e terrazzini svolazzanti al sole e al vento tiepido di primavera par che facciano da cornice al castello, che posto sulle alture del borgo ammira il rurale paesaggio e quello antropizzato. E mentre ammiro tutto questo mi viene in mente l’artigiano leopardiano che con l’opra in man, cantando, fassi in su l’uscio..
Dalla piazza si imbocca una stradina (o carrugio come si dice in Liguria), sormontata da archi che uniscono le pareti laterali, lungo la quale -così come in altri carrugi- la presenza di portoncini nuovi, vecchi e restaurati mi fa pensare a chi vi abita, a chi vi ha abitato e a chi ritorna.
I passi di chi ritorna credo che siano come quelli che ho sentito camminando lungo il borgo: silenziosi e affaccendati, chi nel proprio magazzino lavorava a porte aperte; silenziosi e affaticati, chi dal borgo andava o in esso vi giungeva con pedule e borracce da riempire lungo il trek; affettuosi e silenziosi, chi camminava come me.
Dal carrugio si arriva in uno slargo dove il grigio della pietra viene piacevolmente coperto dal verde della vegetazione, il quale si arrampica su muretti, balconi, terrazze, che unito agli alberi, che accompagnano i passi lungo la strada che conduce alla chiesa, dona al visitatore una gentile tranquillità. Da qui lo spazio si allarga verso la vallata che conduce agli orti, agli uliveti, ai sentieri che portano verso altri borghi, al mare. Da qui lo sguardo si orienta, giunta l’ora che volge al buon pranzo, verso un posticino grazioso e ospitale, al sapor dei prodotti del borgo.
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