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Corbule, Canestri e Pontine: gli intrecci tradizionali di Castelsardo


Lunedì 23 ottobre 2017

La tradizione artigianale sarda è ricchissima, e in parte ancora inesplorata. Tra le tipicità, i celebri cestini, diffusi in tutto il territorio sardo e che acquisiscono un valore speciale nel borgo di Castelsardo.

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Corbule, Canestri e Pontine: gli intrecci tradizionali di Castelsardo

La tradizione artigianale sarda presenta una storia estremamente ricca e varia per quanto riguarda l’arte dell’intreccio e la produzione quindi di ceste: questo grazie alla vastità di materie prime che si prestano ad essere impiegate con successo in questa pratica, come l’asfodelo, il giunco, la paglia e la palma nana.

Quest’arte di origini primitive è diffusa in tutto il territorio sardo, ma ogni zona conserva una sua tipicità: differenze sostanziali nell’intreccio, decorazione ma soprattutto nel materiale impiegato. I materiali venivano trasportati dai corbulai, venditori ambulanti; nell’entroterra  e nelle zone collinari si diffuse l’asfodelo, mentre le zone pianeggianti e sul mare facevano uso del giunco, grano o palma nana. Questi manufatti acquisiscono poi una duplice funzione: per uso domestico e per lavoro, questi ultimi, pischedda, sono realizzati in canna, più resistenti e pratici, dotati di manici.

Le ceste caratteristiche del borgo di Castelsardo sono le Corbule e i Canestri .
A fare la differenza è la forma di questi due contenitori: le Corbule hanno la base piccola e i bordi alti, di forma tronco-conica e di grandezza variabile. Venivano utilizzate per le operazioni di panificazione: le più piccole per conservare il lievito, quelle più grandi per conservare il pane grosso per tutta la settimana; grazie alla loro struttura consentivano di mantenere unita e raccolta la forma del pane.
I Canestri hanno un bordo più basso rispetto alle Corbule, attorno ai 10 cm, e anch’essi possono avere diverse dimensioni. Anche questi venivano utilizzati per la panificazione: entrambi facevano parte del corredo del pane per la sposa. I canestri di medie dimensioni venivano usati per fare e contenere gli gnocchi e il pane mentre quelle di grandi dimensioni per conservare il pane piatto che veniva poi coperto con un telo.

Un altro contenitore tipico di Castelsardo è la pòntina, capiente contenitore di forma cilindrica o di giara, con apposito coperchio che solitamente veniva utilizzato per conservare la biancheria, i ceci, i fagioli e gli alimenti in genere. Oggi queste ceste sono usate come portaombrelli, porta-riviste o biancheria. Altri cestini hanno funzione ornamentale, come centro-tavola, sottopentola o appesi alle pareti, dove arredano e ricordano le tradizioni locali. I cesti sono tra i primi oggetti nati come corredo indispensabile alla vita familiare.

Queste meravigliose forme d’artigianato locale oggi vivono momenti di criticità, la produzione sta diminuendo drasticamente, ma il loro fascino non smette di conquistare chiunque si aggiri per il territorio sardo. Interessante anche la scelta dei colori: bianco e nero nelle zone dell’entroterra, riflettono una Sardegna più austera, e colori squillanti sulla costa, tra tutti primeggia il rosso.

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