Giovinazzo, in Puglia, area barese, è borgo a tutti gli effetti, con centro storico direttamente sul mare. Storia, arte e natura s'incontrano qui. Genuine devozioni, antica cultura marinara, un dolmen e anche un grande pittore come Lotto. L'estate è ormai un ricordo ma Giovinazzo è bella e interessante sempre.
Terra dove il maestrale ha giocato a disegnare i volti delle case arroccate sulle coste, dove le genti nei secoli hanno lavorato la terra e il mare stesso.
Sì, perché da una parte c'era l'aria interna della Murgia, con le sue pietre e i suoi alberi, i suoi muretti a secco e tutte le costruzioni rurali tipiche del luogo, non ultime le chiesette sperdute. E dall'altro c'era e c'è la rinfrescante aria d'azzurro, brezza d'incanto dopo giornate di duro lavoro nei campi, dove in realtà il lavoro spesso continuava e dove, da contadini, ci si trasformava in pescatori.
Perché qui al Sud è la natura che ha fatto campare per secoli. Siamo nell'area barese, centro della Puglia. È su Giovinazzo che ci concentriamo.
Si tratta di una cittadina dove, circondati in ogni dove da storia e arte e da scenari a picco sul mare, diviene facile cogliere ancora quella felice e tutto sommato antica dimensione del piccolo borgo costiero di una volta, dal centro storico bomboniera, piccolo e a misura d'uomo.
Tra le mura antiche si respira il lascito dei secoli, rintracciabile soprattutto nelle dimore storiche, nei palazzi delle grandi famiglie, nelle chiese dalle invidiabili qualità artistiche. E poi in un territorio che stupisce.
È infatti dall'inestimabile patrimonio del dolmen di San Silvestro, a Giovinazzo, che intendiamo partire. Siamo sulla strada per Terlizzi. Qui è ben delineata l'arcaica storia dell'uomo e della sua evoluzione.
Qui è compiutamente espresso un genius loci che viene da lontanissimo.
Dal dolmen, sito in discreta altura, le prime comunità di quella che poi sarebbe divenuta l'attuale Giovinazzo controllavano la zona fino a mare, quando ancora non esisteva la verde e immensa distesa di ulivi che caratterizza questo paesaggio e che vede in Bitonto la città vicina e regina dell'olio.
Il dolmen vive un periodo di rinascita, per intelligente volontà politica.
È tra le strutture megalitiche meglio conservate d'Italia e sicuramente il dolmen più filologicamente tutelato della Puglia.
Foto Nicola Ditillo
Scoperto nel 1961 e intitolato a San Silvestro (nome relativo a tutta l'area archeologica), è databile all'età del bronzo, II millennio a.C., monumento funerario che tanto dice della rilevanza sociale del luogo in antichità.
Ma Giovinazzo attraversa i secoli, diventando poi romana, con la testimonianza del famoso arco detto “di Traiano”, dall'imperatore che avrebbe contribuito a rinforzare le difese del centro, poi ritoccate attraverso i secoli (bello il tondo torrione aragonese, sul porto).
Siamo presso una delle più antiche porte del centro storico, ponte di contatto tra la città nuova e la vecchia.
Qui si ammirano anche quattro colonne miliari della vicina via Traiana.
Segue il medioevo cristiano, con il culto verso la Madonna di Costantinopoli e poi verso la patrona di Corsignano, area rurale il cui nome sarà poi l'appellativo della Madonna, amatissima dai fedeli del posto.
Innumerevoli le chiesette interessanti, su tutte la concattedrale della diocesi di Molfetta. Ma Giovinazzo ha avuto sin dal V secolo la sua diocesi.
Dedicata a Santa Maria Assunta, lo spazio sacro è noto per le tele del grande pittore secentesco Carlo Rosa, nato qui ma considerato bitontino d'adozione, visto che proprio a Bitonto mise su una delle botteghe più interessanti di tutta l'arte meridionale del periodo.
Pregevole la cripta, con colonne davvero apprezzabili.
Tra le altre chiese, quella del Carmine, di Sant’Andrea, dello Spirito Santo, del Crocifisso e di Sant’Agostino (quest’ultima situata nella parte nuova del paese). Per non parlare delle chiese rurali, lascito della vecchia fede dei contadini e della gente semplice di questa terra. A pochi metri dalla cattedrale, l’austero e grande palazzo ducale, con arioso atrio.
Ma vanto particolare di Giovinazzo, elemento che per appassionati e cultori vale già una visita, è la presenza di una tela del celeberrimo pittore rinascimentale veneziano Lorenzo Lotto.
Siamo nella grande chiesa convento di San Domenico, poi diventata importante ospizio di beneficenza: si tratta di un "San Felice in cattedra", opera del 1542, espressamente commissionato da alcuni facoltosi giovinazzesi del tempo al grande artista, facente originariamente parte di un trittico collocato nel complesso, appunto, di San Felice.
Dal 1878 è a San Domenico, recentemente restaurato.
Respiriamo brezza ancora quasi estiva passando dal porto.
Ammirandolo già uscendo dalla grande piazza nuova oppure gustandolo scendendo dalla lieve sporgenza dove insiste la concattedrale, il visitatore ha la sensazione di quel che Giovinazzo è ed è stata: borgo di pescatori con un porto piccolo e per questo storicamente pittoresco.
Un passato il cui splendore qui si ammira intatto. Il mare regna su tutto. Giovinazzo è così terra dove natura e storia hanno creato invidiabili intrecci di fascino.
Una città che poi è tanto cresciuta, con notevoli spazi urbani fuori le mura.
Si pensi alla grande piazza intitolata a Vittorio Emanuele II, con l’imperiosa fontana dei Tritoni (1933). Sempre qui, un maestoso palazzo in stile neoclassico, della famiglia dei Siciliani di Rende, ricorda il passaggio del futuro papa Benedetto XV, ancora cardinale.
Foto Fabio Palagiano
Salutiamo così la bella Giovinazzo, città famosa anche per aver dato i natali ad un beato medievale, il domenicano Nicola Paglia. E poi persino agli avi di un famoso attore statunitense: John Turturro.