Accanto al borgo di Sauris è emerso un altro borgo. L’omonimo lago artificiale, incastonato tra i monti del Friuli-Venezia Giulia a circa mille metri di altitudine, è stato quasi totalmente prosciugato per poter effettuare alcuni lavori di manutenzione sulla diga e l’eliminazione di quasi 70 milioni di metri cubi d’acqua ha riportato in auge le rovine dell’antico borgo della Maina. Non solo: insieme al paese fantasma, è riapparsa anche la struttura carceraria in cui, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono rinchiusi i soldati neozelandesi che venivano impiegati per l’edificazione della diga, terminata nel 1948.
«Una sessantina di persone – ha raccontato Lucia Protto, responsabile del Centro Etnografico di Sauris - viveva nella Maina, circa una quindicina di famiglie, cui in estate si aggiungevano le famiglie che avevano parenti o case in quella località. Si trattava di una comunità abbastanza vivace. C’erano attività economiche di sfruttamento boschivo e le imprese Nigris e De Antoni lavoravano nei boschi sulle rive del Lumiei e nell’area».
«C’erano teleferiche, una segheria e due mulini – ha continuato la Protto - Già negli anni 20, gli abitanti di Sauris avevano pensato di costruire una piccola centrale idroelettrica e nel ’23 fu costituita una società idroelettrica saurana, per cui qui gli abitanti avevano già la luce. C’era poi una locanda che era un bell’edificio in pietra: era il primo punto di sosta e ristoro che la gente trovava arrivando a Sauris, da lì arrivavano le notizie più fresche. D’estate ci passavano i pastori con le pecore da portare in malga, di lì passavano boscaioli, commercianti e ambulanti».
Quando avviene il periodico svuotamento del bacino, La Maina ricompare il tutto il suo mistero e con quel pizzico di malinconia di un passato mai dimenticato. Le attuali operazioni alla diga avranno tempi piuttosto lunghi, quindi per chi andrà dalle parti del borgo di Sauris, in provincia di Udine, lo spettacolo dell’altro borgo (ri)emerso è garantito.