Ospitato nell'ex convento di Santa Chiara, il Museo archeologico di Venafro conserva un importante documento epigrafico: il grande cippo o "Tavola Acquaria" dell'acquedotto Romano di Venafro testimoniante l'editto di Augusto. L'Editto venne redatto tra il 17 e l'11 a.C., nello stesso periodo in cui fu costruito l'acquedotto che dalle sorgenti del Volturno, in un percorso di oltre trenta chilometri, alimentava la città. Un'opera pubblica di notevoli dimensioni, le cui regole sulle modalità di costruzione erano stabilite da questo documento epigrafico. Altresì, l'Editto regolava l'uso dell'opera, le modalità di distribuzione dell'acqua, nonché i magistrati competenti in caso di controversie.
Negli stessi locali in cui è esposta la lapide si trovano numerosi cippi che, posti al lato della conduttura, riportavano la prescrizione di lasciare libero il passaggio. Di epoca più recente, è l'altare in alabastro - originariamente posizionato nella cappella della Chiesa dell'Annunziata - che si trova in una delle sale al secondo piano. Si tratta di un pezzo di grande pregio, essendo uno dei rari esempi in Italia di polittico di produzione inglese ancora integro.
Martedì-Domenica 8-19.